“Difendiamoci dal santone di turno”

    Distribuiscono rivelazioni private a piene mani. Fanno breccia “spirituale” in soggetti deboli. E spesso “ingrassano” conti correnti e portafogli approfittando della buona fede dei malcapitati in cerca di aiuto. “I casi di famiglie che hanno «regalato» beni al santone di turno, purtroppo non sono infrequenti”. Adolfo Morganti invita a tenere alta la guardia. Perché se a Rimini i gruppi pseudo-religiosi e le sette non dilagano, sono perlomeno in salute. E il problema riguarda non solo gruppi orgnizzati, ma soprattutto quelli informali.
    Quello di Bacciolino è solo l’ultimo, drammatico caso. Un gruppo nato attorno alla figura di un sacerdote nei pressi di una piccola frazione di Mercato Saraceno, ma che non ha nulla a che fare con la Chiesa Cattolica. La Diocesi di Rimini è intervenuta ufficialmente – con una nota che non ammette repliche del vicario generale mons. Luigi Ricci – per evidenziare la stortura di questo gruppo che raccoglie molti adepti anche tra i fedeli riminesi. “L’anziano sacerdote forse è solo la faccia, dietro a Bacciolino potrebbe esserci dell’altro” prosegue il direttore del Gris (Gruppo di Ricerca ed Informazione Socio-Religiosa) della Diocesi di Rimini, Adolfo Morganti.
    Ipotesi, congetture, piste da percorrere. Le sedici denunce che il Telefono anti-sette di Rimini ha ricevuto (e verificato) nel corso dell’ultimo anno, sono invece già una triste realtà. Di queste, dieci sono pervenute via telefono, quattro attraverso contatti personali e solo due ricevute per e-mail. In quattro casi, il Gris ha offerto un supporto psicologico, in due occasioni accompagnato anche da una consulenza legale. “Continuano a crescere insomma le segnalazioni relative all’attività di sette e movimenti neospiritualisti di diversa estrazione e modus operandi”, illustra la situazione il direttore del Gris, fresco di nomina a responsabile nazionale per la formazione del Gruppo di Ricerca. A livello penale, sono due i processi in corso a Rimini: uno di questi vede imputato uno pseudo-prete di una frangia pseudo-cattolica accusato di violenza sessuale su minori.
    Quali sette e gruppi riguardano le segnalazioni ricevute dal Gris? Il maggior numero (3) riguarda aggregazioni di stampo new age, seguono Testimoni di Geova, gruppi para-cristiani, gruppi orientali, gruppi a probabile sfondo satanico, sensitivi e cartomanti, pseudomedici, occultisti e legati alla teosofia. Un bel calderone, al quale si è aggiunto il gruppo di Bacciolino. Morganti invita a prestare attenzione anche all’offerta di negozi che si occupano di alimentazione, cura del corpo e benessere ma poi “invitano” ad altro. “È il caso di un negozio riminese che pubblicizza otto eventi, di cui uno solo riguarda l’alimentazione: il resto è neo-spiritualismo selvaggio e arti orientali. Altri gruppi si mimetizzano in strutture pseudo-culturali che entrano in istituzioni scolastiche con la scusa di corsi di creatività: in realtà propagandano il metodo del guru Rudolph Steiner”.
    Il Gris invita a tenere alta la guardia anche sui negozi di alimentazione bio o naturale, “quando complici di corsi new age a pagamento”. E nel solo mese di ottobre Rimini ospita in 15 giorni due appuntamenti di sciamanesimo. Dopo i Testimoni di Geova, relativamente numeroso sul territorio è anche il Movimento della Speranza.
    Attualmente composto da una ventina di persone, il Gris punta su informazione e studio: previste collaborazioni con l’Istituto di Scienze Religiose e l’Ufficio Catechistico, master di criminologia all’Università di San Marino. E a novembre organizzerà la sua prima assemblea a Rimini. L’“autunno caldo” del Gris si concentrerà su tre fronti: scuola (“oggi terreno di facile penetrazione da parte di strutture pseudo-religiose, che fanno leva ad esempio sull’antroposofia proposta in maniera velata col metodo steineriano, gruppi presenti sul territorio da molto tempo, anche se in numero esiguo”), mondo para-cattolico e sette “liquide”, per utilizzare una bella definizione di Baumann: “i neo spiritualisti tendono sempre più a proporsi senza sigle, cercando in questo modo di penetrare più facilmente nel tessuto sociale”.
    Anche a Rimini, purtroppo, qualche volta il “gioco” riesce.

    Paolo Guiducci