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Raccolta sempre meno… in rosso

Un incidente, un’ustione, un intervento chirurgico urgente, e la linfa vitale che ci tiene in vita è persa per sempre. Unica speranza, il sangue. Ma non esiste preparato artificiale che lo sostituisca. L’atto di solidarietà dei donatori e l’impegno dei volontari Avis rappresentano però una mano tesa indispensabile per la sopravvivenza.
“Siamo riusciti ancora una volta a raggiungere l’autosufficienza di sangue intero per Rimini e provincia” sbandiera soddisfatta la dottoressa Paola Piccioni, il direttore sanitario di Avis.
Un risultato raggiunto grazie a 11.922 soci (contro gli 11.507 del 2011), punto d’incontro tra nuovi donatori e chi ha abbandonato per sopraggiunti limiti d’età. “Il saldo è leggermente positivo, circa il 3,61% in più. E anche se il dato di raccolta sangue è leggermente più basso rispetto al 2012, i consumi sono stati coperti” commenta i dati la dott.ssa Piccioni.
Ora che in sanità si ragiona in termini di Area Vasta, in ambito “sangue” Rimini è una sorta di apripista, sia per quanto riguarda la pianificazione della raccolta in base alle esigenze della emoteca, sia per la procedura utilizzata nei confronti dei donatori stranieri. Una procedura che Area Vasta dovrebbe adottare in maniera uniforme da novembre, mettendo nero su bianco controlli sanitari, condizioni socio-sanitarie, conoscenza della lingua. E non c’entra nulla la discriminazione razziale, anzi è un modo per accertarsi che i questionari siano ben compresi.
Gli stranieri donatori sono in aumento e rappresentano una risorsa per Rimini e la provincia. Una speranza rosso sangue nonostante i problemi legati alle malattie endemiche dei Paesi d’origine. Per decreto chi ha vissuto un lustro in Paesi malarici è “portatore sano” e dunque può donare solo plasma. “Donare sangue è un elemento di integrazione. – assicura il responsabile sanitario – Gli stranieri si sentono orgogliosi quando possono contribuire e sentirsi così parte della comunità locale”. Alcuni stranieri sono già volontari. E sui lettini delle sedi Avis si raccolgono storie. “L’ultima è quella di un donatore macedone: dopo 20 anni trascorsi in Italia, ora vive la cassa integrazione”.
Secondo un medico volontario Avis, se i cittadini extracee (orientali e africani soprattutto) donassero con assiduità, sarebbe più facile per Avis identificare e mappare il fenotipo appartenente al loro ceppo etnico. Al momento Avis impiega tempo e soldi per reagenti che, nell’emergenza, servono per ottenere questo dato, importante nelle trasfusioni di sangue.
48 anni, morcianese, segretario Avis, nonostante i risultati raggiunti, Alfio Binotti non si nasconde le difficoltà. “L’autosufficienza è un risultato importante ma non basta più. – spiega Binotti – La sfida è essere sempre pronti a rispondere alle necessità. Non servono grandi scorte di sangue indistinto quando c’è urgenza di gruppi particolari”. Il potenziale c’è. Come pure la risposta ad un’altra sfida lanciata da Avis: prenotare le donazioni.
Il donatore si sente più responsabilizzato, e non va in sezione a vuoto ma sempre in un giorno e orario stabilito. Con il risultato di soddisfare le richieste precise. Il primario di Medicina Trasfusionale, dottoressa Simonetta Nucci: “Il sangue è sempre necessario ma donare quando è necessario è meglio”. In agosto per circa tre giorni, Rimini è andata in affanno: l’aumento di consumo di plasma ha costretto il Trasfusionale ha chiedere aiuto all’Area Vasta Romagna. “Ma in altre occasioni, siamo stati noi ad aiutare i vicini romagnoli” assicura la dott.ssa Piccioni.
Undici le sedi associative in provincia, di cui otto effettuano la raccolta (Bellaria-Igea Marina, Cattolica, Coriano, Morciano, Novafeltria, Riccione, Rimini, Santarcangelo). Quelle con il maggior numero di soci sono Rimini (4.064 soci), Santarcangelo/Verucchio (1.486), Riccione (1.468) e Cattolica (1.260). Rimini è sempre il comune più virtuoso in provincia “Ma si può dare di più! – avverte il presidente comunale Severino Culiani – Se rapportiamo il dato alla popolazione, Rimini si ferma al 2,8%. Bisogna salire di un punto percentuale”. Serve il ricambio generazionale, per questo Avis punta sui giovani, e lavora molto sulle scuole, un bacino fondamentale.

Paolo Guiducci