Quelle sbarre sull’orlo del collasso

    Dovrebbero essere al massimo 100, ad oggi, sono 242.Di questi, 64 con condanna definitiva, 82 in attesa di giudizio. 140 sono stranieri, 120 i tossicodipendenti, di cui 5 sieropositivi. L’emergenza sovraffollamento all’interno del carcere di Rimini è reale. Nelle celle, che dovrebbero contenere 4 persone, ci sono 12 detenuti in 16 metri quadri. Il “cocktail” di detenuti per di più ammassati in spazi così ristretti, crea problemi, oltre che di convivenza, anche di ordine igienico sanitario e di tensione con le guardie penitenziarie. Nel 2009 sono state registrate due aggressioni al personale e un suicidio. Nell’ambito dell’iniziativa di Radicali Italiani Ferragosto in carcere che ha portato deputati, senatori e consiglieri regionali di ogni parte politica, in visita ai 221 istituti penitenziari italiani, il 14 agosto, Sergio Giordano e Ivan Innocenti, esponenti del partito radicale riminese, hanno accompagnato il consigliere regionale del partito socialista Stefano Casadei, nella visita alla Casa Circondariale di Rimini.

    Problemi di spazio
    Al 23° posto tra le carceri italiane, per movimentazione, l’anno scorso sono transitate 1.700 persone tra carcerati e scarcerati.
    “Quando passavamo nei corridoi, i detenuti ci segnalavano il numero 12 con le mani – sottolinea Sergio Giordano – a dire che sono stipati in dodici persone in celle da quattro. Il problema è anche che sono tutti insieme, indistintamente, i condannati e quelli ancora in attesa, i sani con i malati, in una situazione in cui il malessere è totale”.
    Addirittura uno spazio ricreativo è stato trasformato in cella, era stata presa in considerazione anche l’ipotesi di utilizzare la cappella, idea poi ritenuta inopportuna. Problemi di spazi derivanti anche dal fatto che due sezioni sono bloccate: una da due anni, chiusa per problemi sanitari, perchè non ha ottenuto i permessi per la ristrutturazione; l’altra perchè in ristrutturazione.
    “Da parte della polizia penitenziaria – prende la parola Stefano Casadei – c’è stata disponibilità nel far conoscere la situazione reale. Quello che bisogna puntare a fare, e che porterò in consiglio regionale, oltre alla questione sanitaria, è cercare di finanziare gli ampliamenti per il carcere in modo di avere, come stabilisce la Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo, almeno sette metri quadrati per ogni detenuto”.

    Carenza di personale
    Oltre al sovraffollamento, la Casa Circondariale di Rimini deve fare i conti con i problemi della carenza di personale e di dirigenti: su 148 agenti in pianta organica, solo 100 sono in servizio (con 25/30 ore di straordinario mensili). E la direttrice delle prigioni riminesi, Laura Benassi, attualmente dirige contemporaneamente anche le carceri di Ferrara e Forlì per sostituire i colleghi in ferie.
    L’iniziativa dei radicali italiani, sicuramente utile, ma pur sempre sporadica, si pone di fianco al sostegno che quotidianamente e assiduamente offrono per esempio la Caritas diocesana riminese e l’associazione Papa Giovanni XXIII. In attesa di un incontro per trovare proposte valide a fronteggiare l’emergenza nella quale versa la Casa Circondariale hanno dichiarato più volte la loro solidarietà ai detenuti e agli agenti per la disperata situazione che stanno vivendo a causa del sovraffollamento.
    “La condizione dei detenuti, già gravissima, sta degenerando a livelli insostenibili – ha detto Gloria Lisi, responsabile del progetto detenuti stranieri Caritas – se in questi giorni ci saranno nuovi arresti, questa gente sarà costretta a dormire per terra, non essendoci più disponibilità di materassi”.
    A causa del sovraffollamento delle celle, i letti a castello sono arrivati al quarto piano, toccando il soffitto, non è più garantita la sicurezza. Questo comporta un rischio elevato sia per i detenuti sia per gli agenti. Oltre al problema sicurezza, Giorgio Pieri, responsabile del servizio carcere, della Papa Giovanni XXIII, solleva anche il tema dell’emergenza sanitaria.
    “È più facile – dice – in queste condizioni precarie, che i detenuti si ammalino. Molti, poi, provengono da diverse paesi e potrebbero essere portatori di virus, come anche quello dell’influenza suina, facendo diventare il carcere un luogo esposto al contagio”.
    La Caritas diocesana e la Papa Giovanni danno la loro disponibilità ad accogliere, nelle loro strutture, le persone segnalate dall’area educativa della Casa Circondariale, cosa che sta già facendo con i detenuti che hanno commesso reati minori come quello di clandestinità. Intanto, la protesta pacifica e rumorosa, dei detenuti continua: all’ora di pranzo e di cena se si passa davanti ai Casetti di Rimini si può sentire il battito delle stoviglie contro le inferriate. Un rumore assordante che pare non raggiunga le orecchie di chi non vuol sentire.

    Lucia Renati