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Quei poveri della porta accanto

Magda in tasca ha 10 euro. Gliene mancano altrettanti per comprare una bombola a gas. Giusto per cucinare qualcosa dopo che Hera le ha tagliato la fornitura di gas e acqua a causa di una montagna di bollette arretrate: qualcosa come 3.600 euro che lei non riuscirà mai a pagare.
Qui alla Caritas la conoscono tutti. Rumena, in Italia da una quindicina d’anni, Magda di anni ne ha solo 42 ma è già nonna: sola con due figli ancora adolescenti da mantenere, più quattro nipotini e due nuore che vivono con lei dopo la separazione. Gli uomini se ne sono andati, non si sa dove, e ora le tre donne cercano di arrangiarsi come possono e non è facile quando ci sono sei bocche da sfamare e nessuna ha un lavoro stabile. Lei fa qualche ora come donna delle pulizie, tre volte alla settimana ma con 7 euro all’ora si va poco lontano, così Magda sta pensando di tornare nel suo paese perché lei l’America in Italia non l’ha trovata…
Di casi come quello di Magda ce ne sono tanti a Rimini e dintorni. Almeno 1.400 sono le famiglie di immigrati che l’anno scorso hanno chiesto aiuto ai vari centri Caritas della Diocesi. Per far fronte ad affitti e utenze ma anche per comprare medicinali, pannolini, materiali scolastici. Sono soprattutto marocchini, albanesi, rumeni, ma la geografia della sofferenza comprende almeno un’altra decina di nazionalità, con oltre 2 mila minori coinvolti in situazioni di indigenza. A bussare alla porta della Caritas sono in gran parte donne sole, vedove o separate, con figli ancora piccoli ma non mancano le famiglie al completo, dove il marito ha perso il lavoro e un altro non ne salta fuori, perché quando la crisi morde forte i primi a farne le spese sono proprio loro: gli immigrati.
Secondo l’osservatorio di via Madonna della Scala, è dal 2008 che la situazione va costantemente peggiorando. Ne sanno qualcosa i muratori licenziati dopo la crisi nell’edilizia, le badanti dell’est che non trovano occupazione perché le famiglie riminesi hanno meno soldi da spendere, gli stagionali del turismo costretti a spasso perché i datori di lavoro preferiscono rivolgersi alle agenzie che importano mano d’opera a basso costo direttamente dall’estero. Stipendi più bassi, niente orari, licenziamenti più facili…

Una coperta troppo corta
Davvero non è necessario andare troppo lontano per guardare in faccia la povertà. Ce ne parla il direttore della Caritas, don Renzo Gradara ricordando Ghita, la vedova marocchina, con un figlio ammalato, senza soldi per comprare le medicine. O Petru, l’operaio rumeno rimasto a casa dopo la crisi senza uno straccio di disoccupazione. O quella famiglia rom, Dean e Jasmine, lui con pendenze penali, lei sorpresa a rubare: chi provvederà ai loro cinque figli?
La Caritas e la rete solidale riminese fanno quello che possono ma la coperta è sempre troppo corta e si stringe il cuore a dover dire dei no perché non ci sono risorse sufficienti…
Quest’anno un aiuto, speriamo consistente, potrà venire dal Campo Lavoro missionario che ha previsto, tra le finalità principali, un sostegno alle famiglie immigrate con bambini. Già l’anno scorso, accanto alle tradizionali destinazioni all’estero, il Campo Lavoro stanziò un contributo per i “poveri della porta accanto”, destinando 25 mila euro all’associazione “Famiglie insieme” che eroga piccoli prestiti a tasso minimo a famiglie riminesi in difficoltà.

Il Centro servizi immigrati
Ma le necessità di chi arriva dall’estero non si fermano all’aiuto economico. Ci sono permessi da richiedere, contratti da sottoscrivere, titoli di studio da legalizzare, vertenze lavorative da intraprendere, contenziosi con il padrone di casa. Tutte questioni difficili da gestire anche per un italiano, figuriamoci per qualcuno che nemmeno parla la nostra lingua… Sono almeno un migliaio coloro che ogni anno si rivolgono al servizio immigrati gestito dall’associazione di volontariato Madonna della Carità su convenzione con il Comune di Rimini. Come spiega il referente Luciano Marzi, il servizio è aperto tutti i giorni a rotazione su tre sedi (Caritas, Casa dell’intercultura e Servizi sociali del Comune) e costituisce il primo punto di contatto per l’assistenza delle famiglie immigrate e lo smistamento delle richieste, in stretto rapporto con i servizi esistenti sul territorio. Per tutti coloro che necessitano di un patrocinio legale, il servizio si avvale anche del supporto dell’associazione “Avvocati solidali” (13 avvocati che l’anno scorso hanno assistito gratuitamente 45 persone).

Alberto Coloccioni
(I nomi citati nell’articolo sono finti, le storie penosamente vere)