Home Attualita Quei “nonni” riminesi dalle ossa troppo fragili

Quei “nonni” riminesi dalle ossa troppo fragili

ossa anzianiSono 230.000 le fratture che ogni anno si registrano in Italia. Ma questi “incidenti di percorso” non sempre si risolvono nel migliore dei modi sulla popolazione anziana; spesso provocano disabilità, perdita di autonomia e un aumento del rischio di mortalità secondo dati diffusi di recente dal Congresso della Società Italiana Ortopedia/Traumatologia.  Di questi gravi traumi, dovuti quasi sempre ad ossa indebolite da osteoporosi e problematiche correlate.

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[toggle title=”Intervista a Giannicola Lucidi”]

L’intervista al dott. Giannicola Lucidi, Direttore U.O. Ortopedia-Traumatologia dell’ospedale Infermi di Rimini.

Dottore, quante sono le fratture curate nel distretto di Rimini?
“Secondo dati del 2014, riguardanti Rimini e circondario, il numero degli anziani con fratture all’estremità superiore del femore, supera le 500 unità. Dobbiamo però considerare anche la traumatologia di altri distretti (femore, tibia, caviglia, polso, omero e spalla) per un totale di 750 fratture trattate sull’anziano. Il numero rilevante di questi gravi traumi, che noi chiamiamo «da fragilità» avviene in un osso impoverito di calcio, affetto anche da osteoporosi”.
Cos’è precisamente l’osteoporosi e come si manifesta?
“La patologia evidenzia una perdita della massa ossea e comporta assottigliamento e fragilità delle ossa. Di solito compare in età adulta, interessa specialmente la colonna vertebrale e il collo del femore e colpisce soprattutto le donne: nel post-menopausa è diagnosticata in una donna su quattro con più di 50 anni e in una donna su tre over 60 anni. Ma ci sono rischi anche per l’uomo dopo i 75 anni”.
Le fratture nell’anziano hanno sempre esito positivo?
“Anche se la sopravvivenza ad un anno è migliore nelle donne che negli uomini, l’evento frattura, oltre ad essere un grosso stress fisico, diventa problematico anche sotto il profilo emotivo, disturbando l’equilibrio del paziente anziano. Vari organi e apparati si possono scompensare; il dato allarmante, che ha sensibilizzato sia l’OMS che il Ministero della Salute, è la sopravvivenza ad un anno dall’evento. La mortalità si aggira su dati preoccupanti; dal 18 al 25%. L’altissima percentuale, motivo di attenzione rimarcato in occasione di una riunione fra i Medici di Rimini,confrontata tra dati Oms e dati locali, è preoccupante: su 406 fratture trattate l’incidenza della mortalità è attorno al 20% (70-80 persone) superiore alla mortalità per incidenti stradali e infarti”.
Qual è l’attenzione nel trattamento di questi casi?
“È massima. La frattura nell’anziano va trattata in tempi brevissimi; noi siamo l’unico reparto che opera anche il sabato. I dati regionali e italiani ci indicano che, oltre a seguire tutte le fasi di degenza e cura, dobbiamo avere una perfetta organizzazione sia in pre che in post-operatorio; già nel 1999, quando arrivai a Rimini, feci un accordo per lavorare in stretta sinergia con i reparti di Geriatria, Pronto Soccorso, Fisioterapia e altre specialistiche per attuare un percorso breve dove i tempi d’attesa fossero minimi. Purtroppo le fratture del femore hanno un’alta mortalità, le fratture dell’omero prossimale hanno una mortalità sovrapponibile; è l’evento frattura che scompensa l’equilibrio precario degli anziani. Gli ultraottantenni spesso hanno 3-4 malattie croniche (diabete, pressione alta, reflusso) e terapie complesse con più farmaci e vanno purtroppo incontro a un esito negativo. A rischio sono le persone con ridotta mobilità e con incapacità di autonomia dovuta ad alcune patologie particolari (Alzheimer avanzato, morbo di Parkinson, sclerosi multipla, paresi agli arti inferiori)”.
Per operare un anziano usate tecniche diverse?
“La qualità dell’osso è molto diversa rispetto al giovane, pertanto mettiamo in atto speciali opzioni tecniche: dall’utilizzo di placche con viti o mezzi di sintesi in titanio per favorire una stabilità della protesi più precoce, per muoversi prima, alle tecniche mini invasive che consentono di aumentare la solidità dell’osso. Siamo stati i primi in Italia a servircene. (A Rimini vengono da tutt’Italia per operarsi all’anca. All’ospedale Infermi sono stati effettuati oltre 400 interventi in quattro anni con la tecnica della via anteriore mini invasiva, e centinaia sono in attesa di operarsi dal dottor Marco Trono che, insieme al primario, tiene al Colosseo tiene delle lezioni informative ai pazienti in attesa di intervento, e a tutti i cittadini, ndr).
In sala operatoria l’evoluzione riguarda anche le incisioni che, da 5 anni, si fanno su 7-8 cm (dai 20-25 di un tempo) senza sezionare parti anatomiche. Questo comporta un recupero immediato, meno emorragie; in teoria, già il giorno dopo i pazienti possono deambulare col girello, aiutati e assistiti. Ricordo il caso di una ottantasettenne non vedente che aveva l’omero e il collo del femore fratturati; l’abbiamo rimessa in piedi in due giorni operando tutte e due le sedi insieme”.
Quali sono i risvolti psicologici di un intervento chirurgico?
“Soprattutto gli anziani, spesso, hanno il terrore di non riuscire più a fare ciò che facevano prima. Niente è più importante che metterli in piedi subito;  la nostra ricompensa migliore è vederli sereni, rilassati, persino sorridenti”.

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[toggle title=”Bevi il latte!”]

Poco calcio a tavola: ragazzi, bevete più latte

L’osso necessita di calcio per mantenersi sano, robusto ed efficiente. E il calcio arriva al nostro organismo per mezzo del cibo. “Se il fosforo è contenuto in molti alimenti – spiega il dottor Lucidi -. il calcio è presente solo nel latte e suoi derivati. I latticini devono quindi far parte della nostra dieta quotidiana: se ogni giorno introduciamo una quantità sufficiente di calcio non rischiamo di sottrarlo al nostro scheletro”.
Seguendo una dieta sana possiamo scongiurare il pericolo di fratture? Di cosa devono cibarsi bimbi e adolescenti?
“Le nuove mode alimentari e i prodotti fast food sono da mettere all’indice. Le statistiche dicono che in occidente la dieta dei giovani è troppo spesso povera di calcio. A parte l’occasionale gelato o yogurt, il latte non è più sulla tavola di tutti i giorni. I formaggi sono visti come alimenti grassi e ipercalorici, da evitare. Se non si correggerà questa tendenza, l’osteoporosi colpirà duramente la generazione che, specie nell’età dello sviluppo, non ha dato al suo scheletro la quantità di calcio necessaria a raggiungere un elevato picco di massa ossea”.
Quindi quali cibi scegliere?
“Il calcio si trova nel latte e suoi derivati come yogurt e formaggi. 80 gr.di grana/parmigiano,120 g di fontina, caciocavallo o provolone ne contengono circa 1 grammo; consiglio ogni giorno di bere almeno una tazza di latte (200 ml), di fare uno spuntino ricco di calcio con yogurt naturale (125 g)un frullato di frutta e latte, e bere 1,5 litri di acqua ricca di calcio. Inoltre 2-3 volte la settimana è bene cibarsi di una porzione di formaggio (100 g di formaggio fresco: mozzarella, crescenza, quartirolo o 60 g di formaggio stagionato: grana, parmigiano, fontina). Tre volte alla settimana la dieta dovrebbe prevedere pesci, crostacei, molluschi ricchi di calcio (latterini, alici, calamari, polpi). Sarebbe inoltre meglio assumere caffè e alcolici con moderazione, ridurre l’uso del sale e dei cibi ricchi di sodio (salumi, dadi da brodo, alimenti in scatola o in salamoia): il sodio fa aumentare la perdita di calcio con l’urina (dati LIOS Lega Italiana Osteoporosi)”.
E per chi ha paura della linea?
“Il latte parzialmente o totalmente scremato è un’ottima fonte di calcio e proteine, ha pochissime calorie ed è una bevanda dissetante, lo yogurt magro contiene le stesse quantità di calcio dei prodotti «interi». Raccomando agli adolescenti di non seguire diete dimagranti selvagge o sbilanciate, senza apporto di calcio”.
A quali rischi possiamo andare incontro?
“Oltre all’osteoporosi, si può verificare anche la perdita di denti per rarefazione dell’osso alveolare. Per questo dopo i 60 anni si ha bisogno di maggiori quantità di calcio e vitamina D (uova, latticini, olio di fegato di merluzzo) che ci aiuta a mantenere la resistenza ossea. Dobbiamo infine intervenire su fattori di rischio come fumo, alto consumo di alcol e un insufficiente esercizio fisico che sollecita meccanicamente le ossa”.

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Laura Carboni Prelati