Quattro ruote e quel “caro” serbatoio

    La benzina è un po’ come i nipoti. Se li si vede tutti i giorni crescono poco alla volta e quasi non ci si fa caso, ma se li si visita ad intervalli più o meno lunghi ci si stupisce di quanto si siano alzati. Appunto, come la benzina. Dal primo marzo all’8 aprile, i prezzi al distributore per la verde sono passati da 1,363 a 1,422 euro, almeno all’AGIP, a fronte di un periodo abbastanza tranquillo per il prezzo al barile. La situazione, purtroppo, è nota. Quando il petrolio aumenta, i costi della benzina corrono in alto, ma quando il prezzo al barile scende, la benzina non si adegua, se non minimamente.

    Cartello o non cartello?
    A questo poi si aggiunge il «supposto» cartello dei distributori principali che elimina ogni tipo di concorrenza. Quando un distributore sale (solitamente è AGIP a guidare la cordata) tutti gli altri si adeguano, con delle differenze minime. Per riprendere l’esempio di prima, ad inizio marzo anche API, ERG, TAMOIL e IP erano a 1,363 euro al litro, e all’8 aprile si sono ritrovati rispettivamente a 1,419; 1,418; 1,419 e 1,141. Le associazioni dei consumatori protestano e Altroconsumo chiede al Garante per la Sorveglianza dei Prezzi di aprire un’indagine.
    “Da tempo – scrivono in un comunicato sul loro sito – segnaliamo questa situazione sottolineando le irregolarità rilevate nel mercato dei carburanti. Ora riteniamo indispensabile che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato avvii un’indagine per constatare il reale livello di concorrenza del settore”.
    Insomma: non c’è concorrenza, e a rimetterci sono gli automobilisti.
    “Ma non per colpa dei benzinai e dei gestori delle pompe – sottolinea il coordinatore Provinciale FAIB, Federazione Autonoma Italiani Benzinai-Confesercenti, Marco Ragni – bensì delle compagnie. Siamo i primi a chiedere delle misure corrette. In primis perché siamo automobilisti anche noi, ma anche perché nell’ultimo anno le vendite di benzina sono calate del 20-25% a causa dei continui aumenti e della crisi”.
    Anche i gestori sono coinvolti in questo marasma, quindi, ma più come vittime che come parte attiva.
    “Il problema – continua Ragni – non è il singolo benzinaio, ma le operazioni di speculazione. Anche quando vengono scoperti nuovi pozzi o la produzione aumenta, e quindi i prezzi dovrebbero diminuire, in realtà le compagnie fanno stoccaggio e mettono da parte le scorte per gli anni futuri, e quindi la situazione del mercato non cambia”.
    Questo è sicuramente un fattore, ma non si può escludere la mancata concorrenza tra le compagnie. Molti parlano apertamente di un cartello, un accordo tra le maggiori compagnie per eludere la concorrenza.
    “Più che parlare di cartello, basta pensare che il 95% delle compagnie prende la benzina dagli stessi canali, e che addirittura l’ENI mette la sua mano su quasi il 60% del totale. È ovvio che decide il prezzo. Qui da noi le raffinerie sono quelle di Falconara e Ravenna. Il gestore ha il suo margine, ma parliamo di cifre davvero risicate, circa 85 lire del vecchio conio al litro. E inoltre, quando ci sono delle promozioni, come gli sconti per il fai da te, il costo viene tolto dal nostro margine e non certo dal guadagno dei petrolieri”.

    Piccole oasi provinciali
    Eppure, a Rimini, esistono delle piccole oasi. Sulla Santarcangiolese, dalla rotonda che dalla via Emilia porta all’Ikea, c’è un distributore della Repsol, una compagnia spagnola molta attenta sia alle politiche ambientali sia ai prezzi, che vanta costi al litro più bassi rispetto alla stragrande maggioranza delle major. E anche il P/B sull’angolo del Grattacielo di Rimini ha un prezzo al litro molto conveniente.
    “Sì, ci sono delle piccole differenze – continua Ragni – ma sono distributori minori che possono permettersi politiche diverse. Anche qui, però, la scelta è della compagnia, non del singolo benzinaio”.
    Stranamente, però, per queste compagnie, in Italia, c’è davvero poco spazio. Allo stato dei fatti, quindi, cosa si può fare per ottenere un trattamento equo?
    “Attualmente l’Unione petrolieri sta trattando con Governo e Associazione Consumatori per dare vita a un monitoraggio settimanale del prezzo, inoltre ci sono i cartelli sull’autostrada che segnalano il distributore con i prezzi migliori e altre iniziative, ma da sole non bastano. Serve un maggior controllo sull’attività delle compagnie petrolifere. A Rimini, poi, ci scontriamo con un altro problema: i prezzi sammarinesi”.

    Una Repubblica concorrenziale?
    Anche se un accordo del 1975 vincola la Repubblica di San Marino a mantenere gli stessi prezzi della benzina che ci sono in Italia, sul Titano si pagano almeno 15 centesimi in meno al litro. Per chi fa il pieno spesso è una differenza che si fa sentire sul portafogli. Dall’inizio dell’anno, poi, non è più attiva la promozione della famosa SMAC card, una carta a punti che si ricaricava con varie spese e poteva essere utilizzata per ottenere ulteriori sconti anche alla pompa di benzina. Sembra infatti che gli aderenti al circuito di questa promozione non fossero contenti del fatto che tutti i possessori della carta utilizzassero i punti per scontare solo la benzina e non altri prodotti. La vicenda è comunque un indice di quanto sia sentito il problema del costo della benzina dalla popolazione.
    “Mi piacerebbe – conclude Ragni – che le Associazioni dei consumatori protestassero assieme a noi per l’attivazione dell’emendamento che prevede lo sconto per i residenti della provincia di Rimini per «contrastare» lo strapotere sammarinese. Politiche di questo genere già ci sono in Friuli e in Lombardia”.

    Lo sconto c’è ma non si vede
    In effetti dall’anno scorso si parla di un emendamento, presentato dall’onorevole Gianluca Pini (Lega Nord) e approvato dalla Camera, per scontare i prezzi della benzina della provincia di Rimini e Pesaro solo per i residenti, presentando al benzinaio un documento d’identità. Ma a che punto è?
    “La procedura è già attiva dal luglio 2009, manca solo il nulla osta della Commissione Europea – sottolinea Pini – l’emendamento, da me presentato, ha chiesto una stanziamento di 2 milioni di euro per finanziare gli sconti”.
    E quindi? Perché l’emendamento è fermo?
    “Perché la Regione Emilia Romagna non ha fatto la richiesta ufficiale. E l’Europa, fino a che non riceve la lettera dal governo della Regione, non può sbloccare la pratica. Tra l’altro, il fondo richiesto dall’emendamento era per il 2009, e ormai è già passato un anno. Corriamo anche il rischio che quei soldi non siano più disponibili”.
    Insomma, Pini prende il barile di petrolio e lo scarica sulla Giunta regionale, che però non fa tardare la sua risposta, per bocca di Marco Borioni, del Servizio Commercio.
    “L’emendamento è fermo alla Commissione Europea perché tutti gli aiuti economici a imprese per la concorrenza con altri Stati devono ottenere l’autorizzazione dell’Europa. Il Ministero ha già presentato tutta la documentazione, e non manca nessuna lettera da parte nostra che anzi abbiamo sollecitato più di una volta. A riprova di quello che dico, il 18 gennaio del 2010, il sottosegretario di Stato per l’Economia e per le finanze, Daniele Molgora, ha risposto all’interrogazione del deputato riminese Elisa Marchioni, specificando che «l’efficacia della disposizione è espressamente subordinata all’autorizzazione del Consiglio dell’Unione europea ai sensi della direttiva sulla tassazione dell’energia». Tra l’altro un’analoga iniziativa in Friuli Venezia Giulia è ora sotto procedura di infrazione in materia di compatibilità alla normativa comunitaria delle disposizioni inerenti la tassazione dei prodotti energetici”.
    Alla fine tra politici che si scaricano le responsabilità, lentezze europee, lo Stato che chiude un occhio sulle infrazioni delle compagnie petrolifere, negozianti che chiedono «l’abolizione» dei benefici della SMAC card, e i benzinai che sono sulla stessa barca degli automobilisti – cioè senza potere – il risultato è che non c’è un’autorità che controlla efficacemente l’aumento dei prezzi, con l’amara sicurezza che tanto nessuno smetterà di acquistare benzina.

    Stefano Rossini