Quando Archimede parla riminese

    Sostenere le idee. È questo l’obbiettivo primo dell’ufficio brevetti e marchi della Camera di Commercio di Rimini che lo scorso 16 giugno ha consegnato i 15 attestati di partecipazione ad altrettanti imprenditori (Katia Manuela Possetto, Eleonora Tonelli, Fabrizio Signorini, Aldo Maiullo, Paolo Leonardi, Valentino Tardini, Enrico Poggiali, Teresio Ricciotti, Diego Olivieri, Cathrine Grelli, Francesca Marchetti, Silvia Servedio, Lino Rossi, Maura Garattoni, Franco Slomp) aderenti al Percorso di formazione in materia di brevetti del 2009 articolato in ben tre sezioni: se e come brevettare; come conoscere i brevetti della concorrenza e come gestire i propri brevetti e come sfruttare i propri brevetti, difendersi dalla contraffazione e utilizzare innovazioni di dominio pubblico.
    “Tutto ciò – sottolinea il presidente della Camera di Commercio riminese, Manlio Maggioli – per orientare in modo più opportuno il proprio comportamento in materia di tutela della proprietà industriale. Le cose che più valgono in una società materialista come la nostra sono le idee, sono quelle che rendono florida l’attività imprenditoriale. Rimini in questo senso vanta ottimi risultati rispetto alle altre città dell’Emilia Romagna, infatti si posiziona al quinto posto nei marchi e brevetti con 495 depositi nel 2008 e 490 nel 2007”.
    A seguire Parma, Ravenna, Piacenza e Forlì-Cesena fanalino di coda con 249 depositi nel 2008 e 269 nel 2007. Non solo. Non essendoci l’obbligo di registrare nella sede di residenza, l’ufficio di Rimini riscuote successo anche nelle altre provincie, come Pesaro, Ravenna e nella vicina Forlì-Cesena. Solo nel 2006, però, la città di Fellini ha raggiunto l’apice: prima con 84 domande rilasciate per invenzioni industriali e seconda, dopo Ravenna, con deposito di modelli di utilità, 23. La vivacità di questo settore è evidente anche nella vendita o acquisti di marchi e brevetti che nel 2008 sono stati 118 contro i 27 depositi di marchi internazionali e traduzioni di brevetti europei.

    Il significato di… deposito
    Ma cosa vuol dire depositare la propria invenzione? Registrare il brevetto all’ufficio della Camera di Commercio è fondamentale per avere l’esclusività della propria idea.
    “Si può trattare di un’invenzione quando si presenta qualcosa che non esiste allo stato attuale o di un’utilità quando si apporta una miglioria o modifica a qualcosa di già esistente. Oppure di un marchio”, chiarisce Maria Cristina Montanari dell’ufficio brevetti e marchi. Secondo le regole dell’ufficio possono costituire brevetto, oltre a utilità e invenzioni, anche disegni o modelli, nuove varietà vegetali, topografie di prodotti a semiconduttori. Chiunque crede di aver progettato o scoperto qualcosa di davvero unico, dal luglio 2008, deve ricordarsi di portare, assieme al progetto, la traduzione dello stesso in lingua inglese. A seconda del fascicolo, poi, si definisce il prezzo.
    “I costi oscillano ed è difficile dare tariffari. Diciamo pure che si parte da 120 euro per un progetto con meno di dieci pagine e poi si sale in base allo spessore della relazione”, specifica Montanari. I primi quattro anni è necessario pagarli tutti al momento del deposito e dal quinto in poi è obbligatorio versare la consueta tassa. È fondamentale, in fase di pagamento, specificare il tipo di brevetto: se per le utilità ha una durata decennale, mentre per le invenzioni si parla di 20 anni.

    Marzia Caserio