Allergie: chi le conosce, le evita

    Tutti speravamo che, con l’inverno particolarmente inclemente e una primavera che timidamente sta arrivando, le allergie da pollini fossero scivolate via assieme ai rivoli di pioggia, dentro al tombino. Invece no. Perché le particelle del polline che mantengono intatto il loro potere allergizzante, raggiungono più in profondità le vie aeree (bronchi e polmoni) annidandosi e proliferando. Secondo alcuni rilevamenti statistici, circa 12 milioni di italiani, stagionalmente, devono fare i conti con vari tipi di allergie che, oltre impedire il normale svolgimento delle attività quotidiane (comprese quelle sportive all’aria aperta) portano a conseguenze a dir poco serie. Per avere chiarimenti in merito siamo andati nello studio del dottor Sergio Pasotti, specialista Allergologo e Immunologo.

    Dottor Pasotti, è vero che sempre più persone sono colpite da forme allergiche?
    “Le allergie rappresentano la vera pandemia del terzo millennio è evidente che questa patologia, a largo spettro, sta diventando un fenomeno in crescente e preoccupante ascesa. Dati alla mano, nel riminese il 30% della popolazione ne è interessata, cioè tre persone su dieci soffrono di questa patologia. Nei colloqui con i pazienti, nella loro storia clinica, il 50% mi riferisce di aver avuto almeno un disturbo di origine allergica. È noto che le allergie colpiscono tutte le età: quelle di tipo respiratorio (asma e rinite) e quelle alimentari sono più comuni nell’età infantile e nei giovani; le allergie da farmaci o da veleno di api e vespe e quelle di tipo lavorativo (sostanze contenute in solventi e vernici) interessano soprattutto la popolazione adulta e anziana. La malattia allergica peggiora la qualità della vita di chi ne è affetto e ha costi sociali rilevanti”.
    Insomma, non c’è molto da scherzare. Eppure tante persone praticano l’auto prescrizione? Ma è possibile?
    “Purtroppo sì. Sta diventando un comportamento abituale per alcuni perché si ritengono edotti e valutano erroneamente certi sintomi ritenendo di potersi sostituire al medico. Una forte rinite, che compare in inverno, ad esempio, accompagnata da frequenti starnuti, iper secrezione di siero-muco, prurito in gola e nelle fosse nasali, viene scambiata da chiunque per una malattia da raffreddamento. Si prendono i soliti farmaci da banco: lo sciroppo anticatarrale, uno spray orale per la gola, un antisettico del cavo oro-faringeo; ci si autoprescrivono cioè dei farmaci anche per evitare i tempi d’attesa dal proprio medico curante o, peggio, quelli dello specialista. Si evita la solita procedura mutualistica ma si rischia parecchio se, dopo una settimana, la malattia non ha remissione. Quelli sopra descritti sono i medesimi sintomi di un’allergia da cipresso e si differenziano, da una malattia da raffreddamento, in alcuni piccoli particolari come il muco copioso dal naso, lacrimazione e bruciore nel bordo palpebrale, tosse stizzosa e prurito in gola, stranutazione a raffica. Purtroppo molti pazienti vengono da me dopo aver trascurato, per una decina di anni, perfino l’asma”.
    È vero che la popolazione che risiede nella zona costiera ha allergie diverse da quella che risiede nel Montefeltro?
    “Sì. Il territorio riminese è quanto mai variegato. Coloro che risiedono nella zona mare, cioè al di sotto della ferrovia, sono più reattivi all’Alternaria, un micete (fungo-muffa) che predilige l’aria umida. Questo fungo ha dimensioni microscopiche e si annida in alto negli angoli delle stanze, vicino alle tende, sul soffitto. Carpegna deriva il suo nome da Càrpino, il re della selva di questo territorio; questa pianta selvatica, una betullacea corylacea che assomiglia al nocciolo, genera infiorescenze che spargono in aria milioni di pollini. A Torriana, invece, per un bosco di tuje impiantato recentemente, i residenti hanno molte manifestazioni allergiche da cipresso. Devo chiarire un concetto basilare: i pollini prodotti dalle piante, oltre che avere grande vitalità, arrivano molto lontano. La loro dimensione non è percepibile a occhio nudo, ma la loro velocità è incredibile. Proprio per questo i pollini delle graminacee o del cipresso, in una giornata ventosa, percorrono rapidamente 200 chilometri e sicuramente quelli che transitano da noi provengono dalla Toscana o dall’Umbria”.
    Fino a questo momento abbiamo parlato delle reazioni allergiche ai pollini, ma ci possono essere problemi anche ingerendo alcuni alimenti come frutta e verdura.
    “Esattamente. Cibandosi di alimenti vegetali i pazienti pollinosici, possono incorrere nella Sindrome Orale Allergica con fenomeni irritativi a labbra e cavo orale: il sintomo più comune è rappresentato dal prurito al palato ma può comparire anche gonfiore alle labbra ed edema alla glottide. A volte l’ingestione di questi vegetali può provocare cross-reattività (allergia-crociata: una sinergia tra le reazioni che provoca una moltiplicazione dei sintomi) con manifestazioni cutanee o respiratorie importanti come l’asma bronchiale o choc allergico. Tra le cross reattività più comuni c’è quella tra mela e betulla; i pollini di graminacee crociano con frumento, anguria, melone, limone, arancia, prugna, pesca, kiwi, mandorla, pomodoro, arachide. I pollini di parietaria con basilico, piselli, melone, pistacchio; i pollini di betullacee con mela, pera, fragola, lampone, prugna, pesca, sedano, finocchio, carota, prezzemolo, noce, infine i pollini di composite col miele di tarassaco, camomilla, margarina, genepy, lattuga, cicoria, anguria, melone, mela, castagna, banana”.
    Dottor Pasotti, è vero che una donna incinta può fare le prove allergiche?
    “No, è assolutamente proibito! L’unica terapia concessa alla donna in gravidanza è il vaccino. Perfino nel primo trimestre, quando non vi è nessun altro farmaco che si possa assumere, è possibile praticare il vaccino che, per chi non lo sapesse, è composto di acqua ed essenze vegetali (pure al 100%), assolutamente scevro di rischi. Meglio evitare gli antistaminici, sintomatici e non curativi, il cui effetto sul feto non è conosciuto. In regione l’unica gratuità è il vaccino per Ape, Vespa, Bombo, Calabrone”.
    A proposito di territorio, nel nostro qual è l’allergia più diffusa?
    “Quella alle graminacee. Vorrei precisare che non dobbiamo intendere l’erba gramigna dei prati l’unica responsabile; alle graminacee appartengono oltre 20mila piante che ricoprono prati, pascoli, terreni incolti, scarpate, margini delle strade. È importante sapere che fanno parte di questa famiglia tutti i cereali (grano, segale, avena, orzo, riso) le canne, le piante con spighe, pannocchie, ciuffi o mais. Sto curando alcuni pizzaioli che tutti i giorni vengono a contatto con le farine”.

    Laura Prelati