Prima ti uso, poi ti “recupero”

    Linda ogni volta che deve fare un regalo sfoglia le riviste e se trova fogli colorati e fiorati li strappa, li unisce e ne ricava un’originale carta da pacchi. Marina ha molte amiche anziane e quando decidono di gettare via qualcosa, prende e ammucchia tutto nella sua cantina, poi, una volta all’anno, porta cartoni, ferro ed altro al Campo lavoro. Mentre le grandi aziende realizzano progetti legati al recupero dei materiali produttivi e le Amministrazioni si ingegnano per scalare le classifiche dei comuni ricicloni, c’è tutta una serie di attività più piccole ma non meno importanti, svolte da persone attente alla salvaguardia dell’ambiente. E dire che i tempi di crisi aiutano a riscoprire nuovi stili di vita, non si traduce in sole parole scritte ma in azioni virtuose vere e proprie.

    Il laboratorio di Nikki
    C’è applica il recupero dei materiali come regola numero uno nella sua attività professionale. Nikki è scozzese ma vive a Santarcangelo ed è stata chiamata dalla Provincia a gestire il corso per donne “Rifiututile. Laboratorio per donne con recupero materiali”. Forte della sua appartenenza ad un gruppo di originali riciclatori (Mutoid) ha insegnato ad un gruppo di donne riminesi, ma anche provenienti da Ravenna, a riutilizzare rifiuti e scarti di lavorazione per creare oggetti utili e piccole opere d’arte.
    “I materiali provengono dagli scarti delle fabbriche o di qualche famiglia che se ne è voluta disfare. Abbiamo creato di tutto: specchi, scaffali, sedie, cinture, borse. Le donne hanno unito la voglia di fare qualcosa di utile al divertimento”.
    La parola d’ordine di chiunque si occupi e metta in pratica il recupero di materiali è riutilizzo e non smaltimento. Questo ultimo termine non piace, perché fa pensare alle montagne di rifiuti che per quanto ci si ingegni a voler trovare la miglior soluzione per disfarsene, rappresentano sempre qualcosa di impattante per l’ambiente che ci circonda.

    I carri di Piero
    Anche la storia di Piero Ricci è affascinante. Sanvitese, una vita di attività in parrocchia, è sempre intento a cercare materiali nelle case di amici e parenti. Durante l’anno li accumula fino all’arrivo del Carnevale. Cartoni, stoffe, vecchi pannelli di compensato dismessi, diventano gli elementi portanti degli orginali carri portati a sfilare anche per le vie di paesini limitrofi.
    “Qualche anno fa abbiamo costruito il giardino della pace riutilizzando rami ai quali sono stati attaccati 6mila fiori di carta. Poi abbiamo fatto il carro uniti sotto la stessa bandiera dove diversi ritagli di stoffa ricavati qua e là hanno rappresentato tutte le bandiere del mondo”.
    E via andare con il carro di Romagna mia, il Circo ecc… Speriamo che il tutto possa continuare perché tanto entusiasmo ma soprattutto “le dimensioni dei carri hanno creato qualche problema sulle strade della nostra piccola frazione - racconta ancora Piero – però non ci arrendiamo. Stiamo già pensando a come abbellire i carretti a due ruote ancora in possesso di alcuni contadini che venivano utilizzati un tempo nel periodo carnevalesco. Non hanno nulla da invidiare ai grandi carri e soprattutto intralciano di meno la circolazione stradale”.
    La creatività non ha limiti. Prendere vecchie stoffe o oggetti dimenticati in armadi e cantine e vederli rivivere in qualcosa di nuovo ed originale, a contorno di giornate di festa, è una cosa che oltre a far bene all’ambiente fa bene all’anima, forse perché ci riporta ad antiche usanze che fanno parte delle nostre radici. Non significa che i consumi vanno frenati in nome di un riutilizzo ossessivo delle cose. Ma ricordare i tempi che furono può farci divenire un po’ più consapevoli delle cose che possediamo e del loro utilizzo.

    Silvia Ambrosini