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Pornografia: i processi che portano alla dipendenza

L’associazione  Puri di cuore”, guidata dall’ingegner Luca Marelli (nella foto a fianco), 57 anni, sposato con Michelle e padre di quattro figli, organizza a fine novembre sulla piattaforma digitale Zoom, una quattro-giorni di formazione per sacerdoti sul tema  Accompagnamento pastorale e libertà dalla pornografia”. Marelli ha vissuto in prima persona la dipendenza dalla pornografia e l’esperienza del recupero e la guarigione.

L’associazione “Puri di cuore” lancia l’allarme sulla diffusione della pornografia.

Quali sono i dati?

“Sono numeri che fanno paura, ma quello che vorrei sottolineare è l’età minima d’accesso che si aggira intorno ai 10-11 anni.

Da un’indagine del Censis sui comportamenti sessuali degli italiani risulta anche che sono molti gli adulti che usano la pornografia in coppia, come se si trattasse di una cosa normale e auspicabile per un maggiore benessere dei due”.

Quando si può dire che nasce una dipendenza?

“La pornografia ha in comune con tutte le altre dipendenze il fatto di fare ripetutamente qualcosa contro la propria volontà senza poterne più fare a meno per avere una vita normale. Di questo ci si rende conto solo quando si prova a smettere senza riuscirci”.

Qual è il processo che porta alla dipendenza?

“Il processo che fa scattare il meccanismo della dipendenza è sicuramente l’uso ripetuto, che può innescarsi sia per caso che per ricerca, di questa cosa che si trova inizialmente piacevole; oppure può accadere di avere un problema, un dolore o una situazione di disagio e di ricorrervi sapendo che questo procurerà un piacere. Quando questa cosa si ripete, scatta la dipendenza”.

Parliamo più di uomini e di donne? E di che età?

“Il 20-30 % di chi fa uso di pornografia sono donne e il resto uomini. Sono poche le donne che vengono a chiedere aiuto alla nostra associazione. Quasi tutti quelli che ci interpellano hanno iniziato molto presto, durante l’adolescenza o addirittura nella pubertà. È una cosa che normalmente cattura la persona molto presto e col tempo diventa vizio”.

Perché è negativo un contenuto pornografico? In che modo incide sulla persona?

“È come prendere qualcosa di bello e positivo in un determinato contesto e spostarlo in un altro completamente diverso, dove perde tutta la sua carica positiva.

L’eccitazione e il piacere hanno una funzione dentro una relazione, invece la pornografia porta fuori dalla relazione. E anche quando la si usa all’interno di una relazione, diventa una barriera e non un modo per unire. Nello schermo ci sono immagini di un’altra persona che viene “spersonificata” e resa un semplice oggetto.

Questo inquina il rapporto affettivo, che di per sé dovrebbe essere esclusivo. La pornografia fa male alla coppia, perché introduce elementi nell’immaginario della persona in cui anziché essere unito al partner, viene come distaccato, allontanandosi da esso. Le statistiche americane dicono che almeno nel 50% delle separazioni, la pornografia è presente nel rapporto”.

Com’è nata la vostra associazione?

“L’associazione nasce dalla mia esperienza di persona che ha avuto un problema per tanti anni e che poi con varie strategie e con un’esperienza di rinascita spirituale ne è uscita; la gratitudine ha suscitato in me il desiderio di far capire il problema e aiutare chi ha questa dipendenza ad uscirne”.

Nella Chiesa ritiene che ci sia sufficiente attenzione al problema?

“Nella Chiesa esiste un’attenzione alla problematica affettiva e sessuale, ma forse non c’è abbastanza consapevolezza di come la pornografia inquini e di quanto possa far male. Non basta parlare di contenuti positivi come la teologia del corpo o l’attenzione all’affettività, come si è fatto nel recente Sinodo della famiglia, bisogna cercare di parlare in maniera chiara di questo problema e dare degli strumenti per chi ne fa uso e vorrebbe smettere ma non ci riesce”.

Quali sono i percorsi che l’associazione propone per uscire dalla dipendenza?

“Più che dei percorsi, facciamo un lavoro culturale di consapevolezza con incontri in cui cerchiamo di formare i formatori, in vista dei corsi di recupero.

Questi si basano su tre pilastri: la cura con la psicoterapia, per cercare di capire quali siano i motivi che portano alla pornografia, l’approfondimento della propria vita spirituale dentro la Chiesa e per chi è proprio dipendente suggeriamo il ricorso ai gruppi di auto-aiuto, in particolare quelli che si basano sui dodici passi di Alcolisti Anonimi.

“Sexaholics Anonymous” è un gruppo che noi indichiamo a coloro che desiderano iniziare un percorso di recupero e che si può contattare in maniera anonima su www.saitalia.blogspot.it”.

Gaia Corrao