Il ritorno di una casa amata, tra memoria e futuro
Poggiorimini e a generazioni di riminesi – e non solo – si accende qualcosa nel cuore.
Un’immagine, un ricordo, un’emozione. Chi c’è stato una volta non lo dimentica più. Chi l’ha vissuto da ragazzo oggi ci torna con i figli.
Chi lo ha costruito, curato, custodito, sente che lì c’è un pezzo della propria anima.
Poggiorimini non è un luogo qualsiasi. È una casa nel bosco, è una vetta di amicizia e di fede, è un fazzoletto di terra nel cuore della Valmarecchia che per oltre sessant’anni ha ospitato campeggi, campi scuola, ritiri, incontri di formazione. È lì, ai mille metri di Botticella sopra Sant’Agata Feltria, che migliaia di ragazzi hanno ricevuto una proposta educativa forte, gioiosa, essenziale. È lì che la Chiesa riminese ha scritto pagine importanti del suo cammino con i giovani.
Ma il tempo, si sa, non è sempre gentile. Le normative cambiano, i costi crescono, le strutture invecchiano.
E così, qualche anno fa, la Diocesi – che è proprietaria del sito – ha dovuto prendere una decisione dolorosa: chiudere. La grande casa di Poggiorimini non era più a norma, adeguarla avrebbe richiesto cifre insostenibili. Da allora, silenzio. Una ferita aperta, un luogo amato che lentamente si spegneva.
Fino ad oggi. O meglio: fino a pochi mesi fa, quando è germogliata un’idea semplice e geniale. Non riaprire subito la casa – impossibile, almeno per ora – ma tornare alle origini. Alle tende. Alla terra, al cielo, alla comunità attorno al fuoco.
“ Poggiorimini può rinascere, partendo dall’essenziale – racconta don Danilo Manduchi, economo della Diocesi e promotore dell’iniziativa –. Basta poco: un campo attrezzato, piazzole, bagni, acqua, corrente. Un luogo sicuro e accogliente per gruppi scout, parrocchie, movimenti. Torniamo alle tende, torniamo allo spirito delle origini”.
Il progetto è partito in sordina ma ha subito incontrato entusiasmo e generosità. La raccolta fondi – alimentata anche dai contributi essenziali dell’8×1000 – ha permesso i primi interventi: tre bagni e due docce con scarichi fognari, allacci idrici, corrente elettrica per la piccola chiesetta e la cambusa, cinque piazzole già pronte, la recinzione rifatta, il bosco ripulito. Lavori umili, concreti, ma carichi di speranza.
“ Alcuni ci hanno donato tempo, altri materiali, altri ancora denaro. – continua don Danilo – Siamo solo a metà dell’opera: dobbiamo completare la fognatura, realizzare lavabi, sistemare il prefabbricato, garantire sicurezza e decoro. Ma intanto, a luglio, il primo campo con 45 ragazzi è già in programma. Un piccolo miracolo”.
Anche il Comune di Sant’Agata Feltria ha accolto l’iniziativa con entusiasmo. Il sindaco Goffredo Polidori conosce bene il valore di Poggiorimini. “ È un luogo storico, identitario. – dice – Qui sono passati migliaia di giovani, qui si è fatta comunità. Anche noi ragazzi del paese giocavamo nel campetto con gli scout e i ragazzi dei campeggi.
Riattivare Poggiorimini non è solo un progetto educativo, è anche una risorsa per il territorio. Come Comune faremo la nostra parte”.
L’obiettivo ora è coinvolgere tutti.
Perché Poggiorimini è un bene di tutti. Perché la sua riapertura – anche solo con le tende – è un segno forte in tempi in cui sembra difficile scommettere sui giovani, sull’educazione, sulla semplicità. È un ritorno al futuro, verrebbe da dire. Una nuova stagione che profuma di bosco, di cameratismo, di vangelo vissuto sotto le stelle.
Chi desidera contribuire può farlo con una donazione: anche una piccola offerta può diventare un mattone per il domani. I versamenti possono essere effettuati sul conto corrente della Diocesi di Rimini (IBAN IT25Y0709024210015030060243, causale: “RIAPRIAMO POGGIORIMINI”). Per informazioni: don Danilo (335 5423050) o Federico (349 6443867).
Perché certi luoghi non muoiono mai.
Si addormentano, a volte. Ma basta una tenda, una preghiera, un gruppo di ragazzi… e tornano a vivere.