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Più liberi, più veri, alla ricerca della felicità

Puliti, sani, assetati di felicità. E più liberi e più veri di quanto i media e un certo clichè degli adulti vorrebbe far credere. I giovani che il Vescovo di Rimini ha negli occhi e nel cuore sono questi. E a questi ha indirizzato una lunga, appassionata e sincera Lettera Pastorale. ”Giovani, dove sta la felicità?” è la quarta che mons. Francesco Lambiasi scrive da quando è pastore della Chiesa riminese, la più corposa. C’è il desiderio di direzionare una ricerca di senso che nei giovani si è fatta ancora più pressante in questo periodo di incertezza diffusa e perfino di paura del futuro. A declinare la Lettera 2011, il Vicario per la Pastorale don Tarcisio Giungi ha invitato quattro riminesi, che da angolature differenti han messo in luce alcuni aspetti del testo.
”Le aggregazioni giovanili della Diocesi sono concordi sulla necessità di fare leva sulla trascendenza. – esordisce Antonietta Lombardini, educatrice, segretaria della Consulta delle Aggregazioni Laicali – Trascendenza come vita piena, per dare voce al desiderio di andare oltre i nostri limiti, fino a partecipare della vita di Dio. Il Vescovo Francesco interpella i giovani per parlare del desiderio di felicità che racchiude il cuore di ogni uomo, perché in loro la domanda esige una risposta convincente, vissuta, credibile e accessibile”.
Gli adulti – aggiunge la Lombardini – non sempre ”sanno offrire la mappa per la caccia al tesoro della felicità, specie quando sono giocatori rassegnati”. Per giocare non basta saper le regole del gioco. ”Non giochiamo soli, siamo in squadra. Se a fianco abbiamo il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, la Chiesa, i santi e Maria, allora il limite del nostro peccato è scardinato. Abbiamo trovato il tesoro, perché in Dio i nostri sforzi, i nostri slanci di bene, i nostri semi di pace non andranno perduti”.
Dagli inizi degli studi antropologici, giovani e adolescenti sono oggetto di studio. ”La lettera del Vescovo – fa notare Cinzia Bertuccioli, psicologa e psicoterapeuta – stravolge la visione: non si tratta più di uno studio sui giovani, di un trattato sull’adolescenza ma di un invito all’incontro con i giovani”. È interessante notare chi sono i destinatari: i giovani cristiani (ed è un aiuto a prendere consapevolezza della identità); i giovani di buona volontà (e si può venire in contatto con la loro parte spirituale); i genitori, insegnanti, educatori e guide spirituali. ”I giovani necessitano di educatori veri, pronti a testimoniare il proprio credo con la vita. Il Vescovo si espone in prima persona, parla di sé e della sua storia, come se desiderasse dare testimonianza quotidiana”. Alla paura che è specifica di questa età il Vescovo risponde con le parole di Gesù: ”Perché vi affannate? Il Padre vi ama”. Per la Bertuccioli la Lettera è un buon strumento per aprire la strada a tre incontri. ”Quello che ogni giovane può fare con se stesso, quello degli adulti con i giovani e l’incontro di ognuno con il Padre”.
Alla prima lettura è stato catturato dalla bellezzaa. ”È una bella Lettera, scritta bene e piena di senso. – mette subito le cose in chiaro il preside del Liceo Scientifico Lemaitre di Rimini, Daniele Celli – Inoltre il Vescovo parla di sé: si implica con il lettore. E i giovani oggi hanno bisogno di incontrare più ancora che maestri, dei testimoni. Il maestro è tale quando aiuta l’altro a crescere, offrendo una testimoninza positiva”. Indirizzata principalmente ai giovani ma anche ai loro educatori, per Celli la Lettera Pastorale parla in modo chiaro anche a chi è lontano dalla fede. ”È credibile: offre un’esperienza umana positiva” prosegue. E ciò si riflette su tre piani. Il primo è la fiducia nella vita. ”Il Papa parla spesso della crisi della vita. La fede è una risposta, e nasce dall’incontro con Cristo, il «tutto della mia vita» lo chiama il Vescovo”. Il secondo è la gioia. ”La vita è bella e buona, e si può essere felici anche nel dolore, purché tutto abbia senso”. La terza è un invito dicreto all’operosità. ”L’incontro con il «tutto della mia vita» che dà la direzione, è una chiamata alla corresponsabilità”. p.g.)