È una questione troppo importante per non occuparsene.
Stiamo parlando della proposta governativa d’iscrivere automaticamente, in assenza di un rifiuto esplicito, il lavoratore o la lavoratrice ad un Fondo pensione.
Lo chiamano silenzio-assenso. In sostanza è una finestra temporale, di sei mesi, durante la quale i lavoratori saranno chiamati a dire esplicitamente se vogliono destinare il proprio Tfr (trattamento di fine rapporto) al fondo pensione di categoria oppure no, per godere, in futuro, dicono, di una pensione integrativa da aggiungere all’assegno pubblico, prevedibilmente basso. Se non si dà alcuna comunicazione, vale il principio del silenzio-assenso, per il quale non essendo stato detto un “no” esplicito si considera il lavoratore
favorevole alla destinazione del Tfr che maturerà al fondo pensione. Un modo di procedere discutibile e poco liberale che punta quasi a costringere il lavoratore ad aderire, magari approfittando della poca informazione sul tema. Per questo è meglio stare con le orecchie dritte. Non tutti sono ovviamente d’accordo, non solo sul metodo, ma anche nel merito. Scrive il prof. Beppe Scienza, docente di matematica all’Università di Torino e saggista, nel suo blog Il risparmio tradito: “ Precisiamo subito che, come risparmio previdenziale, il buon vecchio Tfr ha funzionato in modo egregio in periodi di alta inflazione: +10% di rivalutazione nel 2022 rispetto a perdite medie fra il 10 e 11% della previdenza integrativa. Ha rispettato le promesse in tempi di bassa inflazione e ha offerto rendimenti fra i più alti con deflazione e tassi negativi…”. La narrazione governativa, prosegue il professore, che gli aderenti a fondi pensione e simili se la passerebbero bene nella loro vecchiaia grazie a un reddito aggiuntivo alla pensione dell’Inps non corrisponde al vero perché “ quasi tutti gli interessati
non ricevono nessuna rendita vitalizia, ma semplicemente incassano una singola somma di denaro, come col Tfr. Lo si scopre dalle relazioni annuali dell’organo di vigilanza, cioè della Covip. Prendiamo in particolare i tanto decantati fondi negoziali: nel 2023 il 99% degli interessati ha rinunciato alla rendita e preferito un capitale una tantum: 62.103 rispetto a 574. È così in generale anche per gli anni precedenti e per le altre forme previdenziali”. In conclusione è meglio scegliere, se questa proposta diverrà norma, dopo aver acquisito tutte le informazioni del caso, che trovarsi iscritti (silenzio-assenso) in automatico per disinteresse o disinformazione.