Pico, da 60 anni i suoi occhi sono la macchina fotografica

    Tra spiaggia, locali, eventi sportivi, istituzionali e d’intrattenimento da oltre sessant’anni documenta con minuzia la storia della sua città e la sua evoluzione turistico-sociale. Epimaco (Pico) Zangheri, nonostante i suoi 81 anni, di andare in pensione non ne vuol sapere. Giorno dopo giorno, con l’immancabile sorriso sulle labbra, tanta discrezione e la vecchia macchina fotografica appesa al collo, continua ad ampliare il suo archivio fotografico. Una preziosa “miniera” che conta circa due milioni di scatti, catalogati dal figlio Gianni. Nelle immagini personaggi di grande calibro, che hanno imbastito la storia del nostro Paese e della Dolce vita riccionese, dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro al Nobel Rita Levi Montalcini, fino a tutti i personaggi del jet set. Tanti vip, in parte riportati nei libri fotografici firmati semplicemente Pico. Nome che da solo basta a identificare il “mago”, della fotografia riccionese.
    Pico, quando è iniziata la sua avventura?
    “Ho cominciato a dedicarmi alla fotografia nel 1943. Avevo solo 13 anni. Essendo ancora minorenne, per farmi lavorare come ragazzo di bottega nel suo studio in viale Gramsci, il titolare Alfredo Ricci fu costretto a chiedere dei permessi speciali. Da lui ho appreso le prime nozioni fotografiche”.
    I primi click?
    “Li ho fatti in spiaggia davanti al Grand Hotel. All’epoca dietro alle cabine le bagnine preparavano le buche per le sabbiature. I bagnanti s’immergevano nella sabbia calda per una decina di minuti sotto un ombrellino. Io andavo dal portocanale a viale San Martino. Oltre c’erano i <+cors>muntalon <+testo_band>(dune) e ogni 200/300 metri una casetta con un laghetto, dove di notte alcuni pescatori andavano a caccia di anatre”.
    Il suo sorriso ha disarmato tanti vip, è così!
    “Sì. È successo anche in diversi locali, Baita, Florida, Cavalluccio Marino, dove si ballava con la consumazione a 500 lire, e soprattutto al dancing Savioli, dove si tenevano il Gran Bal en tête e il Premio Riccione per il mondo dello spettacolo, anni d’oro! Da lì sono passati proprio tutti i personaggi. Oltre a Totò e alla Lollo, tra gli attori ricordo Alberto Sordi, Giulietta Masina, Anna Magnani, Vittorio Gassman, poi, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi, Peppino De Filippo, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. C’erano anche i comici, come Gino Branieri e Alighiero Noschese, e cantanti, come Raffaella Carrà, Teddy Reno, Rita Pavone, Tony Renis…”
    E tante belle donne!
    “Al di là della Ekberg, come non ricordare Monica Vitti, Catherine Spaak, Marta Marzotto, Wanda Osiris e Sylvia Koscina o Lea Massari e Virna Lisi? C’erano anche tante miss tedesche che si prestavano a fare foto al seguito di un noto giornalista. Ma allora le donne erano più cooperte di oggi!”
    Di quali foto è più orgoglioso?
    “Quella fatte al Papa e a tanti uomini di fede, come al cardinale Ersilio Tonini e a don Oreste Benzi. Ce ne sono poi altre scattate a politici, a partire dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e a Giovanni Spadolini, a illustri sportivi, come Pelé e a cantanti, come Don Backy che si sposò nella chiesa di San Martino”.
    Materiale prezioso?
    “Sì. In parte è stato riportato in diverse mostre, cataloghi e libri, come I Cavalieri del vento e Riccione – Woodstock, pubblicato con Red Ronnie”.
    Qualche anno fa in Tribute to Bepi Savioli & Pico ha riproposto altre foto inedite. Quali?
    “C’era quella di Gianni Morandi, quando alle prime armi si esibì gratis per i bimbi ospiti dell’ex colonia “Mater Dei”, in viale Torino. Poi il famoso Pelè che scelse Riccione per il suo viaggio di nozze e alcuni scatti di Gianni Rivera e Pierino Prati. Foto degli anni Sessanta, quando le grandi squadre del Milan, Roma, Lazio, Torino e Fiorentina per i precampionati si allenavano a Riccione. Poi protagonisti e ospiti di note trasmissioni televisive, a partire da un Disco per l’estate con Fiorello, Baglioni, Costanzo”.
    È vero che tanti personaggi vengono ancora a trovarla?
    “Sì. Tomba, Fiorello, la Hunziker, Linus, il produttore Bibi Ballandi, come la Colombari, Arbore, Giocomo Agostini ed Enrico Vaime, quando passano davanti al negozio, si fermano a salutarmi e a fare quattro chiacchiere”.
    Niente pass e biglietti da visita, la discrezione è sempre stata il suo lasciapassare?
    “Sì, non ho mai fotografato un personaggio senza chiedergli prima il permesso. Ho avuto anche la fortuna di incontrare un po’ tutti grazie a Bepi Savioli”.
    Fotografo, ma con l’occhio del cronista…
    “Dagli anni Ottanta collaboro con il settimanale il Ponte e, sin dai tempi del collega riminese Davide Minghini, con Il Resto del Carlino. Poi Famija Arciunesa e, tra le ultime testate il magazine Rimini Donna. Ma gratis ho spesso prestato le mie foto ad altri quotidiani, e saltuariamente a rotocalchi nazionali. Sono sempre pronto a fornire lo scatto giusto e a immortalare personaggi, eventi, cerimonie e scorci della mia Riccione”.
    Ha fotografato anche alcuni membri della famiglia Mussolini?
    “Sì i figli Anna Maria e il marito Nando Pucci Negri che presentava le serate al Savioli. Poi Vittorio con la moglie e Romano con la famiglia e l’onorevole Alessandra, più volte ospiti del Grand Hotel, dove in tempo di guerra c’era un gran via vai di militari, comandanti canadesi e di altre nazioni, che venivano a riposarsi e a divertirsi. Le ultime foto le ho scattate alla nipote Edda Negri, ora sindaco di Gemmano”.
    Da bambino ha fatto pure il raccattapalle nel campo da tennis del Duce…
    “Sì. (ma Pico taglia corto, ndr)”.
    Ha ricevuto ambiti premi?
    “Sì. Il Rotary Club Riccione-Cattolica nel 2006, per mano del presidente Orazio Motolese, mi ha consegnato il premio “Paul Harris” (che a Riccione è stato conferito pure a don Pietro Cannini, a Bubi Barilari e al latinista del Vaticano don Guglielmo Zannoni ndr). Due anni dopo ho poi ricevuto il premio “Marzio Cesarini”, poi “La Perla di Riccione”, il “Baleani” e vari riconoscimenti”.
    Sempre fuori casa per lavoro, ma la sua Augusta non si lamenta?
    “Nonostante io sia sempre stato in giro, anche di domenica, per fotografare i matrimoni, mia moglie mi ha sempre sopportato, in senso buono. Oltretutto mi ha dato in ogni momento una buona mano. Confesso: vivere con lei è quasi più bello oggi di ieri. Ora che i figli sono sposati, mi cura e mi coccola con più amore. Il 21 ottobre del 2006 abbiamo festeggiato le nozze d’oro, ora puntiamo su quelle di diamante”.
    Dove conobbe sua moglie?
    “La freccia di Cupido scoccò nel 1949, durante un ballo nella Casa del Popolo, in viale Ceccarini. Sette anni dopo don Giovanni Montali ci sposò nella chiesa di San Lorenzo, parrocchia di Augusta. Fu un grande giorno. Con amici e parenti facemmo festa all’Hotel Royal”.
    Poi la famiglia si è allargata…
    “Sì, sono nati i nostri figli, Gianni, che mi affianca nel lavoro, Riccardo e Maria Teresa, che ci hanno dato quattro nipoti: Lorenzo, Filippo, Cecilia e Camilla”.

    Nives Concolino