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Piccoli registi crescono nel Round

Trenta anni fa si chiamavano cineamatori. Termine che aveva un po’ troppo il sapore di filmini  delle vacanze. Allora divennero tutti autori di film “non professionali” o “indipendenti”.  I più sofisticati si facevano chiamare filmaker. Ma la sostanza era identica: la maggior parte dei “registi” era armata  di una cinepresa Super 8, qualche amico compiacente e tanta buona volontà. E quando si accendeva la lampada del proiettore, la tensione in sala non era inferiore ad una prima di Venezia o di Cannes.
Trent’anni fa “Round” si chiamava “Rimini attraverso l’obiettivo” prima rassegna di films e diapositive. All’inizio voleva essere quasi un censimento del materiale rintracciabile nei cassetti di casa di tanti riminesi. L’idea fu del vulcanico Paolo Scarponi, all’epoca presidente dell’Enars-Acli (l’ente aclista che si occupa del tempo libero) di Rimini (inventore poi di “Cartoon Club”, di “Borgo Musica Estate”, dei concerti al parco Marecchia, e di tante altre manifestazioni che ancora oggi arricchiscono il pur sempre fragile panorama culturale riminese). Coadiuvato dal critico cinematografico Isidoro Lanari, iniziò il ripescaggio dei filmati realizzati dal 1967 al 1976 dal “cinefoto club Rimini”.
Oltre ai “mitici” Alberto De Giovanni e Luciano Liuzzi, c’erano Romano Bedetti, Romano Zamagna, Antonio Romani, Giancarlo Sormani, Giancarlo Ardenti Morini, Roberto Conti, Lino Bodellini, Luciano Monti, Nedo Zanotti. Più qualche “chicca” in 16 mm, come una regata velica del 1941 girata da Marcello Rusticani e due “perle” del grande Davide Minghini Caccia al pescecane (1968) e Grand Hotel (1972).
Sul “GR 3 Cultura” di martedì 20 aprile 1982 andò in onda questa presentazione: “A Rimini non si è ispirata solo la fervida fantasia di Federico Fellini. Infatti questa sera nella nota città balneare comincia una rassegna di film intitolata “Rimini attraverso l’obiettivo”. Saranno presentati una quarantina di filmati sulla città realizzati perlopiù da dilettanti e semi-professionisti negli ultimi trent’anni”. Nelle cinque serate della rassegna (al proiettore Carlo Soci, “una garanzia”), la sala dell’Azienda di Soggiorno fu sempre troppo piccola per contenere l’appassionato pubblico.
 
Video sì, video no
Col solo ripescaggio dei vecchi filmini girati a Rimini si sarebbero tuttavia riempite non più di due o tre edizioni della rassegna, ma – poiché l’appetito viene mangiando – arrivarono, in seguito, una serie di giovani e giovanissimi autori con la loro “pizza” o la loro videocassetta sottobraccio, complice anche il neonato “Centro Giovani Arti Visive” voluto dal Comune di Rimini.
A bussare all’Enars-Acli furono in tanti: da Daniele Fabbri oggi a tutti noto come Daniele Luttazzi a Werther Germondari, Renzo Renzi, Renzo Agostini, Gabriele Bollini, Giorgio Fabbri Casadei, Giovanni Tommaso Garattoni, Massimiliano Sirotti, Alberto Casadei, Bruno Bassi e altri.
Con gli anni, la rassegna ha abbandonato la pellicola, trovando nuovo slancio dall’esplosione del video, all’epoca non particolarmente amato da Isidoro Lanari che scriveva: “La Tv non è vero cinema ed ha un suo linguaggio peculiare che si adatta al piccolo schermo, che resta sempre ideale per dibattiti, inchieste e iniziative didattiche. Il cinema permette ben altre escursioni nella realtà e nella fantasia facendo leva su una dimensione psicologica fondamentale: la contemplazione ovvero il piacere estetico di una immagine grande e viva (e senza reticoli). Cara Tv, non si può inscatolare lo sguardo”.
Chissà se lo pensa ancora?
Eredità e frutti
“Round” era una delle creature a cui Paolo Scarponi teneva di più. Ne ha seguito ogni passo, fino all’edizione del 1991. Tanto era disordinato per sé e per la sua salute, quanto perfezionista e pignolo, fino all’eccesso, per le iniziative che organizzava.
Si preoccupava di tutto: dai rapporti con gli autori alle locandine per i negozi. La sua scomparsa, a soli 43 anni, tuttavia non ha segnato la fine di questa esperienza. Il testimone è stato raccolto da alcuni dei giovani che avevano collaborato con lui: Sabrina Zanetti, Paolo Pagliarani, Roberto Sardo ed altri che hanno allargato gli orizzonti della rassegna, moltiplicando gli scambi con altri festival, non solo italiani. E in una città che brucia tutto e dove le iniziative nascono e muoiono dopo un anno e poco più, “Round” rappresenta una felice eccezione. Compie trent’anni, sempre senza “padrini” e “padroni”, combattendo ogni anno con la scarsità dei mezzi e l’indifferenza delle istituzioni. Insomma, quasi un miracolo che testimonia tuttavia che le buone semine fanno crescere alberi robusti. Forse, a venti anni dalla scomparsa, Rimini potrebbe trovare il modo di ricordare in maniera adeguata Paolo Scarponi, infaticabile animatore culturale, difensore dei diritti dei più deboli, esponente di un cattolicesimo non vissuto intellettualmente ma fra la gente comune, dal sorriso bambino e dal cuore grande. In molti gli hanno voluto bene e la serata finale del 29 maggio, al cinema Tiberio di Rimini, sarà anche un’occasione per esprimergli gratitudine e riconoscenza.

Giorgio Tonelli