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Piccoli cinesi: bambini qui venuti da altrove

Bambini qui, venuti da altrove. È questo il titolo del libro di Marie Rose Moro (Franco Angeli, Milano 2005) che esprime sinteticamente la realtà che si è consolidata in nove anni di cammino del Centro Italia-Cina di Savignano.
Qui minori cinesi di diversa età hanno trovato un luogo per incontrarsi, per studiare la lingua italiana, ma anche quella cinese che nonostante l’origine poco conoscono. È l’unico spazio di appartenenza dove possono giocare ma dove anche organizzano il capodanno cinese, uno dei più rinomati in Italia. Attualmente il Centro è frequentato da quaranta bambini e ragazzi a cui si aggiungono i venti del nuovo centro aperto a San Nicolò al Porto da meno di un anno.Tutti quanti sono seguiti da un notevole numero di volontari italiani di tutte le età coordinati da don Giuseppe Tong e Maria Chiara.
Ma questo è quello che capita tutti i giorni. Per andare avanti bisogna discutere, raccontare quello che è successo, fare esperienza delle esperienze altrui. È con questa volontà che recentemente si è svolto l’incontro Sostegno al futuro. L’esperienza dei Centri Italia – Cina per minori stranieri. Cosa si è fatto? Cosa si deve fare?
Sul futuro la parola comune è stata lavoro di squadra. A partire da Mario Galasso, assessore provinciale ai Servizi Sociali e Immigrazione che ritiene “opportuno convergere le risorse per creare spazi di lavoro più efficaci nell’ambito dell’integrazione, dell’intercultura e specialmente a favore dei minori” e ha lanciato la proposta di un tavolo territoriale. Ma poi in campo sono scese loro, le operative: Angela Lu Yao, prima utente del Centro ora operatrice ed educatrice dei più piccoli, Lidia Aluigi insegnante volontaria responsabile dei corsi di lingua italiana e Beatrice, una giovane intraprendente volontaria di Savignano.
Ciò che ne viene fuori è una realtà dinamica che lavora sui singoli ma che come tutti deve fare i conti con la crisi economica e i finanziamenti. Per questo sia a Savignano, sia a Rimini si è scelto il finanziamento attraverso la formula dell’adozione a distanza. Un po’ inconsueta, è vero, “ma la distanza in questo caso non è spaziale ma culturale – spiegano dal Centro Italia-Cina – anche se quando si parla di adozioni a distanza si pensa subito al bambino lontano”.
I risultati dei lavori riminesi, e le esperienze raccontate, verranno raccolte e riportate all’interno del XIII forum nazionale del Sostegno a Distanza, a Bologna nel prossimo maggio. Un passo dopo l’altro…

a cura di Angela De Rubeis