Non è oro tutto quello che riluce

    La borsa dell’oro sale e i riminesi frenano la vendita dei preziosi di famiglia. Nei primi mesi del 2009 le quotazioni sono arrivate a mille dollari l’oncia (il massimo del mese di febbraio è stato 1004,5 molto vicino al record di 1006,75 di marzo 2008) e se gli stessi investitori non hanno perso tempo ad acquistare monete e lingotti, i cittadini prima di scambiare il metallo usato con contanti ci pensano due volte e aspettano tempi migliori.

    “Il lavoro? Si è arrestato”
    Circa due anni fa, Tutto Rimini Economia (il mensile in allegato a “il Ponte”), nel numero 18, attraverso un’inchiesta sullo smercio dell’oro usato, aveva messo in luce alcuni aspetti quali una reale necessità di vendere gli ori di famiglia da parte di persone in difficoltà e l’aumento dei negozi addetti all’acquisto del metallo nella costa romagnola rendendo così il mercato molto più competitivo. Nel 2009, crisi a parte, la situazione non è cambiata di molto. Il negozio Affari d’oro in via XX Settembre, marchio con 80 negozi in franchising in Italia, manifesta una battuta d’arresto.
    “Tutti pensano che la crisi abbia impennato le vendite dell’oro, ma nel nostro caso non è così. Anzi, per la gente la crisi c’è già da molto e quello che poteva vendere l’ha già venduto!”.
    Oltre ad Affari d’oro, un altro punto di commercio è il Mercato Veneto dell’Oro in Corso Augusto con altre sedi a Forlì e Ravenna e A peso d’oro presente in via Marecchiese oltre che a Bellaria e Riccione.
    “Siamo stati i primi ad aprire in città, era il 1994 e fino a poco tempo fa gli affari procedevano bene – sottolineano dal punto vendita – ora che in provincia ce ne sono tanti altri, il lavoro è diminuito, nemmeno la crisi ha agevolato un aumento della domanda”.
    E la concorrenza non arriva solo dalle nuove sedi “ma anche da alcune oreficerie dei centri commerciali come Le Befane o Mercatone Uno che come pratica usuale utilizzano la permuta in cambio di buoni da spendere nei loro negozi”.

    L’identikit del venditore
    Come due anni fa chi decide di vendere catenine e braccialetti – e sono pochi – è soprattutto riminese, di ogni estrazione sociale, donne e anziani che vogliono racimolare qualcosa. La pratica è sempre la stessa: si consegna l’oro che viene pesato, analizzato e pagato direttamente in contanti. Per evitare lo smercio di oggetti rubati, il cliente firma il modulo con il timbro della questura e fornisce un documento d’identità. Ma attenzione a quanto sborsate! Catenine, collane, anelli ecc… vengono pagati al grammo secondo la caratura, lavorazione esclusa. Anche se il prezzo dovrebbe definirsi in base alle piazze finanziarie, in realtà varia da negozio a negozio. Se lo scorso anno il prezzo oscillava tra i 16 e i 18 euro al grammo, ad “Affari d’oro”, ad esempio, si spendeva attorno ai 12 euro, oro puro e non. Come già scritto nell’inchiesta di TRE “chi valuta l’oro ad esempio a 18 euro in realtà lo valuta meno di 16 perchè ritira qualsiasi tipo di oro”. Una volta acquistato, l’oro rimane in deposito a disposizione dei controlli per circa 6 mesi, poi viene inviato al banco dei metalli dove sarà fuso e ritrasformato in nuovi gioielli o in lingotti.

    I consigli dei Consumatori
    A liberalizzare il mercato ci ha pensato la legge del 17 gennaio 2000 “Nuova disciplina del mercato dell’oro in attuazione della direttiva 98/80/CE del Consiglio del 12 ottobre 1998” che regola in tutto e per tutto il commercio dell’oro usato: dalla vendita alla fase conclusiva. Per destreggiarsi in questo mare giallo, oltre alla legge del 2000, c’è la Lega Consumatori di Rimini che consiglia: “Sarebbe bene non fermarsi alla prima bottega, ma farsi un’idea generale dei prezzi in circolazione. Ancora meglio è portare i propri oggetti al Banco dei pegni per una giusta valutazione con la sicurezza del valore reale”.
    Oltre a una conoscenza del valore reale dell’oggetto è bene sapere che cosa si paga.
    “Quando si acquista dell’oro nuovo oltre al peso, il prezzo tiene conto anche del tipo di lavorazione mentre per quello vecchio si considerano solo i grammi. Poi, ogni negozio ha le sue regole interne per le quali acquista oro puro o solo oro misto oppure di una determinata caratura”.
    Se è vero che bisogna prestare molto attenzione ai negozianti un po’ furbi, è altrettanto vero che in periodi di vera crisi l’oro rimane il protagonista indiscusso, l’ultimo dei beni rifugio che prima o dopo può servire, se non da indossare per una serata, per essere venduto.

    Marzia Caserio