Home Vita della chiesa Non è bene che l’uomo sia solo

Non è bene che l’uomo sia solo

Nella settimana dal 4 all’11 settembre il gruppo dell’Acg di Igea Marina ha vissuto la tanto attesa esperienza dell’anno, il CAMPO DIOCESANO!, recandosi a San Vito di Cadore, insieme ai giovanissimi di Bordonchio e Savignano, per riflettere sul tema dell’Agàpe, cioè l’amore incondizionato, gratuito e disinteressato.
Sotto la guida dei nostri educatori, i seminaristi, Andrea, Gino e Stefano, il rettore del seminario don Andrea e il cappellano di Savignano don Alberto, abbiamo avuto modo di affrontare il tema dell’amore, un argomento molto vicino e importante per noi giovani in crescita.
Durante la catechesi abbiamo compreso il vero significato di questa parola, che sottintende una vera e propria arte, cioè la capacità di scegliere la strada giusta seguendo la voce che parla al nostro cuore.
La preghiera che ci ha guidato durante il campeggio, tratta dal diario di Alberto Marvelli, ci svela il modo per raggiungere Dio vivendo la montagna. Di questa preghiera abbiamo fatto esperienza durante la camminata sul monte Lagazuoi sulle Dolomiti. Dopo qualche ora di salita, abbiamo raggiunto la cima dove ci attendeva un magnifico panorama, custodito dalla presenza viva di una Croce; al ritorno, abbiamo visitato le grotte scavate dai soldati austriaci durante la prima guerra mondiale. È stata una bellissima esperienza perché siamo riusciti a confrontarci con qualcosa più grande di noi, abbiamo messo alla prova i nostri limiti, e ci siamo sentite piccole rispetto a ciò che avevamo intorno.
Alla fine della settimana, per continuare a tenere una vita sullo stile dell’amore di Gesù, ci siamo dati dieci piccole regole, utili per vivere appieno la nostra identità di cristiani: cercare di raggiungere l’Agàpe, sapendo perdonare il prossimo, avendo l’umiltà di chiedere perdono, rimanendo se stessi, accogliendo l’altro come dono di Dio e riuscire a costruire delle relazioni coi piedi per terra e la testa in cielo, essendo sinceri, fiduciosi e disponibili all’ascolto.
Tra scherzi, risate e chiacchierate prima di dormire, abbiamo anche celebrato quotidianamente la Messa, le lodi ogni mattina e la compieta ogni sera; sono stati dei momenti intensi che hanno raggiunto il culmine con la veglia. Non ha prezzo svegliarsi a notte fonda per aprire il cuore a Dio, cercando di tenere gli occhi aperti, vincendo la stanchezza e riuscire a vedere davanti a te Gesù, che come un amico ti aspetta per stare con te, per amarti così come sei, anche con i tuoi errori.
Oltre che a farci riflettere, il campo è stato un buon modo per conoscere altri giovanissimi come noi, a far nascere nuove amicizie che ci permetteranno di crescere e portare a casa una piccola sfumatura di Agàpe: con il tempo si spera di far sbocciare un arcobaleno.

Anna, Gloria, Nicla

Missionari dell’amore di Cristo
“Non lasciatevi sfuggire nessuna occasione per amare la vita”. Don Claudio conclude così il campeggio di Casa Alpina di Calalzo durante la messa dell’ultimo giorno. Una frase di quelle che si pronunciano con consapevolezza a discepoli che ancora oggi sono chiamati alla loro missione di cristiani nel quotidiano. “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”: così Gesù ci ha lasciato il comandamento che li riassume tutti, quello che ci dà il senso dell’essere cristiani e ci invia ad esserlo nel mondo.
E questo è ciò che hanno vissuto i giovanissimi di Azione Cattolica del campo Agàpe nella settimana il cui obiettivo era proprio mettere a fuoco il tema dell’amore gratuito e disinteressato.
Una formazione curata e significativa ha impegnato, già da mesi prima del campo, gli educatori dei gruppi delle varie case, veri testimoni dell’agàpe in questa esperienza di servizio. Con il loro aiuto i ragazzi sono riusciti a riflettere sul tema loro proposto, partendo da un’analisi esperienziale riguardo alle figure da cui, nel corso della loro vita, hanno ricevuto amore senza pretendere nulla in cambio. Genitori e familiari, educatori, preti, insegnanti: testimonianza dell’amore che Cristo ci ha comandato di portare a tutti. Si è quindi arrivati a definire l’origine di questo amore, di cui i precedenti sono il riflesso, il vero agàpe del Dio che muore sulla croce per dare la vita, la salvezza a chi l’aveva invece condannato. Sotto la guida dei preti i ragazzi si sono fermati sul brano di Giovanni 21, 1-19, da cui sono scaturite preghiere importanti che il vescovo Francesco ha già chiesto di raggruppare per poi pubblicarle.
Il tema del campo ha poi trovato il suo sviluppo più immediato, anche per questo forse il più apprezzato dai ragazzi, negli incontri sull’educazione affettiva, tanto vicini alla loro esigenza di saper definire situazioni e riscoprire significati di gesti che la cultura di oggi sta man mano snaturando.
Nella giornata comune, tutti i ragazzi delle sei case si sono ritrovati insieme. Alcune delle loro domande sono state affidate al Vescovo, che ha risposto parlando a quasi cinquecento ragazzi, da lui stesso definiti in tale occasione “la mia famiglia”.
I giorni in montagna sono finiti e, con tanta consapevolezza in più, si torna al tempo della missione: portare al mondo, ognuno nel proprio piccolo e nella quotidianità, l’agàpe che il Signore ci ha donato e che ancora oggi ci dona.

Marco Missiroli