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Non cancellare il Terzo Settore

Caro direttore,
notizie di questi giorni mi fanno nascere alcune considerazioni.
Si parla da mesi della necessità che anche la Chiesa cattolica debba pagare l’ICI sui beni non destinati al culto. È emersa poi, per bocca del ministro del Lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero, la volontà del Governo di cancellare, nell’ottica di un ridimensionamento della spesa pubblica, l’Agenzia per le Onlus, un ente di emanazione governativa con poteri di indirizzo, promozione e vigilanza nel contesto in cui agiscono le organizzazioni di utilità sociale, i soggetti del terzo settore e gli enti non commerciali.
Sull’ICI è bene specificare che l’agevolazione non è sui beni ecclesiastici, ma sulle attività svolte da soggetti non profit. Si riconosce un valore sociale a quel particolare tipo di attività (inserimento lavorativo, assistenza a soggetti fragili, bambini, anziani, ecc.) e per questo si consente un vantaggio fiscale (logica presente in molte legislazioni europee).
Sulle dichiarazioni del ministro Fornero vorrei segnalare che non si tratta di una operazione di generale taglio di enti governativi ma di una scelta ben precisa. Ad esempio non si è abolito l’ente per il microcredito, un ente, con un paio di milioni all’anno di budget, che ha prodotto ben poco in questi anni.
Mi pare che possa esserci un collegamento tra questi due fatti, un collegamento che porta a considerare il volontariato ed il terzo settore come qualcosa di cui possiamo fare a meno, che non merita attenzione né riguardi in questo tempo di crisi.
Penso che un ragionamento del genere sia molto pericoloso. In Italia il Terzo Settore ha dimostrato per ora di poter reggere la crisi: le cooperative sociali hanno continuato a pagare gli stipendi e in molti casi si sono rivelate un bacino capace di riassorbire parte di quei lavoratori espulsi dal lavoro.
Le associazioni di volontariato promuovono l’accoglienza delle persone più fragili (anziani e bambini) che lo Stato non è in grado di fare. Inoltre questi soggetti, che peraltro producono un buon 5% del PIL nazionale, sono occasione di impegno civico e socialità per i milioni di volontari che vi si dedicano e per le tante persone che ne vengono a contatto.
Credo che tutto ciò debba essere considerato, che si debba preservare un sistema di grande valore per gli effetti sociali, economici e relazionali che favorisce e promuove.
Ritengo si debba, e spero che si possa, contrastare la linea di pensiero che vede il Terzo Settore come un accessorio di cui si può fare a meno. Teniamo alta la guardia!

Nazzareno Gabrielli