Home Parla con noi Nella situazione attuale la chiusura rimane un atto di carità

Nella situazione attuale la chiusura rimane un atto di carità

Caro Direttore, lo so che è un momento difficile e che ognuno vuol dire la sua, ma le dichiarazioni diffuse in video di ieri di mons. D’Ercole, mi hanno molto rammaricato sia nei contenuti che nei modi.

E’ stato un vero e proprio scivolone mediatico e un grande autogol per la comunità cristiana. La realtà è stata quasi completamente travisata, come accade spessissimo nelle “guerre di religione” che mi auguro siano ormai solo un ricordo. Grazie a Dio sono stato confortato, sempre ieri, dalle ampie e corrette dichiarazioni di mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena, che pienamente coindivido.

Ma vediamo alcuni punti:

1) a quali dati scientifici fa riferimento mons, D’Ercole quando, rivolgendosi alla Commissione sanitaria che sta esaminando il problema, dice che le Chiese non sono possibili fonti di contagio? Certo ad Ascoli – per sua fortuna – no, ma a Milano, Bergamo, Brescia, Piacenza, Alessandria, Rimini, Pesaro,… e potrei continuare i dati sono molto diversi. Provate a chiedere ai vescovi della Lombardia… 117 sacerdoti morti in Italia, di cui 25 solo nella diocesi di Bergamo, senza contare i religiosi. Ma vogliamo scherzare o abitiamo sulla luna? Lui sta parlando solo per la sua diocesi o per tutte? Dire che la sua esperienza come vescovo di Ascoli gli dimostra una cosa diversa le sembra una cosa di buon senso?

2) usare certi termini da guerra fredda come: “è una dittatura questa”, “noi esigiamo”, “bisogna che il diritto al culto voi ce lo diate altrimenti ce lo prendiamo”, “e se io riesco a tener calma la gente è solo perché…”, mi sembra davvero una pessima figura che darà sicuramente la stura a tutte le posizioni più populiste e integraliste che già ben conosciamo e delle quali in questo momento avremmo fatto volentieri a meno.

3) Vorrei che qualcuno mi dicesse quale altro luogo pubblico, dove si potrebbe creare assembramento come in Chiesa, è stato aperto dall’ultimo decreto. Giusto per capire dov’è la discriminazione nei confronti delle Chiese che peraltro sono aperte al culto dei singoli fedeli rispettando le distanze di sicurezza. Non sono stati aperti i bar, non i ristoranti, non i circoli ricreativi, non le sale da ballo… Dunque perché tutta questa acredine e questo stracciarci le vesti? Questo modo rancoroso non mi sembra affatto consono né rispondente a verità. Inoltre il governo ci ha detto che c’è al lavoro una Commissione congiunta che sta esaminando attentamente il problema e che a breve verrà stilato un decalogo x la riapertura. E allora? Qual é il problema per tanto bailame visto che siamo ad Aprile e che le riaperture per i luoghi aperti al pubblico come bar e ristoranti (e certamente anche le chiese) sono previste, salvo novità, per l’ 1 Giugno? E’ quale attentato al culto è in atto se le Chiese sono aperte per la preghiera e l’adorazione personale e le attività in streaming si sono ovunque moltiplicate a dismisura? L’unica cosa che mi trova d’accordo è il racconto dell’episodio increscioso dei carabinieri in chiesa che hanno interrotto la Messa e che è assolutamente censurabile senza alcun’ombra di dubbio, almeno nei modi in cui è avvenuto. Ma si tratta di un episodio!
Non è mia intenzione difendere l’operato del governo e non ho nessuna intenzione di farlo, ma da persona che cerca di difendere il bene comune e gli interessi della collettività credo davvero che questa debba essere l’ora della responsabilità e non della polemica, tantomeno religiosa.

Mi sembra proprio una tempesta in un bicchier d’acqua e non so perché si sia scatenata, dopo che la responsabilità, che in questo caso si coniuga con la carità di evitare altri contagi, fino ad ora aveva sempre prevalso.

Il problema vero e che nessuno ormai non ci racconta più (e su questo dovremmo tutti interrogarci), è che sarebbe ancora presto riaprire per tutti e che la politica è tirata per la giacca dall’economia per velocizzare la fase 2 senza ascoltare il parere degli esperti che ci dicono che non è ancora ora. E’ notizia di questa mattina che in Germania, dove sono state allentate le misure da qualche giorno, i contagi e il tasso di mortalità hanno già ripreso a salire… Sempre oggi il microbiologo padovano Crisanti che ha gestito ottimamente la situazione in Veneto (intervista su “La Repubblica”) ha dichiarato che “è sbagliato riaprire tutto e subito” e che “le decisioni sembrano essere prese più sulla scorta di spinte emotive e di interessi di parte che sui numeri” senza alcun “criterio scientifico”. E poi precisa che “quando fu deciso il lockdown c’erano 1800 nuovi contagi al giorno, la stessa cifra registrata ieri. Non è che la situazione sia così migliorata”. Ma in questo momento nessuno vuole ascoltare, almeno lo facciano i vescovi e la comunità cristiana!

A parziale difesa della rabbia con cui si è espresso mons. Ercoli può starci il modo in cui la sua comunità, come le altre colpite dal terremoto, sono state trattate dai Governi che si sono succeduti. Ma questo è un altro problema. Grazie dell’ospitalità

Luigi Bianchini