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Natale è l’obbedienza del cuore

Che Natale è un Natale senza festa?
Che festa è una festa che non coinvolge tutti?
Che tutti siamo, se qualcuno viene escluso?

Eppure questa è l’aria che si respira in questo periodo di Avvento che ci accompagna al Natale, la nascita del Salvatore.
Paure e preoccupazioni vere o presunte, convinzioni vere o presunte, pregiudizi veri o presunti, ci spingono a costruire barriere nell’illusione di proteggerci dall’altro, il diverso, il più povero, il più fragile. Non ci rendiamo conto che, proprio quei muri che stiamo costruendo, stanno circondando anche noi, stanno limitando la nostra libertà, la nostra intelligenza, il nostro cuore. Stiamo diventando carnefici e vittime di noi stessi.
Ci scandalizziamo quando sentiamo parlare di Olocausto ma, cosa racconteremo quando saremo chiamati a rispondere delle migliaia di persone morte nelle traversate o nei centri di detenzione libici? Come giustificheremo le violenze, le torture, le sevizie che avvengono quotidianamente in questi luoghi? Possiamo fare finta di non sapere, possiamo accusare i media che non ce ne hanno parlato ma, il nostro cuore, cosa ci sta dicendo?

Difendiamo il presepe di legno o terracotta ma non quello di persone., ma il nostro cuore, cosa ci sta dicendo?
Difendiamo il crocifisso ma non i crocifissi della storia, ma il nostro cuore, cosa ci sta dicendo?

Vengono usati i migranti come tema di distrazione di massa rispetto ad altri problemi dell’Italia, dell’Europa e del mondo occidentale. Oggi, attraverso una lettura semplificata, sembra che tutti i problemi delle società occidentali derivino dai migranti. Ma non è così. La crisi economica, morale e sociale ha radici profonde, che tocca le viscere della storia recente e passata.
Vi prego, svegliamoci dal torpore, usciamo dall’indifferenza, accendiamo la nostra intelligenza, rifiutiamo di diventare complici di questo sistema arrendendoci alle strumentalizzazioni dei burattinai del potere.
Serve una vera e propria rivoluzione: l’obbedienza del cuore.

Non si tratta di essere buonisti ma giusti!
Dobbiamo dare vita al Vangelo e difendere i diritti sanciti nella Costituzione e nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Umanità, sapendo che non ci possono essere diritti senza responsabilità e le responsabilità, così come i diritti, dipendono da ciascuno di noi ricco o povero, alto o basso, uomo o donna, bianco o nero.
È sufficiente che ognuno si senta chiamato in causa, si senta coinvolto nell’obbedienza del cuore. In una parola si senta responsabile.
Responsabile di un Natale di giustizia e di dignità, di un Natale che non ammette tavole imbandite da un lato e dall’altro neanche briciole.

Un Natale che non esclude nessuno perché Natale è speranza, e la speranza è di tutti, o non è speranza.
Per questi motivi le nostre Chiese dovranno spalancare le porte al mondo, all’umanità, alla vita che nasce.
Solo se riusciremo a rispondere all’obbedienza del cuore quando arriverà la nostra ora non dovremo chiedere: “Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato, straniero o nudo, malato o in prigione, e non ti abbiamo aiutato?” saremo tranquilli perché avremo tatuati nel cuore il volto di Livia, la nonna sola che abita sul nostro pianerottolo; quello del nostro vicino Luigi che ha perso il lavoro da poco; quello di Bashir che incontriamo tutte le mattine fuori dal supermercato; quello di Roberta alla quale è stata diagnosticata una malattia; quello di Flavio che abbiamo aiutato a compilare un modulo; il volto di quella persona alla quale abbiamo offerto il caffè.

Un altro Natale è possibile, ci può essere ancora un Buon Natale, dipende da ciascuno di noi far sì che sia un Natale di tutti e per tutti, perché ad una vera festa, sono tutti invitati, soprattutto chi è più fragile, chi fa più fatica, chi ha più bisogno.
Obbediamo al nostro cuore, invitiamo Livia, Luigi, Bashir, Roberta, Flavio, lo sconosciuto a Messa e a pranzo con noi e scopriremo con stupore che il regalo più bello di questo Natale è riservato a noi che abbiamo saputo far nascere nel nostro cuore Gesù: la Speranza.

Mario Galasso
Direttore Caritas Rimini