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Mina, la terza donna di Fellini

Mina poteva diventare attrice, e non di un qualsiasi regista ma di Federico Fellini. Anzi, nei desideri del regista de La dolce vita, Mina sarebbe stata la sua terza donna, dopo Anita Ekberg e Sandra Milo. Il progetto riguardava almeno due pellicole, Satyricon e Il viaggio di G. Mastorna, un soggetto ispirato a un racconto di Dino Buzzati, un’opera tanto agognata che in realtà non prese mai il via. Proprio come la collaborazione tra Fellini e la “Tigre di Cremona”.
Eppure tra il regista riminese e la grande cantante il feeling fu immediato. A ricostruire la storia, per certi versi inedita, ci pensa ora una mostra, “DonnEcinema 2011. La visione di Fellini”, in programma dal 4 maggio presso Villa del Grumello, affacciata sul lago di Como. Dedicata al ruolo da protagonista della donna all’interno del cinema italiano, dagli anni ’50 ai giorni nostri, la prima edizione punta i riflettori sull’universo femminile che popola la filmografia felliniana. E qui incontra l’interprete di Mille bolle blu e la show girl di “Canzonissima”.
Fellini restò ammaliato dagli occhioni della “Tigre di Cremona” e dalla sua avvenenza. “Non dimagrire, mi raccomandò – le consigliò una volta – così sei perfetta per il mio film”. Mina entrò prepotentemente nell’immaginario felliniano. Della cantante il regista realizzò due ritratti: il maestro la disegnò preparando Satyricon e Prova d’orchestra. Inoltre, Mina è la protagonista di un sogno (uno dei tanti che Fellini ha realizzato e poi affidato al suo Libro dei sogni) che fece nel 1967: due pagine in cui al disegno si aggiunge un minuzioso testo che descrive i momenti salienti del sogno, con Fellini elegante dongiovanni.
Questi documenti, oltre ai disegni, alla trascrizione del sogno, a registrazioni audio e video e ad altre immagini, sono diventati una piccola clip realizzata dalla Fondazione Federico Fellini di Rimini.
Fellini esternò il desiderio di avere Mina nel cast addirittura in televisione. Presidente della giuria esterna di “Canzonissima” 1968, nella 13esima puntata in collegamento dal set (in diretta la scena del terremoto di inizio Satyricon), Fellini conferma a Lello Bersani che lo intervista la volontà di averla fra gli interpreti. “Mando tanti saluti a Mina – dice rivolgendosi alla cantante – speriamo di sentirci presto per telefono”.
Avrebbe interpretato il ruolo di Trifena, e per lei aveva già preparato gli abiti di scena. La francese Capucine, che prese il suo posto, sarà poi acconciata proprio come la “Tigre di Cremona”. Anche il look più conosciuto di Mina, quello con l’imitatissimo trucco privo di sopracciglia e i nei in evidenza, in qualche modo è felliniano: fu proprio lo scenografo Piero Gherardi, costumista del maestro, a suggerirlo a Mina durante la registrazione di alcuni short pubblicitari.
A cosa è dovuto dunque il gran rifiuto di Mina? “Fellini vuole proprio me. Quando ho saputo che il regista, tra tante attrici affermate ha scelto proprio me, ho pianto”. In un’intervista rilasciata nel 1967, la cantante si dice pronta a gettarsi in una “prova importantissima per la carriera (…) ci metterò tutta me stessa”. Qualche anno più tardi, alla radio, la “Tigre di Cremona” ammette di non aver avuto nessun desiderio di fare del cinema (anche se ha interpretato diversi film musicali), e di non avere rimpianti. Un rammarico però sì: il non concretarsi dei rapporti con Fellini: “Mi interessava come esperienza. Adoro Fellini sempre e comunque. Mi sarebbe piaciuto vedere come lavorava, lavorare con un mostro sacro come lui”.
Del regista Mina ricorda nel 1998 su Liberal, soprattutto la gioiosità e l’incredibile talento: “creare le immagini gli veniva facile come a Mozart veniva spontaneo fissare sul pentagramma le note, senza mai fare cancellature”. La decisione di non salire sul set neanche per un mostro sacro come l’autore di Amarcord, però, è solo sua: “Ho preferito non farlo – assicura Mina – … anche per rispetto.Preferisco fare ciò che so fare”.
In molti si sono chiesti perché la Fondazione non abbia contattato la cantante per farla partecipare al video o farla intervenire alla mostra “DonnEcinema 2011. La visione di Fellini”. In realtà, la Fondazione lo ha fatto attraverso il figlio Massimiliano Pani, ma Mina ha rifiutato: non intende tornare su questi argomenti né tantomeno mostrarsi in pubblico per queste circostanze. E così la terza donna di Fellini è rimasta tale solo nei sogni, uno dei tanti che popolano l’immaginario felliniano.

Paolo Guiducc