Home Vita della chiesa “Mi sento debole e inadeguato, ma ricco dell’aiuto dello Spirito”

“Mi sento debole e inadeguato, ma ricco dell’aiuto dello Spirito”

Gli anni in cui il Vescovo poteva ordinare 6-8 preti ogni anno per la diocesi di Rimini sono ormai un ricordo lontano. Oggi pare che, come dice il I° libro di Samuele ”la parola del Signore sia rara in questi giorni” (cfr. I Sam 3, 1). O forse più che rara quella del Signore è scarsa la nostra risposta. Ma, poiché rara, è ancora più preziosa. L’8 dicembre la Chiesa di Rimini è chiamata a rinnovare la gioiosa esperienza dell’ordinazione presbiterale del diacono don Eugenio Facondini. È l’unico prete di quest’anno, ma proprio per questo gli dobbiamo essere grati e vicini con la preghiera.

A don Eugenio, ordinato diacono l’8 ottobre 2011, chiediamo di raccontarci soprattutto la sua esperienza spirituale e pastorale di questo anno di servizio, a partire dalla Zona pastorale di Coriano.
“Ho vissuto il ministero diaconale in due momenti diversi: nei primi mesi, da ottobre 2011 a giugno 2012, sono stato presso la zona pastorale di Coriano (dove già avevo incominciato a vivere coi preti come seminarista); da giugno ad oggi, invece, sono inserito nell’équipe pastorale di Borghi e Sogliano.
La collaborazione con il gruppo di animatori dell’oratorio di Cerasolo è stata per me una bella esperienza di servizio. In particolar modo il lavoro insieme agli educatori che ci vedeva impegnati settimanalmente nella preparazione delle attività, ma anche nella nostra formazione personale. Ricco è stato anche l’impegno che mi è stato richiesto da don Fiorenzo: la visita alle famiglie di Ospedaletto in occasione delle benedizioni Pasquali. Certamente anche questo è stato motivo di crescita prima di tutto per me.
Nelle celebrazioni eucaristiche della domenica mattina a Coriano sono stato invitato da don Egidio a tenere l’omelia. Devo dire che, dopo alcuni timori iniziali, è stato per me un proficuo allenamento.
Ho sottolineato solamente tre esperienze, ma ci sono certamente anche tanti altri aspetti che hanno contribuito alla mia crescita formativa nel periodo passato nella zona pastorale di Coriano”.

Da Coriano a Borghi e Sogliano: un salto non solo di monti e valli, ma anche di ambiente e impegno ministeriale.
“In effetti la realtà pastorale di queste due parrocchie è piuttosto impegnativa, soprattutto dal punto di vista degli spostamenti, poiché comprende un territorio molto vasto in cui sono presenti molte chiese: quelle «attive» sono almeno dodici!
A partire da fine giugno 2012 sono stato chiamato in servizio presso le parrocchie di Borghi e Sogliano al Rubicone, insieme a don Giuseppe Vaccarini e al seminarista Gino Gessaroli.
Risiediamo nella canonica della parrocchia di San Lorenzo a Sogliano, facendo vita comune, insieme anche a don Luigi Ricci, Vicario Generale della Diocesi e parroco di Sogliano.
Pur in un contesto così ampio e variegato, sono stato molto colpito dalla buonissima accoglienza che ci hanno riservato le comunità. Certamente il mio ministero di diacono e prossimo sacerdote è fortemente chiamato in causa da queste comunità; i mesi trascorsi dall’estate a oggi sono serviti prima di tutto a conoscere i gruppi e le persone che già collaboravano con i sacerdoti precedenti e a valorizzare l’esperienza di vita cristiana che è già maturata sul territorio”.

Fin qui abbiamo parlato della tua esperienza di diacono, ma oggi sei alla vigilia dell’ordinazione presbiterale: come ti senti e come vivi questi giorni?
“Biblicamente parlando potrei dire con timore e tremore per la grandezza del dono che sto per ricevere. Sono certamente consapevole che essere chiamato a rendere presente il ministero di Cristo pastore nella comunità ecclesiale è davvero una missione impossibile senza la grazia dell’aiuto dello Spirito Santo. Per questo sento tutta l’ansia della mia debolezza ed inadeguatezza. Mi affido alla vostra preghiera e all’intercessione potente di Maria Regina della Pace, perché mi sostenga e mi accompagni in questo nuovo stato di vita”.
Ed è certo che tutta la nostra stima, il nostro affetto e la nostra preghiera saranno “solo” per lui, in attesa di poterli condividere anche con altri.

Egidio Brigliadori