“Meno olio, ma molto più buono”

    Per decenni Rimini è stata conosciuta solo come città delle vacanze, luogo di stabilimenti balneari, divertimento, discoteche, bagnini, e poco altro. L’entroterra non esisteva, e anche nel piatto la si ricordava solo per la piadina e i cassoni, nient’altro. E invece negli ultimi anni si stanno riscoprendo colture e tradizioni che danno vita a prodotti di grande qualità che conquistano sempre di più i palati locali e non solo.
    Ne è un esempio l’olio extravergine di oliva di Rimini, tra i più rinomati in regione non solo per quantità, ma anche per qualità.

    Quanti oliveti!
    Iniziamo dalla quantità. La provincia fa la parte del leone, coprendo il 70% di tutta la produzione regionale con circa 2.700 produttori (su 4mila), con oltre 560mila piante che occupano 2.825 ettari di terreno. In tutta la regione si stimano circa un milione di olivi su una superficie approssimativa di 5mila ettari. Per la maggior parte sono piccoli produttori, il cui prodotto è destinato all’autoconsumo, per sé e i conoscenti. La media produttiva è di 2 quintali e mezzo a produttore su un totale di circa 6, 7mila quintali. Ma ci sono anche realtà dai numeri molto più alti e che anche qualitativamente si stanno creando una loro nicchia di mercato.

    La raccolta 2010
    Cerchiamo di fare il punto sulla produzione di quest’anno con Luigino Mengucci, responsabile dell’ARPO, l’Associazione Regionale tra produttori olivicoli dell’Emilia Romagna a cui fanno capo i singoli produttori d’olio e anche le forme organizzate di produttori.
    “È ancora un po’ presto per fare il punto preciso sulla raccolta – afferma Mengucci – il lavoro è ancora in corso e i numeri non sono precisi. Ma possiamo sicuramente fare delle stime, e non sono stime molto belle. Lo scorso inverno è stato particolarmente freddo e le continue gelate hanno gravemente danneggiato le olive. Poche le enclave fortunate. Due per l’esattezza: Brisighella e la Valconca”.
    Rimini ha fatto da spartiacque. La parte sud, che segue la Valconca verso meridione ha avuto un’ottima produzione, anche sopra le aspettative. La Valmarecchia, invece, ha sofferto di più, man mano che ci si allontanava dal mare. Tra le zone più colpite, nella provincia, proprio le produzioni di Verucchio.
    “In generale in regione si può affermare che è stata un’annata di scarica produttiva, non certo tra le migliori. Anche se è giusto aggiungere che, ad esempio in Valmarecchia, veniamo da due anni di grande carica produttiva, e la scarsità di quest’anno potrebbe anche essere dovuta ad una normale alternanza della pianta. In generale, a Rimini, le gelate, anche nei luoghi in cui hanno limitato la produzione, non hanno mai danneggiato le piante, come invece è successo soprattutto nella zona di Forlì, tra Castrocaro e Bertinoro”.
    Ma quanti sono stati i quintali persi a causa delle gelate?
    “La produzione media riminese si attesta attorno ai 6, 7mila quintali di olio l’anno. Quest’anno ce ne sarà circa il 50-60% in meno. Quindi circa la metà. In regione è andata peggio. Si stima che in tutta l’Emilia Romagna la produzione del 2010 sarà il 70% in meno rispetto alla media. Parte di questo calo è dovuto anche alle abbondanti piogge della scorsa primavera e di fine estate. Quando l’oliva è piena d’acqua, infatti, la resa è minore. Questo significa che su 100 chili la quantità di olio ottenuta è di 13 chili. Mentre per una stagione meno piovosa si attesta sui 15, 16 chili”.
    Conti alla mano la stagione fredda e le gelate dell’inverno scorso, unite alle piogge di fine estate e autunno hanno dimezzato la produzione di olio della provincia e colpito ancora di più quella della regione. Per fortuna, poi, quest’anno non si sono contanti danni a causa delle mosche che hanno colpito tardi e sono state subito fermate.
    E per quanto riguarda la qualità?
    “Paradossalmente quest’anno avremo un olio ottimo – risponde Mengucci – la varietà Correggiolo, la principale componente dell’olio riminese, dà già di per sé un olio molto fruttato ed erbaceo. In più l’alta piovosità fa maturare le olive molto di più, eliminando ancora di più il retrogusto aspro e amaro. In definitiva avremo meno olio, ma più buono”.
    Qual è il livello qualitativo medio dell’olio di Rimini?
    “È un olio molto buono. La DOP Colli di Romagna, la seconda DOP della regione insieme a quella di Brisighella, si produce quasi interamente in provincia di Rimini. È un olio dalla lunga tradizione e dal sapore molto marcato. Il colore è verde intenso, con riflessi dorati e il sapore è erbaceo e fresco. Se la varietà di Brisighella è la più conosciuta, e probabilmente la più apprezzata della regione (ha ottenuto la DOP nel 1997), quella di Rimini ormai l’ha raggiunta, sia come numero di quintali prodotti sia per il prestigio, che aumenta di anno in anno”.
    Cosa viene fatto per aumentare la visibilità dell’olio di Rimini?
    “Anche se la maggior parte dell’olio riminese rimane in zona, la Cooperativa Olivicoltori dei Colli Riminesi (COLCOR) si sta adoperando per far conoscere l’olio dei Colli di Romagna fuori dai confini provinciali e regionali. Quello che per il singolo produttore sarebbe uno sforzo troppo pesante da gestire, viene fatto dalla COLCOR”.
    Non avrà ancora sostituito la piadina col prosciutto nell’immaginario collettivo, ma l’olio di Rimini sta sicuramente guadagnando consensi, oltre a fare della provincia l’orcio di tutta l’Emilia Romagna. Forse il 2010 non sarà ricordato come un’annata capace di arricchire i produttori, ma molto probabilmente si farà ricordare al palato, e sul piatto.

    Stefano Rossini