Home Attualita Mattarella: “Solidarietà, che bene”

Mattarella: “Solidarietà, che bene”

Puntuale, puntualissimo, anzi in anticipo di 3 minuti rispetto al cerimoniale: alle 10.57 il Presidente Sergio Mattarella varca l’ingresso di San Patrignano. L’accoglienza è al centro medico. Il tempo di salutare e stringere le mani, e Mattarella è già in visita: prima tappa la tessitura. A SanPa il lavoro è fondamentale per riprendersi in mano la vita. Ci si relaziona con gli altri, si ritrova il sorriso, la bellezza e la gioia del vivere in compagnia. Il settore tessitura è unicamente femminile: qui sono impegnate circa 35 ragazze tra il telaio e la macchina per cucire. Il Presidente stringe mani a queste ragazze, guarda volti, scruta il loro desiderio di riscatto attraverso anche un mestiere.
Dalla tessitura al Centro minori il passo è breve ma deciso. Questa è l’unica vera e propria casa della comunità: accoglie i minorenni, ragazzi e ragazze dai 14 ai 17 anni. Solo nel 2017 a SanPa sono entrati 33 minori, 15 ragazze e 18 ragazzi. “Quello dei giovani e minorenni catturati dalla droga è un fenomeno preoccupante. – Letizia Moratti, co-fondatrice della comunità, è decisa – Ogni vita è preziosa e non va lasciata sola nella difficoltà”.
11.40, il Presidente fa il suo ingresso in Sala Mensa accolto dagli applausi dei 1300 ragazzi di SanPa, tutti in piedi. Mattarella si guarda attorno, Tinelli gli fa strada. Poi, di colpo, il silenzio. In fondo alla sala è allestito il palco, Mattarella prende posto di fronte, seduto in mezzo a due ragazzi: Melita e Leonardo. Prende la parola Antonio Tinelli, il presidente: “La sua presenza è un segnale di stima e di fiducia nei confronti della comunità e di ciò che fa”. Tinelli manifesta al Presidente la sua preoccupazione per l’aumento dell’uso delle droghe e l’abbassarsi dell’età del primo contatto con la droga. “Rispetto legalità, inclusione, sono argomenti a lei tanto cari. E anche a noi. Grazie alla sua presenza avremo un motivo in più per chiudere il percorso”.
Melita Tempesta, 30 anni ancora da compiere, ne è un esempio vivo, è qui da quando ne aveva 23. “A 20 anni ero vittima della tossicodipendenza: avevo perso tutto: affetti, amici, famiglia e soprattutto me stessa e la dignità. Una schiava”. Incontra i ragazzi di San Patrignano durante uno spettacolo. Due di loro, la colpiscono per lo sguardo. Uno l’abbraccia, senza chiedere nulla. “In quell’abbraccio ho percepito tutto quello che mi mancava e che ricercavo nella maniera sbagliata. Qui ho incontrato persone che mi hanno accolto così come ero, ed ho ritrovato la persona che non riuscivo a vedere. Il percorso è duro, difficile e doloroso ma ho riscoperto me stessa e mi ha salvato”. Applausi a scena aperta. Il testimone passa a Leonardo, 18 anni, di Bolzano. “Che devo fare? Sono emozionato, penso si veda”. La platea lo ha già adottato, applaude anche Mattarella. “Sono entrato a San Patrignano il 22 giugno 2016: avevo 16 anni, 10 mesi e 11 giorni ed ero completamente smarrito. L’eroina era l’unica ragione di vita. Non guardavo in faccia a nessuno: rubavo, spacciavo, mi ero indebitato, mi guardavo le spalle giorno e notte. Il futuro non sapevo cosa significasse”. Per lui è stato ed è tutt’ora difficile ma “San Patrignano è una boccata d’aria fresca. Per la prima volta ho pensato a me stesso, a cosa significa crescere”. Piange Leonardo, e giù applausi. “Ogni mattina mi alzo e so cosa fare. Ho un futuro. Ho ripreso gli studi, e il sogno di bambino: infermiere, nei reparti terapia oncologica infantile. Spero di riuscirci”.
È il momento del premio, l’Abbraccio, il riconoscimento simbolo di San Patrignano. Mattarella riceve il premio e l’abbraccio dei due giovani. “Oggi è un giorno di festa per San Patrignano, in realtà ogni giorno è una festa in una realtà come questa nata da iniziativa coraggiosa, da una grande passione civile e da scelte di vita che han condotto a prendersi cura persone in difficoltà per accompagnarle nella ricostruzione di se stessi e di relazioni umane, coinvolgenti, favorendo il reinserimento nella società”.
Il Presidente è coinvolgente. Parla fluido, e nel suo incedere sicuro non manca di citare chi ha aperto 40 anni questa strada, Vincenzo Muccioli, chi ha terminato il percorso e chi si è impegnato con dedizione e discrezione alla causa come Gianmarco Moratti.
“Qui si respira solidarietà, e questo è un patrimonio del nostro popolo, nel Dna degli italiani vi è la solidarietà”. È un passaggio decisivo del discorso. “La nostra cultura, la nostra storia, la bellezza del nostro Paese – incalza il Capo dello Stato – non sarebbero così grandi né così apprezzati nel mondo senza questo dato, questo valore della solidarietà”.
“A volte di fronte alle difficoltà della vita, della convivenza, anche di fronte a mutamenti profondi e tumultuosi del nostro tempo si rischia di pensare che chiudersi in se stessi e scivolare nella solitudine possa essere un rifugio. È un pensiero debole e triste”. Mattarella incalza. “Le preoccupazioni vanno comprese, nessuno ha il diritto di ignorarle, ma non ci si può arrendere alla paura”.
“Il tessuto solidale di un Paese e al suo interno di ciascuna comunità è il bene comune prezioso e questo va sempre considerato a partire da chi ha responsabilità pubbliche”.
Il presidente rilancia: “la vita di comunità, quando mette al centro la dignità della persone, unica e irripetibile e il diritto di ognuno a diventare artefice del proprio futuro, è capace di sconfiggere l’egoismo, l’indifferenza, la paura, la solitudine”.
Cita il Talmud, il corpus di sapienza, usi, leggi e consuetudini ebraiche: «Chi salva una vita, salva il mondo intero». E applica il paragone: “San Patrignano in 40 anni ha salvato molte vite ie tante ne continua a salvare”.
A volte basta un gesto, e il Presidente va a braccio per riprendere le esperienze dei due giovani: “per Melita è stato l’abbraccio di quel ragazzo, a farle comprendere cosa c’è di positivo nella vita. Leonardo ci ricorda l’importanza dei sogni per costruire un futuro vero”.
L’affondo finale del Capo dello Stato è contro la droga ed ogni dipendenza, senza sconti. “La dipendenza è un nemico insidioso, la droga produce morte e oppressione. Occorre rivolgersi con efficacia ai giovanissimi: è possibile costruire rapporti e amicizie e coltivare sogni”.

Paolo Guiducci