Home Editoriale L’OMBRA DELL’ASTENSIONE

L’OMBRA DELL’ASTENSIONE

Balzo dell’astensionismo, che aumenta di 9 punti rispetto al 2018; affermazione eclatante di Fratelli d’Italia che consente alla coalizione di centro-destra di conquistare la maggioranza dei seggi e quindi di puntare al governo; conferma dell’estrema volatilità dei consensi elettorali tra una tornata e l’altra.

Questi gli elementi principali che emergono dal voto del 25 settembre. Il partito guidato da Giorgia Meloni ottiene il 26,4% rispetto all’8,79% della Lega e all’8,11% di Forza Italia, con Noi Moderati allo 0,91%. Un esito che riconfigura profondamente gli equilibri della coalizione, tanto che non pochi commentatori osservano che bisognerebbe parlare di destra-centro e non di centro-destra.

Il totale della coalizione è pari al 43,81%, ma in virtù dell’effetto maggioritario del sistema elettorale (nei collegi uninominali questa aggregazione fa quasi il pieno) FdI e i suoi alleati ottengono la maggioranza assoluta dei seggi sia alla Camera sia al Senato.

Nella coalizione di centro-sinistra il Pd ha ricevuto il 19,09%, l’alleanza Verdi-Sinistra il 3,63%, +Europa il 2,83%, Impegno civico (Di Maio) lo 0,60%, per un totale di 26,16%. Il Movimento 5 Stelle ha ottenuto il 15,39% e Azione-Italia viva il 7,78%. Il confronto con le precedenti elezioni politiche mostra in modo vistoso la rapidità e la profondità dei cambiamenti nelle scelte dell’elettorato. Nel 2018 FdI aveva il 4,3% dei suffragi, la Lega il 17,4 (e nelle Europee del 2019 era arrivata al 34,3%), Forza Italia il 14%, il M5S il 32,7%. Azione non esisteva. Stabile il Pd che aveva il 18,7.

Ma su tutto c’è l’ombra dell’astensionismo più alto di sempre. È andato alle urne il 63,91% degli aventi diritto. In altre parole più di un elettore su tre non ha votato.

Se si calcolassero le percentuali sull’intero corpo elettorale, FdI sarebbe intorno al 14% e il Pd al 10%. La coalizione vincente, che pure ha il diritto di governare perché siamo in una democrazia rappresentativa, ha ricevuto i consensi di meno di un quarto dei potenziali elettori. E di questo non si può non tenere conto. C’è da lavorare molto per ricostruire le condizioni della partecipazione. Come recita l’articolo 3 della Costituzione, “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Resta da capire chi concretamente metterà mano a questa impresa decisiva per il Paese.

Stefano De Martis