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Lo spazio liturgico

Può considerarsi un dono per l’Anno della Fede il pregevole volume dal titolo Architettura, arte e teologia. Il simbolismo della luce nello spazio liturgico (a cura dell’arch. Johnny Farabegoli e del prof. Natalino Valentini), pubblicato di recente dall’editore Pazzini di Verucchio, che raccoglie in tre sezioni tematiche i contributi di autorevoli studiosi presentati al convegno svoltosi un paio di anni fa a Rimini (presso la sede dell’ISSR “Marvelli”). Argomento dell’assise culturale fu il binomio architettura-teologia, sulla cifra della luce quale denominatore comune, catalizzatore dei vari elementi simbolici dello spazio e della liturgia in sé e, quindi, dello “spazio liturgico”.
Il volume, presentato dal vescovo di Rimini Francesco Lambiasi e dedicato alla memoria di Luciano Chicchi, offre a tutti la possibilità di accedere a tanta “lectio” sapienziale, rendono ragione, idea e realtà di che cosa significhi educare alla fede attraverso l’arte, esplorando i nuovi linguaggi dell’evangelizzazione nel dialogo con la cultura. Già a partire dagli intensi saggi introduttivi dei curatori viene rimarcata la peculiarità della nozione di “luce” nel Cristianesimo, nella cui Rivelazione biblica la sua simbolica costituisce il paradigma di riferimento. La luce appartiene al Cristianesimo perché essa, innanzitutto, appartiene a Dio, che «abita una luce inaccessibile» (1Tm 6,16), e a Cristo, epifania della Luce del Padre ed Egli stesso «Luce del mondo» (Gv 8,12).
Fede e arte sono quindi naturalmente coniugate nell’architettura, dove protagonista è lo spazio, la cui prima “epifania” è data dalla luce, che ne svela l’immensità, ovvero l’incommensurabilità, così come per analogia è della verità nell’intelletto, dell’amore nel cuore, della fede nell’anima. Il linguaggio della luce è chiamato ad accompagnare lo svelarsi del Mistero e la Chiesa nella sua Tradizione viva è sempre stata sensibile a questo fondamento teofanico dell’ars aedificandi, come a quello ontologico riconducibile a Cristo Risorto, Tempio e Agnello.
L’approfondimento di questi nessi sono affidati ad alcuni tra i maggiori studiosi del rapporto tra architettura, teologia e liturgia, a partire dai fondamenti, ovvero dalle basi bibliche, patristiche, teologiche, storico-cultuali e liturgico-architettoniche dell’argomento in esame. Il biblista don Carlo Rusconi offre un’analisi rigorosa su Il simbolismo della Luce nella Sacra Scrittura (con particolare attenzione agli scritti giovannei); padre Guido Bendinelli (patrologo e Preside della Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna) propone un’esemplare e accurata sintesi su La luce della divina presenza nella tradizione patristica; il padre benedettino Michael John Zielinski (vicepresidente della Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa) tratta invece della Simbolica dell’edificio di culto nella cristianità; il teologo don Severino Dianich, esplora in prospettiva contemporanea il rapporto Spazio e luce per la Chiesa e per la città, evidenziando la dialettica che intercorre tra un edificio e la relazione con le realtà circostanti. Infine l’architetto Giuliano Gresleri, (docente di Storia dell’Architettura, Università di Bologna), chiude la prima sezione con un contributo su Architettura della luce e spazio della Chiesa, riallacciando il confronto con il I Congresso internazionale di Architettura Sacra inaugurato a Bologna nel settembre 1955 dal Card. Giacomo Lercaro.
La seconda sezione di studi presenta le prospettive teologiche di due eminenti teologi cattolici del Novecento: uno sull’estetica della luce in Hans Urs Von Balthasar del prof. Marco Tibaldi (Issr di Bologna); l’altro sul significato epifanico della liturgia in Romano Guardini della prof.ssa Loretta Iannascoli (Università di Chieti). Infine, la terza parte del volume presenta cinque contributi singolari per genere e contenuto, coerentemente all’indicazione tematica di Esperienze a confronto, del prof. Auro Panzetta, degli architetti Angelo Molfetta e Maurizio Bellucci su Antoni Gaudí e il cantiere della Gloria della Sagrada Familia in Barcellona; poi dei giovani studiosi di arte sacra, docenti presso l’ISSR “A. Marvelli”, Alessandro Giovanardi (Lo spazio della luce nella pittura riminese del Trecento) e Giovanni Gardini (L’Esperienza della luce nei mosaici ravennati). L’opera si completa con un racconto numinoso di Massimiliano Casavecchia (Direttore della Scuola Superiore di Studi sulla Città e il Territorio dell’Università di Bologna) che, esponendo le tappe archeologiche del ritrovamento del sepolcro originale del Vescovo Ecclesio nella Basilica di San Vitale a Ravenna, segue una sua esperienza che fu un “pellegrinaggio alla ricerca della luce” atta a guidare “il nostro cammino per uscire dalle tenebre”.
Esattamente a cinquant’anni dalla Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium sulla divina liturgia (4 dicembre 1963), questa preziosa raccolta rammenta la priorità che la Chiesa sollecitava per l’arte sacra nella ricerca di “una nobile bellezza” e come “nella costruzione degli edifici sacri” ci si dovesse preoccupare “diligentemente” a che fossero “idonei a consentire lo svolgimento delle azioni liturgiche e la partecipazione attiva dei fedeli”(SC n. 124), senza ovviamente a quella venir meno. Spegnerne la luce già significherebbe privare di tutto il simbolismo lo spazio liturgico.

Luciana Maria Mirri