Settantamila euro. A tanto ammontava il “regalo di Natale” dei riminesi nel 2017, un “dono” partito dalla Riviera e indirizzato in Siria, Iraq, Uganda e in Italia. Un aiuto per sostenere i progetti Avsi (l’Associazione Volontari per il Servizio Internazionale nata a Cesena nel 1972) grazie ai quali oltre 20.000 tra adulti e bambini sono stati curati, accuditi, educati e formati.
La necessità, il bisogno e la possibilità di farsi prossimo non si interrompe, e dunque anche Natale 2018 diventa occasione per una nuova campagna, la “campagna tende” dal titolo “Sotto lo stesso cielo. Osiamo la solidarietà attraverso i confini”. A Rimini ha già mosso i primi passi, e venerdì 14 dicembre presenterà al Teatro degli Atti l’impegno di “Lavorare per il bene degli uomini”.
A coordinare le attività e le iniziative delle “Tende di Natale” c’è una “vecchia conoscenza” di Avsi. Leo Capobianco, riminese di 60 anni, consacrato laico Memories Domini, per oltre 23 stagioni è stato “missionario” in Kenia.
Leo, raccontaci la tua Africa.
“La ragione della mia missione nel Continente Nero sta tutta in una richiesta del cardinale di Nairobi Maurice Michael Otunga, morto del 2003 e di cui è in corso la causa di beatificazione. Il cardinale aveva chiesto la presenza di Avsi per avviare alcuni progetti.
Prima del mio arrivo (nel 2012), a Nairobi era sorta una piccola scuola professionale per falegnami ed elettricisti, merito della congregazione locale degli Apostoli di Gesù. «Fate un’opera del genere per la Diocesi» fu la proposta del cardinal Otunga. Per dare una possibilità di vivere una vita dignitosa a tanti ragazzi”.
Di cosa ti sei occupato?
“Inizialmente si trattava di realizzare una scuola che permettesse ai giovani di imparare un mestiere: meccanici, elettricisti e falegnami. Col tempo è cresciuta, e si è allargata a sartoria e segretaria d’azienda. Una volta completato il progetto, e pronti a consegnarlo alla Diocesi, il cardinale allargò le braccia: «Non abbiamo né le risorse né le capacità per farlo proseguire, fatelo voi». All’epoca c’erano 63 studenti suddivisi in tre corsi. Dovemmo ingegnarci per tenere in piedi la struttura, allestendo progetti su progetti”.
La «profezia» del cardinale però si è avverata.
“La San Kizito Vocational Training Institute è cresciuta, i corsi sono aumentati, ampliando l’offerta con idraulico, elettronica, segretario informatico, fino ad arrivare agli 11 corsi esistenti oggi. Alla parte formativa si è affiancata quella produttiva, in particolare la falegnameria. Grazie ad un volontario, è nata un’azienda che affianca la scuola e realizza mobili in arte povera con notevole apprezzamento del mercato, a Nairobi.
La scuola oggi ha 26 anni, e conta oltre 500 studenti. L’azienda produce mobili. E l’incontro tra impresa e scuola è sempre più stringente, con diverse aziende che investono sulla scuola stessa. Nel frattempo sono cresciute le adozioni a distanza: 6.000 bambini. E sono ancora in vita. E sono nate altre scuole: due asili, due scuole elementari, due istituti superiori. Il Piccolo Principe è la scuola materna ed elementare nella baraccopoli più grande di Nairobi, sorta su richiesta di un prete della zona. Tutto nel solco della caratteristica tipica di Avsi: educazione e persona”.
Tre anni fa sei ritornato a casa.
“Opero sempre nel settore dell’educazione presso la direzione del Sacro Cuore di Cesena, realtà che va dalla scuola materna alla media.
Per fare un bravo idraulico o un ottimo politico o un padre di famiglia bisogna incontrare qualcosa che cambia la vita e la rende capace di stare di fronte alla realtà”.
Il tuo rapporto con Avsi non è mai venuto meno.
“Per il terzo anno coordino tutte le iniziative che accompagnano le Tende di Natale. La Siria è un bisogno infinito, il Brasile un’emergenza. «Sotto lo stesso cielo. Usiamo la solidarietà attraverso i confini» è il titolo 2018/19. Siamo tutti sotto lo stesso cielo, accomunati da un unico Destino: l’uomo della Siria che fa i conti con la sua situazione non può trovarci distanti e indifferenti. Anche io posso donare del mio tempo e denaro a chi è prossimo o geograficamente più lontano, e accompagnare un altro io”.
Rimini come risponde?
“È stato aiutato un ospedale in Siria, e 11.000 siriani per le cure mediche gratuite. Vorremmo arrivare a 45.000 nel prossimo biennio.
Rimini è un fiume in piena. Sono impressionato da quanta solidarietà vive in città e sul territorio di fronte a chi è nel bisogno.
Nel 2017 sono stati raccolti 70.000 euro tra cene, concerti, spettacoli, ma anche da donazioni personali. Un amico ha donato ad Avsi le offerte raccolte in occasione del funerale della madre. Una coppia che compiva 80 anni ha donato il ricavato della festa di compleanno. Un’azienda ha devoluto l’importo solitamente utilizzato per acquistare gadget natalizi alla Campagna. Uno scalatore riminese e il figlio hanno donato il ricavato delle serate di presentazione della loro avventura sulle Ande. C’è un cuore grande che batte”.