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Le donne dello Yemen viste da Savignano

Per il suo ritorno al fumetto, si è messo sulle tracce di Aisha e di altre donne “fantasma”. Regalando un reportage ispirato ai racconti e alle foto di viaggio di Agnés Montanari, che affronta il mondo dello Yemen, per molti aspetti sconosciuto agli Occidentali, raccontando storie di donne. Donne spesso coperte da capo a piedi dal velo nero. Donne che attraversano la strada senza far rumore, come fantasmi.
Ugo Bertotti, trentino d’origine ma romagnolo d’adozione, dalla sua base di Savignano sul Rubicone, curioso per vocazione, dai territori della grafica e dell’animazione, con Il mondo di Aisha (pubblicato prima in Francia, poi in Italia per Coconino Press) ha compiuto una svolta. Più disposto verso i racconti brevi (sulle più importanti riviste anni Ottanta e Novanta), ha affrontato in questo caso una narrazione più distesa, e in bianco e nero. L’autore la presenterà venerdì 18 luglio (ore 17.30) alla Palazzina Roma nell’ambito del festival Cartoon Club.

Il tema del velo, le spose bambine, la condizione della donna nei paesi islamici. Un libro forte.
“Mi rendo conto di aver toccato temi «sociali». Non è un fumetto «ombelicale», ha esigito una verifica continua. Il mondo di Aisha non è un’opinione socio-antropologica sullo Yemen, ma una corretta narrazione di emozioni e situazioni di persone che vivono in quel paese. Per le donne incontrate era importante raccontare la propria vicenda, c’era in loro un desiderio di «uscire»”.

Qualche detrattore ha parlato di troppi cliché (la sposa bambina, gli uomini tiranni e così via) e di pregiudizi filo-occidentali che inficerebbero il suo sguardo sullo Yemen, la realtà che racconta nel libro attraverso le vicende di Sabiha, Hamedda e Aisha. Lei che risponde?
“Si rimane nel cliché se un argomento è proposto senza un minimo di complessità. Io ho cercato di semplificare argomenti complessi rappresentandoli «emotivamente». Attraverso flash, frammenti, situazioni che dicessero qualcosa. Un’operazione laboriosa, col dubbio a volte se era il caso di dire o non dire, se stavo banalizzando, se ero corretto, se il respiro dato restituiva qualcosa di quello che io provavo. Insomma se aveva senso. Mi sembra di sì”.

La realtà di Aisha è più drammatica di ogni fantasia. Donne che sembrano non esistere, fantasmi che si aggirano per le strade, la legge religiosa della Sharia.
“Quello che volevo dire nel libro, in sostanza, è che le donne in Yemen non sono fantasmi, esistono, eccome. In una intervista della videomaker Armelle Loiseau, c’è una funzionaria del Ministero degli Affari Sociali che dice: «in Yemen non sono tante le donne istruite. Quando una donna è istruita può trovare un lavoro, fa qualcosa di buono per sè, per la società, per la sua famiglia. Noi ci adoperiamo in questo senso. Le cose stanno cambiando». Dire che non sono tante le donne istruite è un eufemismo. Ma colpiva, oltre le parole, il tono dolce e accorato della funzionaria, che esprimeva pazienza, tenacia, fiducia”.

Aisha è laureata, lavora per un’azienda di software ed è fidanzata con un uomo che non è quello voluto dalla famiglia. Ma porta il niqab. Il velo integrale, proprio come Sabiha, una sposa bambina. Hamedda, 65 anni, è la ricca proprietaria di una catena di ristoranti. Non ha mai portato il velo. Come si conciliano queste posizioni nello Yemen attuale?
“Aisha è quella che sento più vicina, è una donna che sta tra il passato e un futuro non ancora ben delineato. Però può giocarsela”.

Quale aspetto l’ha più colpita dello Yemen che ha raccontato?
“La bellezza dell’architettura, a cui ha contribuito Pier Paolo Pasolini col suo filmato-documentario su Sanaa, la capitale. Quella di Sanaa è una bellezza molto sensuale, in uno strano contrasto con la condizione femminile che conosciamo”.

Perché si è trasferito nella terra del cesareo “dado è tratto”?
“In ambito fumetto, c’è più vivacità qui che a Milano”.

Paolo Guiducci