Le chiavi del futuro del Mondo

    Le grandi potenze ritengono un’emergenza il programma nucleare iraniano: ci si chiede: “Le persone – i popoli – che posto hanno in questa logica legata alla minaccia della violenza reciproca decisa, in ultimo, dai governanti?”
    Sono le parole con cui il prof. Michele Chiaruzzi ha chiuso la mail in cui accettava di partecipare al secondo appuntamento di formazione che l’Ufficio diocesano di pastorale sociale organizza per venerdì 19 febbraio alle ore 21 in Curia.
    Il Prof. Michele Chiaruzzi (vedi scheda a lato), vero globetrotter delle relazioni internazionali è appena tornato da un ciclo di lezioni tenute ad Istanbul, appartiene a quella nuova scuola delle relazioni internazionali che parte non dalle strategie dei governi, ma dai problemi dei popoli.
    In quest’ottica ci parlerà ed approfondirà questi temi.

    Gli strascichi della
    crisi economica
    globalizzata
    Da noi ha “picchiato duro” e sta “picchiando duro”, però in un orizzonte di lungo periodo, la globalizzazione ha forse creato delle nuove opportunità di sviluppo, specie in quelle aree dell’Asia e dell’Est Europa, che fino ad ora sono state un po’ ai margini, si pensi alla ex Jugoslavia ormai completamente “pacificata”; fatta salva la situazione tutta particolare del Kossovo. La Serbia e la Croazia sono pronte ad entrare nella UE.

    Lo spostamento
    dell’occhio
    del ciclone
    Quasi tutti gli esperti fino a qualche anno fa erano concordi nel dire che fin quando non si sarebbe pacificata la Palestina, con uno stato di Israele tranquillo ed un nuovo stato per i Palestinesi, il rischio terrorismo in Europa e negli USA non sarebbe mai stato debellato.
    In realtà l’intervento armato Anglo-USA-UE, prima in Somalia, poi in Iraq ed infine in Afghanistan hanno determinato un allontanamento dell’attenzione dalla Palestina, e di fatto hanno spostato l’attenzione sull’Asia Centrale e sul Corno d’Africa dove è ormai chiaro che si sono concentrate le presenze del network del terrore che banalmente chiamiamo Al-qaida.

    Basta Bertolaso
    “capo della protezione
    civile mondiale” ?
    La cooperazione allo sviluppo italiana sta segnando il passo in quanto non sembra sufficiente, per un paese come l’Italia, qualche invio di aiuti, anche massicci, in occasione di terremoti, inondazioni e sciagure naturali. Servono investimenti mirati per dare ai popoli del Sud del mondo gli strumenti per crescere.
    È chiaro che il grosso investimento per mantenere 3 eserciti in zona di guerra (circa 2000 militari in Kossovo, 2000 in Libano e 3000 in Afghanistan) drena risorse dalle casse dello stato, specie in un momento come questo. Ma siamo sicuri che la cooperazione fatta da Bertolaso e dagli eserciti, pur riconoscendone gli evidenti meriti, sia produttiva di nuovo sviluppo dei popoli ?

    La Cina, l’India
    e il Brasile
    Sono tre stati in forte espansione, visti fino a poco tempo fa come terra di missione per il loro sottosviluppo, ora invece si affacciano sui mercati, specie quelli africani, con un nuovo piglio. Specie la Cina sta “comprando” risorse da tutti i paesi sottosviluppati, le cancellerie europee e nordamericane definiscono queste operazioni come dei veri furti a quei popoli, salvo dimenticare che fino a qualche tempo fa il sacco lo riempivano europei ed americani.

    Il ruolo della
    Chiesa Cattolica
    In questo contesto la Chiesa continua a fare quello che sa fare meglio: stare dalla parte degli ultimi … Ma è sufficiente ? Lo chiederemo ad un missionario che parteciperà alla serata assieme ad uno straniero ormai integrato, testimone di una integrazione possibile, perché già realizzata e che va portata come modello.