Una folla di bambini, ragazzi e insegnanti lo ha acclamato, come quando entrava in campo introdotto dalla voce dello speaker: Leonardo Bo-nu-cci!
Il rettangolo verde questa volta si è trasformato nel cortile della scuola Maestre Pie di Rimini: è qui che questa mattina l’ex capitano della Juventus, giocatore della Nazionale Italiana (121 partite in maglia azzurra, quarto di sempre per presenze) e vincitore dell’Europeo 2020 è entrato in campo per incontrare gli studenti.
Introdotto da suor Mirella Ricci, da Manuel Mussoni, coordinatore della Paritaria Maestre Pie di Rimini (primaria e secondaria di primo grado), e dall’imitatore Carlo Frisi, il difensore non si è sottratto né al bagno di folla né alle domande che il giovane pubblico gli ha riservato.
Suor Mirella: “Il nostro ospite non è solo un calciatore bravo e famoso. – ha detto suor Mirella – È un uomo che ha fatto una scelta e ha lavorato per quella”. “È un esempio di sacrificio e determinazione, negli alti e nei bassi – metafora della vita – che ciascuno deve affrontare. – ha rilanciato il sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad – Con oltre 100 presenze con la maglia della Nazionale, Bonucci è un patrimonio di tutta Italia. Certo che indossando una maglia poi ha contribuito spesso a far piangere la mia squadra del cuore…” ha scherzato il primo cittadino, facendo riferimento alla sua “fede” calcistica per la Roma.
Dopo le imitazioni di Allegri, Conte e Spalletti da parte di Frisi, l’ex capitano juventino Bonucci ha risposto alle domande dei ragazzi. “Vedere tanti giovani e tanti sorrisi è emozionante come entrare in campo per una partita”. L’attraccante più forte che hai dovuto marcare? “Zapata, fisicamente debordante, e Drogba, uno dei migliori talenti in assoluto”.
Qual è stata la partita che ricordi con più gioia? “Dopo la finale dell’Europeo 2020, la finale persa contro il Barcellona. Perché una sconfitta? Era la prima finale per me, ho fatto il massimo per aiutare la squadra, è stata una risposta importante per me stesso”.
Durante la malattia di tuo figlio hai dovuto saltare diverse partite. Cosa hai pensato in quei momenti? “Nulla. Ero accanto ad uno dei tre amori della mia vita”.
Chi era il tuo idolo da ragazzo? “Del Piero, avevo il suo poster in camera. Poi, diventato difensore, Nesta”.
Perché hai scelto quella esultanza dopo i gol? Il classico gesto dello “sciacquatevi la bocca”, marchio di fabbrica del giocatore. “Esultavo in quel modo come gesto di riconoscimento per i miei amici, un gruppo di 5, 6 persone. «Se parli della mia squadra, sciacquati la bocca» dicevamo da ragazzi tifosi di squadre differenti. È nata una scommessa: se facevo 5 gol ed esultavo in quella maniera, loro – tutti capelloni -si sarebbero tagliati i capelli. Sono arrivato a 4 ma i bambini mi salutavano con il gesto dello “sciacquatevi la bocca” per strada e ho continuato”.
Da bandiera della Juve, sei passato al Milan. “È stata un’annata importante per me come uomo. Sono andato in una grande squadra e ho avuto la possibilità di migliorare il mio carattere, di crescere”. L’ultima domanda: in questo momento così difficile, segnato da fatica, violenze, anche efferate di giovani, e guerre, quale messaggio lanceresti? “Aiutiamo chi ci sta accanto. Abbiamo le forze per poterlo fare”.
La festa è continuata nel teatro della scuola dove gli studenti delle scuole medie Maestre Pie hanno proseguito l’incontro con Leonardo Bonucci.