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L’ARTE COME SIMBOLO DI UNA COMUNITÀ

Le opere d’arte hanno varie interpretazioni in base al periodo storico a cui appartengono e possono caratterizzare un simbolo per una società o per un singolo, generando così un’influenza che rimane persistente nel corso della storia o di cui non viene ricordata l’importanza. È in Italia che si svolge una delle più ricche e conosciute evoluzioni nell’ambito dell’arte. Numerose sono le opere artistiche di grande influenza.

Prenderemo in esame un’opera di uno degli artisti italiani più importanti di tutti i tempi, che maggiormente ha segnato il mondo dell’arte e ha lasciato un segno indelebile all’interno della società moderna e a lui contemporanea. Michelangelo Buonarroti (Caprese 1475-Roma 1564), artista che opera nel pieno Rinascimento, dove domina il desiderio di cambiamento, di rinascita e la grande volontà degli artisti di farsi sentire. Giorgio Vasari (Arezzo 1511-Firenze 1574) è stato un pittore, un architetto e il primo e più importante storico dell’arte. Definisce Michelangelo “divino” esaltando e elogiando le sue opere che hanno raggiunto l’apice invalicabile della perfezione. Il David, realizzato da Michelangelo tra il 1501 e il 1504 a Firenze nel cantiere di Santa Maria del Fiore, commissionato dall’Opera del Duomo è oggi conservato nella Galleria dell’Accademia e viene considerato uno dei maggiori capolavori del Buonarroti. Le dimensioni sono colossali, misura infatti più di 5 metri. Quest’opera testimonia ancora una volta l’incredibile bravura e capacità di Michelangelo: è raffigurato il David, eroe biblico e futuro re di Israele. Il momento è antecedente alla vittoria del guerriero sul gigante Golia, a evidenziarlo è la fronte corrugata, simbolo del pensiero che precede l’atto.
Dal Vasari: “Con tanta misura e bellezza e con tanta bontà né mai più si è veduto un posamento sì dolce, né grazia che tal cosa pareggi”. È una figura estremamente sublime, rappresentante l’apice della perfezione. “Questa opera ha tolto il grido a tutte le statue moderne ed antiche, o greche, o latine”.

L’impatto dell’arte sulla società

Per capire al meglio la storia di uno dei maggiori capolavori artistici, è necessario guardare la situazione politica che coinvolgeva la capitale Toscana nel quindicesimo secolo. La Firenze del tempo era stata per decenni sotto l’autorità della potente famiglia de’ Medici che teneva la città nelle sue mani. In linea con gli ideali rinascimentali che vedono la volontà dell’uomo di esprimere la propria libertà e individualità, nei fiorentini si era instaurato un desiderio di cambiamento, di autonomia.
Nell’anno 1494 il duca Piero de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, venne cacciato dalla città, è qui che si stabilisce la repubblica e la necessità di trovare un simbolo in grado di rappresentare i cittadini e la loro ottenuta indipendenza.

Il David, proveniente da un marmo ritenuto impossibile da scolpire per le sue imperfezioni, incanta gli osservatori per l’estrema bellezza e perfezione. Si crea un’analogia tra l’eroe biblico che sconfigge il gigante Golia e i fiorentini che “sconfiggono” l’autorità medicea. “Egli aveva difeso il suo popolo, e governatolo con giustizia, così chi governava quella città devesse animosamente difenderla e giustamente governarla” (Vasari, Le Vite). Il gioiello Michelangiolesco era inizialmente pensato per uno dei contrafforti della cattedrale di Santa Maria del Fiore a 80 metri di altezza. “Dispute vi furono per condurla in piazza de’ Signori”. Fu così che il 18 maggio 1504 a mezzogiorno, il David di Michelangelo venne definitivamente collocato in piazza Signoria simbolo della città. È a questi eventi che il David deve la sua fama che l’hanno reso un simbolo universale che rappresenta la libertà degli individui.
Ai giorni nostri gli ideali non sono cambiati. Un simbolo come il David che ha lo scopo di instaurare forza e coraggio, più volte ripreso nel corso della storia, rappresenta ancora oggi un’attualità che si caratterizza per una costante volontà di affermarsi e definire la libertà degli individui che, purtroppo, non sempre viene rispettata.

A Rimini

Vi sono ulteriori esempi di opere d’arte che hanno lasciato un segno nella storia. Proprio nella nostra città, ancora prima del David, nel Tempio Malatestiano nel 1451 è stato realizzato l’affresco dal pittore Piero della Francesca (Borgo Sansepolcro 1412-Borgo Sansepolcro 1492).
L’opera, estremamente aulica, trasmette serietà. Raffigura il signore Sigismondo Pandolfo Malatesta (Brescia 1417-Rimini 1468) inginocchiato davanti alla solenne immagine, rappresentante sia il santo protettore San Sigismondo sia l’imperatore del Sacro Romano Impero, Sigismondo di Lussemburgo. Il duca promette fedeltà ad entrambe le figure.
Un ulteriore elemento cade all’occhio. A destra vi è un tondo con dentro raffigurato il castello Malatestiano di Rimini, di conseguenza Pandolfo giura lealtà verso la sua città. Questi voti sono evidenziati anche dai due cani alla destra, uno bianco e uno nero a simboleggiare la buona e la cattiva sorte.
Per il signore era un’opera emotivamente importante, gli dava “forza” e “coraggio”. L’affresco, oggi visibile a tutti, doveva essere collocato all’interno della cella delle Reliquie, chiusa al pubblico, avente però una finestra che la collega con la cella della tomba di Sigismondo. Il signore voleva poterla vedere quando voleva e tenerla vicino anche dopo la morte.
Sigismondo Pandolfo Malatesta è stato signore di Rimini dal 1432 al 1468, migliorando la città sia dal punto di vista militare sia culturale, favorendone lo sviluppo. Anche dopo la scomunica nel 1461 da parte di Papa Pio II resterà fedele a Rimini, dove verrà infine sepolto nel Tempio Malatestiano in una tomba spoglia che non faceva onore al suo nome.

Daria Natarova Mauri