Home Attualita La verità sui propri figli? Si chiede all’investigatore

La verità sui propri figli? Si chiede all’investigatore

Sono finiti i tempi in cui bastava l’occhio del vicino, o il classico interrogatorio a tavola, o perché no, un sonoro ceffone, a rivelare ai genitori le malefatte dei figli. Le chiassose famiglie così ben dipinte da «Amarcord», quelle che con le buone o con le cattive, alla fine costringevano i figli a vuotare il sacco, sono sul viale del tramonto.

Investigatori da minori. I genitori di oggi da soli proprio non ce la fanno, e il lavoro sporco lo lasciano ai professionisti del settore: gli investigatori privati. Strano ma vero, le indagini su minori si eseguono ormai da anni, e a Rimini sono persino in aumento. Almeno una quindicina quelle commissionate ogni anno all’agenzia «Abax», mentre per «Euro Detective» il controllo degli adolescenti copre il 20% delle attività. E se alla «Cosmopol Secret Service» il numero dei casi è salito del 30% negli ultimi sei mesi, l’agenzia «NSI», che opera anche a Milano, segnala un boom di richieste in Riviera durante il periodo estivo.

I sintomi… allarmanti. Il ragazzo mostra segni di nervosismo e irascibilità? Esce di casa in orari particolari? Chiede troppi soldi o al contrario dispone di maggiore liquidità rispetto al solito? È al manifestarsi di questi sintomi che i genitori decidono di contattare un detective. Anche perché nemmeno le marachelle sono più quelle di una volta, e si sospettano guai seri. Al primo posto l’assunzione o lo spaccio di sostanze stupefacenti, seguito dall’abuso di alcol e dall’utilizzo di slot machine. Più in generale, si temono le cosiddette «cattive compagnie».
Se i sospetti restassero tali… il problema è che i genitori di solito ci azzeccano. “L’80% delle volte il genitore non sbaglia”, racconta Giuseppe Gravè, della Cosmopol, mentre per Giovanni Basanisi di NSI “i dubbi sono confermati nel 100% dei casi”.

Durata e costi delle indagini. I pedinati di solito hanno tra i 14 e i 17 anni (il controllo dei maggiorenni è vietato dalla legge sulla Privacy), si muovono in branco e agiscono soprattutto nel week end. Per questo la durata media delle indagini varia da una a tre settimane, e a volte pochi giorni sono sufficienti a cogliere i ragazzi in flagrante. Sui costi, variabili a seconda delle richieste, le agenzie riminesi non vogliono sbilanciarsi, ma Alessandro Giuliani di «Abax» ammette di chiedere circa 45 euro all’ora, per un totale che di solito si aggira sui 500 euro. Finché l’indagine è breve, la cifra resta dunque abbordabile.
“Ma mi è anche capitato di seguire un ragazzo per due anni, ogni venerdì e sabato, su precisa richiesta del padre. In quel caso, la famiglia ha speso una fortuna”.
In fondo, l’investigazione su minori, non è poi un gioco da ragazzi.
“È forse il caso più difficile dal punto di vista operativo, i giovani sono imprevedibili. Li vedi partire in dieci sui loro motorini, e poi ti accorgi che uno di loro si ferma o cambia strada”.

Le tecniche. In generale le tecniche sono comuni a tutti gli investigatori: si comincia con il classico pedinamento per poi documentare i movimenti dei ragazzi con fotografie o registrazioni video. E se l’agenzia dispone di operatori molto giovani, ne approfitta per mandarli come infiltrati all’interno del gruppo. La «Cosmopol» si affida anche al GPS e ad apposite telecamere con cui riprendere i minori da lontano, i detective di «Abax» ultimamente sfruttano la via telematica: particolarmente utile il social network Ask.fm, in cui gli utenti interagiscono postando domande sulla bacheca degli altri iscritti.
“I profili sono pubblici, ma si può scrivere anche in forma anonima. E i ragazzi si raccontano a chiunque molto liberamente”.
Le prove raccolte passano, infine, nelle mani dei genitori, ai quali spettano anche le mosse successive. E finché si tratta di piccole bravate di gioventù, mamma e papà si accontentano di sapere. Ma cosa fare se la realtà va ben oltre il sospetto iniziale?
“Abbiamo anche verificato casi di spaccio, e alcuni ragazzi si sono rivelati dei delinquentelli affermati”, racconta Giuliani. A Giovanni Basanisi di NSI, è addirittura capitato di documentare dei furti. È soprattutto in situazioni come queste che le agenzie mettono a disposizione dei clienti il parere di legali, educatori e psicologi. E nei casi più gravi, con il loro consenso, si rimettono alle forze dell’ordine.
“Di fronte ad attività di spaccio, potremmo avvisare le autorità anche senza il permesso dei genitori – conclude Giuliani – ovviamente si evita di fare il nome del cliente, ma se si tratta di reati è nostro dovere segnalarli”.

Isabella Ciotti