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La spiaggia, che storia!

Abbandonando ogni distacco e riserbo comincio con il dire che questo libro è bellissimo. Non solo le foto, che arrivano dall’Archivio fotografico della Biblioteca Gambalunga di Rimini, dal Centro Culturale Polivalente di Cattolica e dalla Biblioteca Comunale di Riccione, ma anche le ricostruzioni dei “tipi” fisici, umani che hanno calpestato la “Antropologia balneare riminese” perché di studio antropologico si tratta. Ogni capitolo è accompagnato da dicotomie, concetti, categorie sociali, attitudini che, di fianco l’una all’altra, danno la cifra del cambiamento sociale. Nel volume si parte con il racconto del mare “pericoloso”, il “mare del prima” lo chiama l’autore, un mare che fa paura e che viene trattato anche dai primi bagnanti (il primo stabilimento riminese porta la data del 1843) con poca confidenza, forse per colpa degli incidenti degli anni precedenti e che avevano ucciso interi equipaggi di pescatori. La dicotomia dell’acqua/terra lascia spazio a quella del naturale/sociale per spiegare il modo con il quale lo spazio della spiaggia viene conquistato e “colonizzato” per trasformarsi da non luogo a luogo sociale, di condivisione, addomesticato e nel quale esporsi. A proposito di esposizione, molto interessante il capitolo dedicato ai corpi: qui le dicotomie chiamate in causa sono particolarmente interessanti. Si parla di sano/sofferente, asciutto/bagnato, vestito/nudo, sono queste la summa del cambiamento e dell’appopriazione del corpo che si cura, si esibisce, si coccola, si mostra. A tal proposito Alessandro Sisti scrive: «Al centro della rivoluzione balneare c’è il corpo. Corpi di donne, uomini e bambini che saranno protagonisti di una sovversione di significati, comportamenti, regole e immagini sociali. Il corpo inteso come contenitore sano del sé, sotto il profilo fisico-psicologico, e il corpo inteso come espressione diretta del sé, soggetto e oggetto dello sguardo».Otto i capitoli, spunti interessanti, che vanno oltre alle “solite” riflessioni intorno a questo luogo meraviglioso che è la spiaggia.

Angela De Rubeis