Home Vita della chiesa La “spazzatura” che genera vita

La “spazzatura” che genera vita

Prendi un mappamondo, chiudi gli occhi e ci punti un dito a caso. C’è da scommetterci che anche lì, magari nel più sperduto angolo del Pianeta, è arrivato qualche soldino del Campo Lavoro.
India, Bangladesh, Nuova Guinea, Romania, Mozambico, Zambia, Tanzania, America Latina. In tre decenni di vita la grande raccolta pro-missioni ha distribuito aiuti nei cinque continenti, trasformando rifiuti e vecchi rottami destinati alla spazzatura in case, scuole, ospedali per i “dannati della terra”. Solo l’anno scorso, svuotando cantine e soffitte il Campo ha raccolto qualcosa come 242 tonnellate di metalli, 120 tonnellate di indumenti usati, 95 di carta e 22 tonnellate di vetro. Rivendendoli sul mercato del recupero e aggiungendo gli introiti dei mercatini dell’usato e della lotteria, il Campo 2009 si è chiuso con un bilancio di quasi 110 mila euro. Soldi utilizzati per completare la mensa dei poveri nella missione delle suore riminesi di Sant’Onofrio in Romania, aprire un consultorio medico in Venezuela, sostenere i progetti di avviamento al lavoro della missione diocesana in Albania, aiutare Marilena Pesaresi e l’ospedale di Mutoko in Zimbabwe.
Tempo permettendo, il piccolo-grande miracolo si compirà ancora una volta quest’anno, con la trentesima edizione del Campo in programma sabato 17 e domenica 18 su tutto il territorio della Diocesi. D’altra parte, quella del Campo Lavoro è un’organizzazione collaudata, una vera e propria macchina da guerra capace di mobilitare centinaia, forse migliaia di volontari. Gruppi parrocchiali, boy scout, gente di chiesa ma anche persone che la chiesa la frequentano poco o per niente, ma che non si tirano indietro quando è ora di dare una mano a qualcuno. Sono loro che girano strada per strada coi loro camion pagandosi anche la benzina, non fanno una piega se c’è da portare giù una lavatrice dal terzo piano di un palazzo senza ascensore, smontano rottami fino all’ultimo bullone per separare i materiali e ricavarci il massimo utile possibile, si trasformano per due giorni in ambulanti nei mercatini dell’usato, si improvvisano banditori se c’è da mettere all’asta qualcosa di particolarmente prezioso. Una partecipazione di popolo che, poco alla volta, ha fatto del Campo lavoro un evento che travalica lo stretto ambito ecclesiastico e coinvolge i Comuni, la Provincia, Hera, il coordinamento della Protezione civile, il mondo della scuola, più una miriade di aziende che collaborano in vario modo. “Si tratta di una dimensione ecumenica straordinaria” ci dice don Aldo Fonti, nuovo responsabile dell’Ufficio missionario diocesano, “perché riesce ad offrire a tutti, al di là delle appartenenze, l’opportunità di fare del bene”.