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La Romagna ha incontrato papa Francesco

L’incontro, il saluto, la parola e lo sguardo che è poco più di un attimo, ma che riempie il cuore. Una piazza San Pietro gremita in ogni dove mercoledì 22 ottobre ha accolto i 3.800 fedeli che dalle sette diocesi hanno partecipato al pellegrinaggio “La Romagna incontra papa Francesco” nel tradizionale appuntamento dell’udienza del mercoledì. In una piazza multicolore, l’emozione per l’attesa di papa Francesco si mescola ai saluti di chi c’è accanto, all’incontro con i “vicini” delle diocesi confinanti, alla lettura in un allegro movimento di gente, di pensieri e riflessioni da condividere. E lì, nel loro settore in piazza, i 500 festosi pellegrini di Rimini, efficamente organizzati dall’agenzia Ariminum.
Un entusiasmo affettuoso ha accolto papa Francesco che non si è risparmiato nel giro sulla papamobile attorno alla piazza. Un silenzio carico di attesa ha accompagnato le parole del pontefice, seguite al tradizionale “Cari fratelli e sorelle, buongiorno”: “Quando si vuole evidenziare come gli elementi che compongono una realtà siano strettamente uniti e formino una cosa sola, si usa spesso l’immagine del corpo. È, questa, un’espressione applicata alla Chiesa ed è stata riconosciuta come il suo tratto distintivo più profondo e bello. E così ci chiediamo: in che senso la Chiesa forma un corpo? E perché viene definita corpo di Cristo?”. L’invito ’compito a casa’ è quello di leggere la Bibbia al capitolo 37 del profeta Ezechiele, dove viene descritta “una visione un po’ particolare, ma capace di infondere fiducia e speranza nei cuori. Dio mostra al profeta una distesa di ossa, distaccate e inaridite. Uno scenario desolante… Dio gli chiede di invocare su di loro lo Spirito. A quel punto, le ossa si muovono, si avvicinano e si uniscono fino a formare un corpo completo e pieno di vita. Ecco, questa è la Chiesa! È un capolavoro che ci pone l’uno accanto all’altro, l’uno a servizio e a sostegno dell’altro, facendo cosìdi tutti noi un corpo solo, edificato nella comunione e nell’amore”. E la precisazione: “La Chiesa non è solamente un corpo edificato nello Spirito. La Chiesa è il corpo di Cristo. Lo siamo davvero! È il grande dono che riceviamo il giorno del nostro Battesimo. Ne scaturisce una profonda comunione d’amore”.
Che bello se ci ricordassimo più spesso di quello che siamo, di che cosa ha fatto di noi il Signore Gesù – ha proseguito papa Francesco -. Siamo il suo corpo, quel corpo che niente e nessuno può strappare da lui e che egli ricopre di tutta la sua passione e di tutto il suo cuore, proprio come uno sposo con la sua sposa. Questo pensiero deve far sorgere in noi il desiderio di corrispondere al Signore Gesù e di condividere il suo amore tra noi, come membra vive del suo stesso corpo. Al tempo di Paolo, la comunità di Corinto viveva, come spesso anche noi, l’esperienza delle divisioni, invidie, incomprensioni ed emarginazione”. E il monito: “Queste cose non vanno bene, invece che edificare e far crescere la Chiesa come corpo di Cristo, la smembrano”. Papa Francesco ha portato la riflessione alla vita di dei nostri giorni: “Pensiamo alle nostre comunità cristiane, alle nostre parrocchie; pensiamo nei quartieri quante divisioni, invidie, come si sparla, quanta incomprensione ed emarginazione. Questo porta a uno smembramento fra noi. È l’inizio della guerra. La guerra non inizia nel campo di battaglia: le guerre iniziano nel cuore con incomprensioni, divisioni, invidie, con la lotta con gli altri”.
E un cuore geloso è un cuore acido, è un cuore che non è mai felice, è un cuore che smembra la comunità”. Come comportarsi quindi? Quale atteggiamento per vivere relazioni edificanti in una Chiesa in cammino? Papa Francesco ha proseguito nella riflessione: “Nelle nostre comunità siamo invitati ad apprezzare le qualità di chi ci è accanto, farsi vicini e partecipare alla sofferenza degli ultimi e dei più bisognosi, esprimere la propria gratitudine a tutti. Il cuore che sa dire grazie è un cuore buono, nobile, contento”.

Sabrina Lucchi