Sette parole chiave. Sette parole di speranza dalle quale ripartire. Comunità scolastica, alleanza scuola/famiglia/territorio, bisogni delle famiglie/bisogni dei bambini, comunicazione, formazione e cura. Parole messe nero su bianco in una lettere firmata dai gestori della scuole paritarie cattoliche (FISM) di Rimini. “Il cambiamento determinato dal Coronavirus – scrivono – ha reso più vulnerabili anche i nostri servizi e scuole dell’infanzia, allo stesso tempo però questo momento così difficile e complesso è vissuto da tutti noi come un’occasione di rilancio”. Consapevoli che il “rischio zero” in una realtà a contatto con i più piccoli non è possibile, le scuole paritarie cattoliche di Rimini richiamano il valore dell‘alleanza scuola, famiglia e territorio. Così come fondamentale sarà garantire ai bimbi, con tutte le cautele del caso, il diritto alla socialità, allo sporcarsi, al contatto e alla relazione. E poi l’appello perché il prezioso servizio svolto sul territorio possa continuare ad esistere: “per continuare ad esserci, chiediamo di essere messi nelle condizioni di poterci essere, anche mediante i contributi che dalle istituzioni potranno pervenire, affinché la costruzione del futuro sia sostenibile da un punto di vista economico oltre che progettabile a livello psicopedagogico”. Un appello accorato per continuare ad esserci. Ma c’è qualcuno all’ascolto?
Peccato che all’enorme passione (e professionalità) messa in campo dalle scuole paritarie cattoliche riminesi non corrisponda l’altrettanta considerazione degli enti. “Le scuole paritarie sono invisibili al governo nazionale e regionale”, è la “denuncia” delle scuole paritarie Maestre Pie e Sant’Onofrio di Rimini. I due istituti condividendo la linea delle presidenze nazionali Usmi e Cism, che qualche giorno fa hanno sollecitato uno sciopero nazionale e una sospensione della Didattica a distanza per le giornate del 19 e 20 maggio.
Durante queste settimane le scuole paritarie hanno affrontato con responsabilità l’emergenza, ma chiedono però oggi un reale sostegno per poter continuare a essere risorsa per ragazzi e famiglie. Lo fanno con una protesta “gentile” ma decisa. “Le istituzioni non possono dimenticare le scuole paritarie” è l’allarme rilanciato dalle Maestre Pie dell’Addolorata e dalle Suore Francescane, presenti con la loro offerta formativa anche a Rimini. Le Maestre Pie dell’Addolorata vantano 2.100 studenti nella sola provincia di Rimini, 700 in quella di Bologna, e 100 a Roma; le suore di Sant’Onofrio contano circa 600 alunni in Regione.
“Le scuole paritarie sono invisibili al governo nazionale e regionale. Non c’è rilancio se non è per tutti!” è lo slogan che anima le giornate delle scuole paritarie il 19 e 20 maggio. I due istituti riminesi non faranno sciopero “ma ci devono ascoltare!”. Disappunto e rammarico: sono i sentimenti scaturiti dalla assenza di attenzione da parte delle Istituzioni verso le scuole paritarie e le famiglie che le scelgono per educare i loro figli. Lo tsunami che si è abbattuto sull’Italia, e che ha toccato fortemente anche il sistema scolastico, non ha risparmiato le scuole paritarie, che sono parte a pieno titolo di tale sistema. “Fin da subito ci si è rimboccati le maniche e gli insegnanti hanno attivato percorsi a distanza con una creatività e dedizione incredibile; gli Istituti hanno cercato nei limiti delle possibilità di andare incontro alle famiglie, soprattutto dei più piccoli, riducendo il contributo chiesto per sostenere l’attività didattica”. Parimenti gli istituti hanno dovuto affrontare “in solitaria” le spese per il personale, per la didattica a distanza e i costi fissi di gestione. È troppo facile e deviante ricorrere ai luoghi comuni e dire che tanto gli istituti religiosi sono ricchi e le loro scuole sono le “scuole dei ricchi”. Ora più che mai è manifesto che allo Stato e alle istituzioni le scuole paritarie non interessano, anzi, interessa che scompaiano. Lo dimostrano le scelte che il Governo si accinge a fare con il Decreto Rilancio. Rilancio sì, ma non per tutti. E se non è per tutti, non è rilancio.
“Abbiamo interpellato gli organismi nazionali e anche quelli regionali – affermano le religiose dei due istituti riminesi – ma nessuno ci ha ascoltato. Le nostre istituzioni fanno parte del tessuto di questo territorio al quale abbiamo dato tanto negli anni. Oggi a quanto pare siamo diventati invisibili. Ma non demordiamo!”. I due Istituti condividono la linea delle Presidenze Nazionali USMI (Unione Superiore Maggiori d’Italia) e CISM (Conferenza Italiana Superiori Maggiori) che qualche giorno fa hanno sollecitato uno sciopero nazionale e una sospensione della Didattica a distanza per le giornate del 19 e 20 maggio. Saranno queste le giornate in cui in Parlamento partiranno le votazioni del Decreto ‘Rilancio’ che prevede quasi 1,5 miliardi per la scuola statale (per la sicurezza degli ambienti, per i dispositivi sanitari, per contenere il rischio epidemiologico, per la strumentazione didattica) e un finanziamento del tutto inadeguato per le paritarie – solo alla scuola dell’infanzia”. Un’amara constatazione che ovviamente taglia le gambe alla lunga tradizione scolastica cattolica che da anni permea il nostro Paese.
Pur nella condivisione della manifestazione organizzata a livello nazionale, gli Istituti riminesi hanno deciso, per rispetto dei loro studenti e delle loro famiglie, di non sospendere le lezioni e continuare nel loro impegno educativo. Questo però non significa che il problema non sussista, anzi è forte e vivo più che mai e deve diventare un tema dell’agenda politica nazionale, ma anche locale. “Abbiamo deciso di sostenere il rumore costruttivo ed educativo proposto dai nostri rappresentanti nazionali – affermano le Superiore Generali dei due istituti – e se è vero che l’Italia deve ripartire dalla scuola che cresce cittadini di uno Stato democratico, allora è altrettanto vero che tutti devono aver l’opportunità di scegliere il proprio percorso scolastico senza essere per questo penalizzati. La crisi rischia di spazzare via una delle componenti fondamentali del sistema educativo italiano. È evidente che il protrarsi di questa condizione, giocoforza renderà difficilmente sostenibile il proseguo delle attività nelle nostre scuole. Le paritarie possono morire di Coronavirus. Il rischio è che a settembre i ragazzi non trovino le aule aperte. Significa quindi perdita di posti di lavoro, liste che si allungheranno per le scuole dell’infanzia e tanti costi per lo Stato per trovare posto a ragazzi dell’obbligo scolastico nelle statali”.
Ma non è solo una mera questione di numeri: la perdita di un’offerta formativa alternativa impoverisce anche la scuola statale stessa. “Sì, perché un sistema che non ammette e non favorisce il confronto con un pensiero diverso, che non accogliere la possibilità che ci sia un modo diverso di pensare all’educazione, è un sistema che si impoverisce e prima o poi implode su se stesso perdendo qualità in ogni settore. La scuola paritaria è una risorsa per tutti perché rappresenta una differenza, un’alternativa! Le Istituzioni dimostrino di tenere all’istruzione dei propri cittadini mettendoli nelle condizioni di poter scegliere. Non c’è vero rilancio, se qualcuno viene lasciato indietro!”.