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La politica? Sempre troppo in vetrina

Avete mai avuto l’impressione che la politica dei nostri giorni sia manovrata da buffoni ed esibizionisti? Senz’altro gli avvenimenti più recenti ce ne forniscono la prova direi quasi tangibile, palpabile.
La riminese Anna Tonelli, giornalista e docente di storia contemporanea all’università di Urbino, prova a darcene una spiegazione col suo nuovo saggio, edito da Bruno Mondadori, intitolato Stato spettacolo. Pubblico e privato dagli anni ’80 a oggi. Ci accompagna così lungo il corso degli ultimi trent’anni della storia politica italiana, attraverso tutti i grandi e piccoli cambiamenti del sentire comune. Perché tv e giornali ci mostrano continuamente vicende legate alla sfera privata dei nostri governanti? Perché i vizi privati sono sempre messi in risalto rispetto alle tanto acclamate virtù pubbliche?
C’è da dire che, nella società odierna, stare dietro le quinte sembra un serio problema. Pare che l’anonimato sia considerato come una condanna, come un esilio forzato agli occhi del mondo. Ne consegue che ogni strumento utile per uscire allo scoperto e farsi notare diviene ben accetto, soprattutto (forse) per i nostri politici. Il tutto, secondo la Tonelli, inizia negli anni ’80: alba del decennio che fa seguito all’epoca delle rivolte studentesche e vede l’affermarsi, nel panorama mondiale, dell’individuo con la sua centralità. Nasce l’attenzione alla cura di sé e soprattutto del proprio corpo, l’importanza della buona forma fisica; ma nascono anche quei primi programmi radio in cui il privato ha la possibilità di interagire col resto della popolazione e di dire praticamente ciò che vuole (primo caso eclatante, la trasmissione “Chiamate Roma 3131”).
Negli anni ’90, poi, assistiamo alla caduta dei regimi comunisti: l’imponente turbine giudiziario che investe la politica obbliga molti partiti a sciogliersi o a cambiare nome. Compare sulla scena ”Forza Italia”, così come vedono la luce per la prima volta anche le propagande di ottimismo, dinamismo e successo aziendale. Le famiglie acquistano una nuova importanza, soprattutto negli spot televisivi si rivela fondamentale: il nucleo famigliare diventa il “prodotto” da acquistare, ma il singolo componente assume il ruolo del “consumatore” da persuadere.
Anche le donne hanno una parte consistente in tutto questo: molto spesso, infatti, vengono utilizzate per promuovere il nuovo “culto” del benessere e della bellezza, e pertanto messe in vetrina e considerate in funzione del valore estetico. In questi ultimissimi anni sono i cosiddetti “temi etici” a farla da padrone. Argomenti come la procreazione, la sessualità e i rapporti di coppia alimentano nuovi terreni di scontro e di dibattito, laddove in precedenza si preferiva mantenere un dignitoso e onesto riserbo. Società che “si denuda”, quindi, come spiega la Tonelli. Una società dove non è importante tanto cosa si pensi, in quali termini si ragioni, ma piuttosto che tutti si sintonizzino sullo stesso canale, quasi a diventare copie esatte di uno stesso ideale o di un identico slogan politico. Perciò la gente di oggi si trova a fare i conti con una vita politica che si intreccia sempre più con la sfera intima dei suoi protagonisti, con elezioni che invece di affrontare programmi seri espongono scandali e facezie… insomma, con la spettacolarizzazione di tutto il versante politico del proprio Paese.
Ci sono soluzioni a questo? Ci sono strade diverse da percorrere per evitare questa ridicola vetrina? Può darsi. Nel frattempo Anna Tonelli ha già cominciato a metterci i grilli nelle orecchie per farci svegliare.

Jacopo Bianco