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La Palma e l’Abete: Rimini e le ragioni del dialogo

Il luogo: Teatro Novelli. I giorni: sabato 26 e domenica 27 ottobre. Il tema: Dialoghi interculturali tra Europa e Mondo Arabo: i comuni obbiettivi per il reciproco sviluppo. Con le Giornate Internazionali di studio 2013, il Centro Pio Manzù riattiva il canale mai chiuso delle relazioni con i centri della decisione e della cultura araba. Due giorni (e non più tre come in passato) a Rimini per riflettere, insieme ad ospiti internazionali, su argomenti di attualità tenendo spalancata quella finestra aperta sul mondo arabo sin dagli anni Settanta, quando si adoperò per coinvolgere questi Paesi in convention, ricerche e attività culturali, ma anche in occasioni di confronto economico finalizzate alla costruzione di accordi commerciali, finanziari e industriali. Al timone, ieri come oggi, c’è il Segretario generale, il prof. Gerardo Filiberto Dasi, 89 anni e una passione indomita.

Con la drammatica situazione siriana in atto, la relazione col mondo Arabo diventa una volta di più di stretta attualità.
“Direi proprio di sì. C’è la necessità di rafforzare il dialogo iniziato dal Pio Manzù già dal 1973. Per favorire un dialogo utile bisognerà tenere in considerazione di usare l’esperienza maturata nel tempo, quella di sapersi relazionare”.
La vicenda siriana ha però delle controindicazioni sul Pio Manzù 2013?
“La compagna del dittattore Al-Assad (nella foto con Dasi, ndr) è stata nostra ospite-relatrice nell’anno 2008 le cui Giornate s’intitolavano «Le ragioni di Penia. La coscienza della prosperità: per una nuova economia morale».
L’esigenza di creare un contatto è nata dall’intuizione, ma soprattutto dalla fiducia di poter dialogare con una persona stimata che a nostro avviso poteva essere utile per favorire il dialogo con un dittatore, come tale veniva definito”.
Prof. Dasi, questa è anche la prima edizione del Pio Manzù con Luca Cesari presidente. È una sorta di passaggio del testimone? Che effetto le fa?
“Ho fondato l’istituto che ho gestito dal 1969 e che conduco tutt’ora, nonostante i miei 89 anni. Mi ha sempre procurato gioia. Per quanto riguarda Cesari, lo reputo un grande storico dell’arte e un uomo di cultura raffinata. Ha tutti i numeri per ricoprire egregiamente la carica di presidente”.
Rimini – porta naturale sul Mediterraneo e sull’Oriente – che ruolo può recitare nel dialogo internazionale?
“Continuando a favorire il dialogo e ogni possibile apertura verso gli Stati Arabi in questione”.
Rimini e il Pio Manzù, una storia di attrazione e repulsione. A suo giudizio, il territorio ha giocato fino in fondo le sue carte nei confronti delle Giornate?
“Rimini non ha mai amato la cultura. Si è accorta di Federico Fellini, cittadino illustre della città nel mondo, perché la brava nipote Francesca Fabbri (che si sta consumando perché la città si sforzi di ricordare lo zio Federico, mentre la città si è ben guardata di farlo precedentemente) è l’unica riuscita a promuovere una labile attenzione da parte delle stessa città”.
Ci aiuti a sviluppare il titolo 2013 delle Giornate: La Palma e l’Abete.
“Sono due simboli arborei che si richiamano alle identità reciproche del Mediterraneo e dell’Europa.
Palma e abete, da referenti simbolici per soggetti di diversa eredità, tradizione, identità, possono diventare simboli di vincolo e reciprocità di prestazione, nel senso proprio che l’etimo di simbolo suggerisce. Di fatto, la palma e l’abete già da molto convivono assortiti nei giardini italiani, e non solo per effetto del movimento migratorio. E i nostri occhi hanno imparato a guardarli. Mentre i pittori italiani del Quattrocento, che raffiguravano le città di Padova e Siena come Palestina sullo sfondo della vita di Gesù, già collocavano la palma accanto al pino, all’abete, al cipresso, anticipando forse future solidarietà.
Richiamandosi alla palma e all’abete, le Giornate intendono affrontare da un lato l’interesse per la conoscenza e l’approfondimento del rapporto umano; dall’altro, le concrete analisi delle vie che possano garantire un’economia dello «sviluppo» non cieca, verso le condizioni di limitatezza in cui versano le risorse naturali e la vessazione ambientale, non ottusa verso la fratellanza, la fraternità che sola può essere datrice di nuove filosofie nella produzione e nell’investimento”.
Quali ospiti l’hanno maggiormente colpita?
“Due donne, con caratteristiche opposte. La Principessa Diana, per la sua fragilità, ma anche per indubbie qualità medianiche. Un’icona del nostro tempo. E la Regina Rania di Giordania, straordinario esempio di personalità araba capace di coniugare in modo equilibrato il rispetto della cultura islamica con quella occidentale e cristiana”.
Professor Dasi, sia sincero e ci sveli il suo sogno del cassetto.
“Far vivere il Centro Pio Manzù anche dopo la mia dipartita, anche se alla città non gliene frega assolutamente nulla”.

Paolo Guiducci