La missione dei Grisù riminesi

    Lungo i corridoi del Comando ce ne sono a decine: foto al cardiopalmo che mozzano il fiato. Tra terremoti, incidenti stradali, alluvioni, catastrofi naturali i soggetti dell’obiettivo sono sempre loro: i vigili del fuoco riminesi. In quelle fotografie ci si accorge subito del senso di questo mestiere, quasi da considerarsi una missione, qualcosa che va oltre lo stipendio mensile.

    La visita
    Dalla portineria di via Varisco al cortile interno il passo è breve. Ad accoglierci un veterano della professione, il caposquadra Giorgio Urbinati. Un uomo risoluto ma appassionato allo stesso tempo, dall’aria di chi, in 35 anni di lavoro, “ne ha viste tante”. Il vero battesimo del… fuoco come vigile impegnato sul fronte delle calamità naturali, Urbinati lo ha avuto nel terremoto del Friuli, da lì in poi si è costruito un’esperienza itinerante.
    La prima tappa è nella grande area antistante il Comando, il cuore pulsante dell’intera attività. I mezzi del 115 – oltre 50 in tutto – sono parcheggiati, sempre pronti alla chiamata. Sempre pronti all’allarme che può scattare in qualsiasi momento. “Ecco perché tutto, 24 ore su 24, 365 giorno l’anno, dev’essere pronto e funzionale”, mi spiega Urbinati. Così come fosse un rito religioso, in maniera quasi maniacale, tutta l’attrezzatura, dall’automezzo all’ultimo elemento, viene ricontrollato e visionato. Ogni giorno.
    “Bisogna sempre essere pronti per partenze immediate, anche per più di un giorno”.
    Ognuno, con turni da 12 ore, dedica una parte del suo tempo a controllare le attrezzature, differenti a seconda del tipo di specializzazione che si ha. Infatti ogni vigile è specializzato in un settore. Ce ne sono diversi: il soccorso acquatico di superficie; il nucleare-biologico-chimico-radiologico; il soccorso fluviale e quello esperto nei sismi. Tute termoriflettenti, cuscini da salto, estrattori di fumo, autoscale, bombole per l’ossigeno sono fondamentali per il reparto antincendio, mentre sull’automezzo “nucleare” non mancano strumenti per rilevare la radioattività nell’aria.
    “Oltre a questa postazione mobile ce n’è una a Saludecio e un’altra a Cattolica in grado di analizzare le sostanze tossiche nell’aria e il loro grado di radioattività”.
    Più in là, vicino al castello di manovra, quello ben evidente dalla Statale 16 e utilizzato per l’addestramento, alcune leve rimettono a posto le manichette, dette comunemente pompe dell’acqua. Devono essere lavate, pulite, riarrotolate: “sempre” sottolinea Urbinati.
    Al di là dei camion si continua l’addestramento, si ricreano situazioni e si cerca di pianificare ogni imprevisto del caso.
    “Perché quando scatta l’allarme, la regola è che debbano passare al massimo 30 secondi dal momento del suono al momento dell’uscita del mezzo, questo di giorno, mentre di notte tutto si deve svolgere entro il minuto”.
    In questi tempi serrati e che non ammettono distrazioni, ogni vigile ha un proprio armadietto inclusivo di giaccone (detto Nomex), stivali e casco. Nel ripiano superiore, la borsa pronta e chiusa per partenze a lungo termine.
    “Per l’Aquila, ad esempio, non c’è stato tempo da perdere. In quei momenti si afferra il borsone e si parte”.

    La centrale
    Ma chi decide chi deve uscire? Chi annuncia come e per cosa muoversi? Parte tutto dalla centrale operativa, il cuore pulsante del Comando provinciale di Rimini. Dalla sede centrale, in via Varisco, si decidono le sorti delle succursali dell’aeroporto di Miramare, di Cattolica e fra poco anche di Novafeltria e sempre qui arrivano le chiamate dei cittadini.
    “Da gennaio ad oggi abbiamo effettuato più di 1.730 interventi”, spiega il responsabile di turno mostrandomi la schermata del pc che archivia ogni telefonata e ogni intervento. In media si parla di 4/5mila interventi l’anno; il 2009, per la precisione, ne ha registrati 4.120 distribuiti su un totale di 174 risorse umane, suddivise a loro volte in 76 nella sede centrale, 74 in quella di Miramare e 24 in quella di Cattolica. In ogni sede il personale è organizzato in squadre, composte solitamente da cinque persone. Ovviamente in questi dati non sono stati calcolati gli operativi negli uffici, altrimenti si arriva a un numero complessivo di 186 presenze. Appena scatta l’allarme la sala operativa annuncia quale squadra e quale mezzo verranno impiegati. Il cancello di uscita si apre automaticamente e l’automezzo è già fuori.

    Marzia Caserio