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La gavetta della bomboletta

Il tanto discusso murales dell’uomo che allatta un neonato aveva un peccato originale che esulava dal contenuto stesso dell’immagine e dalla relativa gara a farla il più possibile lontano dal vaso che ne è conseguita, fino alla demenziale e criminale iniziativa di chi lo ha cancellato mandando in vacca qualsiasi speranza di parlarne in termini civili. Ci provo lo stesso, nella presunzione di porre una riflessione per il futuro delle mura cittadine. Era, a mio modesto avviso, brutto (ma non per questo da cancellare e più non lo ripeterò).

Nel senso che a livello artistico – tenendo ovviamente conto che la spray art ha dei criteri estetici tutti suoi – appariva approssimativo, incerto, acerbo, di chi ancora non ha la piena padronanza del tratto. L’immaturità,sia chiaro, è un diritto di tutti gli artisti: non si nasce imparati. Tutti i grandi cantautori hanno nel cassetto la loro prima canzone scritta in età giovanile di cui si vergogneranno per tutta la vita. Però quando si è immaturi sarebbe meglio tenere un profilo adeguato. Giocarsi il messaggio bomba quando ancora con la bomboletta si ha ancora da fare un po’ di gavetta rischia di apparire inevitabilmente pretenzioso. Fare quelli che vogliono sconvolgere i benpensanti su un muro in bella vista per di più in una strada di ampio passaggio, quando sarebbe meglio affinare ancora le proprie capacità su muri più defilati, rischia di essere controproducente. I grandi artisti sono quelli che riescono a essere pienamente padroni allo stesso tempo dei loro contenuti e della propria arte. Soprattutto, in questo caso, nella città di Eron.