Home Vita della chiesa La festa, il volto comunitario della parrocchia

La festa, il volto comunitario della parrocchia

Una manifestazione festaiola ammantata da raduno comunitario, un’opportunità pastorale o una reale fonte di approvvigionamento economico? Non scandilizzi nessuno questi interrogativi circa la natura delle feste parrocchiali, che in questo mese di settembre (con una coda sostanziosa in ottobre) affollano il programma di comunità di mare, di periferia e in collina della diocesi. Alcune si innestano su tradizioni religiose e storiche molto datate, altre sono più giovani, altre ancora si caratterizzano per la creatività e l’originalità che vi viene profusa. Tutte vivono dl gesto volontario che vi mettono i parrocchiani, di ogni ordine e grado.
La dicitura “programma religioso e programma ricreativo” campeggia in tanti calendari delle feste parrocchiali: più che sancire una divisione è la tetimonianza di un doppio binario sul quale corrono questi momenti. “È un momento fortemente identitario. – fa notare don Sanzio Monaldini, parroco di San Mauro Pascoli – La festa dell’Addolorata del 14-15 settembre, ad esempio, è il lancio delle attività su un tema forte e con momenti precisi: la messa nei rioni, ad esempio, che inizia dieci giorni prima. E poi basta orchestre-spettacolo, la festa sia di famiglia”.
“Gli elementi della festa si rincorrono, – fa notare il Vicario per la pastorale, don Tarcisio Giungi – ma è sempre una preziosa occasione per annunciare il Vangelo”.
Se anche il Vescovo di Rimini invitava (nel documento e allora cosa possiamo fare? Noi cristiani dentro la crisi economica) a non fare del moralismo ipocrita e gestire in modo appropriato “i bilanci comunitari e lo stile con cui vengono organizzati i nostri eventi”, ancora più importante è la sottolineatura di mons. Lambiasi nel fare delle feste parrocchiali non appena un luogo ricreativo ma un appuntamento in cui fare esperienza di Cristo nella comunità e con la comunità. Quanti ci riescano, delle parrocchie coinvolte, è difficile stabilirlo. Per tutti però l’orizzonte cui tendere è proprio quello indicato dal pastore della chiesa riminese. Con accenti diversi ma per suonare la stessa melodia, come accede in ogni orchestra che si rispetti.

Tommaso Cevoli