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La Carità che educa, oggi

“Educare alla vita buona del Vangelo – La carità che educa” è il tema scelto dalla Caritas italiana per approfondire, con la specifica prospettiva che le è propria, l’anno pastorale in corso all’insegna degli Orientamenti pastorali dell’episcopato italiano per il decennio 2010-2020. Sulla base di questo percorso, si sono radunati nei giorni scorsi, a Roma, alcune centinaia di membri delle équipe delle Caritas diocesane italiane per riflettere sul primo dei due seminari in programma quest’anno: “Il contesto sociale, culturale, economico e politico. Educare alla vita buona del Vangelo”. Questo, insieme al secondo dei seminari (“La povertà e le sue dinamiche. «Educare alla vita buona del Vangelo”, 16 al 18 maggio) vuole essere lo strumento per accompagnare e incoraggiare la conoscenza, l’accoglienza e l’assunzione degli Orientamenti pastorali. Lo sfondo culturale e pastorale è stato delineato dalle prime due relazioni del seminario, affidate rispettivamente a Ivo Lizzola e don Luca Bressan.

Profonda stanchezza interiore. “Ci incontriamo ed educhiamo in comunità, in società europee nelle quali si vedono i segni di una profonda stanchezza interiore. La crisi di natalità è uno dei segni più evidenti” ha detto Ivo Lizzola, preside della facoltà di scienze della formazione all’Università di Bergamo, nella prima relazione del seminario Caritas. Il relatore ha evidenziato che viviamo in un’epoca segnata da “nuove forme di diseguaglianza, profonda crisi del legame sociale, diversificati percorsi di vulnerabilità, fenomeni di marginalizzazione, incertezza, povertà”. La “stanchezza interiore” a cui ha fatto riferimento si concretizza nella “crisi di natalità” quale segno di contraddizione di una società che mentre assicura longevità e salute con la tecnoscienza, la biomedicina, l’alimentazione, “trascura e vede la dispersione della vita che c’è, non la cura e non la protegge adeguatamente in casa, sul lavoro, sulla strada, negli spazi di ritrovo”.

Tentazione anti-educativa. Un secondo grido d’allarme lanciato da Lizzola ai delegati delle Caritas diocesane riguarda la “tentazione anti-educativa”. Ha infatti affermato che “pare a volte di cogliere nella nostra convivenza, nelle istituzioni educative, nei luoghi di incontro tra le generazioni, una tentazione anti-educativa, quasi un mollare la presa di una intenzionalità pedagogica”. Per il docente molti adulti “rinunciano a fare una proposta sensata, a evocare o trasferire passione, a mostrare oggetti di apprendimento di abilità sociali”. Così facendo, però, “rubano ad adolescenti e giovani quell’alterità rappresentata da adulti portatori di storie, di valori e di intenzioni, necessari per favorire l’attraversamento d’una nuova nascita, per la quale serve pure capacità di distacco e di superamento delle consegne e dei modelli”.
Nel mondo in modo nuovo.“È in atto una decostruzione del legame sociale che fa arretrare la capacità di vivere insieme e di costruire la società. Lasciato a se stesso, questo processo logora il tessuto sociale e inibisce simboliche essenziali alla convivenza, innescando logiche di violenza e di occupazione”: lo ha detto don Luca Bressan, docente di teologia pastorale al seminario di Venegono (Va), intervenendo come secondo relatore al seminario Caritas. Don Bressan ha sottolineato che oggi occorre “discernere i segni dei tempi e leggere il cambiamento in atto alla luce del Vangelo. Operazione non facile, come indica lo scarso successo della pratica del «discernimento comunitario», dai convegni di Palermo e di Verona in poi”. Eppure – ha aggiunto – il discernimento costituisce uno strumento che la Chiesa è chiamata ad assumere per essere nel mondo in modo nuovo, attuando una “duplice operazione: di ascolto e di immaginazione, azioni alla base della fede cristiana e del suo manifestarsi nella storia”. Don Bressan ha anche sottolineato come “il rischio odierno consista nel fatto che il Vangelo non sappia più parlare alla vita e che l’esperienza cristiana veda solo il negativo della cultura attuale”.

Quale identità cristiana oggi. Proseguendo nell’analisi del contesto socio-culturale odierno, don Bressan ha poi evidenziato che l’esperienza cristiana vive un momento d’incertezza, in parallelo alla fine delle ideologie che costruivano forme di cultura condivisa. In questo modo viene a mancare lo sfondo a partire dal quale è possibile costruire il senso della propria e delle proprie azioni e convinzioni. Il relatore si è così occupato del “contesto post-ideologico” nel quale “l’identità cristiana deve affrontare sfide dalle caratteristiche totalmente nuove”. Ha quindi esortato a “un’azione di discernimento quale strada che permette alla Chiesa di affrontare con serenità e maturità la questione della forma ecclesiae, cioè la domanda consegnataci dalla rilettura della nostra storia, col Vaticano II, e dal mondo che cambia”. Infine ha invitato “a stare coi poveri, caratteristica essenziale e imprescindibile del discernimento cristiano”. (Sir)