Home Cultura L’ultima passeggiata. Un film per Zvanì

L’ultima passeggiata. Un film per Zvanì

Bologna, aprile 1912. Il poeta, già ammalato, si spegne nella sua casa all’ombra delle Due Torri, attorniato dall’affetto dei suoi allievi, colleghi, amici e familiari.
La salma da via D’Azeglio accompagnata da un lungo corteo arriva fino alla stazione ferroviaria del capoluogo emiliano, dove l’autore aveva studiato e poi insegnato. Lascia così per sempre l’amata terra d’origine per trovare riposo a Castelvecchio Pascoli, frazione di Barga, in Toscana, lontano dalla sua San Mauro. Inizia così, dalla fine, il film del Centenario di Giovanni Pascoli, un video – completamente autoprodotto – che accompagna lo spettatore in un viaggio a ritroso nel tempo attraverso alcuni degli eventi più significativi della storia di una delle più importanti voci della poesia italiana, partendo dalla morte per arrivare alle origini, divincolandosi dagli schemi del documentario classico. “Un film che funziona – afferma il sindaco Miro Gori – che sfugge alle trappole del didascalismo e propone un percorso originale, partendo dalla morte e rendendo Pascoli vivo”.
Il documentario dedicato alla commemorazione di Giovanni Pascoli a cent’anni dalla sua scomparsa, si intitola L’ultima passeggiata, come la raccolta di madrigali composti in onore dell’amico di sempre Severino Ferrari in occasione delle sue nozze. Ne sono autori il sammaurese Diego Zicchetti, regista del documentario, e la giornalista riminese Francesca Magnoni, entrambi giovani professionisti dello staff dell’emittente televisiva riminese Icaro Tv. L’anteprima del film è stata proiettata venerdì scorso nel giardino di Casa Pascoli.
Zicchetti e la Magnoni hanno affidato all’attore Paolo Summaria, conoscitore e amante della poesia pascoliana, la lettura di alcuni brani del poeta, che si alternano ad interviste ed immagini dei luoghi cari a Zvanì, in una passeggiata che vuole mantenere vivo il ricordo di un uomo dalla profonda sensibilità.
Il racconto si snoda attraverso le tappe fondamentali della vita dell’autore de “La cavallina storna”, fatta degli incontri illustri che segneranno la sua formazione, come quelli con Giosuè Carducci e Alessandro Serpieri, fatta naturalmente delle piccole amate cose: gli affetti domestici, il rumore di un ruscello, il fruscio di un passo o di un bisbiglio, ma anche del cibo e del buon vino, e poi contrassegnata dai grandi successi che lo porteranno a traghettare la letteratura ottocentesca fino al moderno decadentismo e simbolismo.
Da Bologna a San Mauro, da Barga a Matera, da Rimini a Urbino e Ravenna, L’ultima passeggiata svela così l’intimità e le passioni dell’uomo e del poeta, dal carattere spiccatamente romagnolo, ne mette a nudo il grande amore per la politica, e soprattutto l’incredibile capacità di cogliere le suggestioni che arrivano dal saper vedere e ascoltare gli aspetti più profondi delle cose, che il poeta attraverso la sua parola è in grado di dipingere come in una pennellata impressionista, raccontando così un particolare del reale che svela però l’impossibilità umana di giungere ad una concreta visione d’insieme.
Al centro dell’Ultima passeggiata c’è naturalmente il grande lutto legato alla morte violenta del padre Ruggero, che segnerà per sempre la storia familiare dei Pascoli ma soprattutto l’animo del poeta. Pascoli durante tutta la vita sentirà il bisogno di dar voce al suo dolore insanabile proprio attraverso la parola e la poesia, un canto né dispiegato né personale, ma universale, in grado di coinvolgere ogni persona come i poeti (e l’arte in generale) sanno fare.

Paolo Guiducci