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L’obiettivo: riconoscersi comunità

Dal 18 al 23 gennaio il vescovo Francesco, nella sua visita pastorale, entrerà nella terra di San Clemente, antico possedimento dei Malatesti, ultimamente resasi illustre per aver dato i natali a don Oreste Benzi.
La Visita ha in programma l’incontro con due comunità: quelle di San Clemente e di Sant’Andrea in Casale, due parrocchie rappresentate da un unico parroco, don Gianluca Agostini.
“Un compito non facile quello di dover fare il parroco di due realtà così vicine, ma anche così diverse fra loro; devo essere punto di incontro e di unità, e nello stesso tempo rispettare le diversità. La parrocchia di San Clemente è più definita, più raccolta, in quanto erede di tradizioni ormai consolidate; quella di Sant’Andrea è una realtà in continua e profonda evoluzione, dovuta all’imponente incremento demografico: da piccola frazione di San Clemente è diventata la realtà di gran lunga più popolosa, con un numero di abitanti tre volte superiore a quello del capoluogo, ma anche con le difficoltà ovvie di integrazione e di appartenenza”.

Il Comune di San Clemente comprende anche un’altra parrocchia, quella di Casarola…
“Si, ma ormai non è più parrocchia autonoma. Smembrata dopo la morte dell’ultimo parroco, una parte è passata a Morciano e alcune vie, quelle sulla collina, sono diventate parrocchia di San Clemente. Così pure Castelleale è parte integrante di San Clemente”.

Entriamo nel vivo del discorso pastorale: a volte le difficoltà sono uno stimolo in più per rinnovare l’impegno ed il metodo di lavoro.
“Certamente la situazione di Sant’Andrea esige questa novità e questo impegno. La grande maggioranza delle famiglie è di recente insediamento, trattandosi per la maggior parte di famiglie giovani. Il massiccio afflusso di nuove persone ha portato alla difficoltà di coinvolgere i nuovi abitanti nelle attività parrocchiali, in quanto ancora legati alle comunità cristiane di provenienza.
Quello che ci sembra importante in questa prima fase è il discorso aggregativo. Nelle varie iniziative rivolte alle famiglie stiamo cercando di sottolineare il come, cioè lo stile dello stare insieme, dando importanza a valori quali l’accoglienza, la gratuità, la semplicità e l’essenzialità, che a nostro parere sono elementi basilari per costruire una comunità cristiana che sia davvero la casa di e per tutti.
Le attività, soprattutto quelle aggregative e a carattere sociale, non sono portate avanti soltanto dalla comunità religiosa, ma in collaborazione con la pro loco e l’amministrazione civile, intendendo con questo valorizzare tutte le risorse umane presenti nel territorio, e fornire così un contributo positivo alla formazione di un’identità civile e religiosa della popolazione residente”.

Per quanto riguardo lo specifico compito di evangelizzazione e di educazione alla fede, su quali cardini poggia la vostra attività pastorale?
“Ne indicherei principalmente due più uno. I due sono: la cura e la partecipazione alla messa domenicale con la premessa dell’incontro settimanale di preghiera e riflessione sulla Parola di Dio della domenica. Il terzo è l’incontro e la visita delle famiglie da parte del parroco”.

Parliamone un po’ diffusamente.
“Il cuore da cui partiamo per un rinnovato annuncio della fede è certamente l’Eucaristia domenicale, preparata nella settimana da un momento di confronto, preghiera e riflessione sulla parola di Dio che ascolteremo nel giorno del Signore.
Dobbiamo capire che la Messa è il momento in cui tutti i membri della grande famiglia parrocchiale sono invitati a trovarsi insieme, a fare festa e proclamare Gesù presente in mezzo a noi.
Abbiamo bisogno di far maturare un grande interesse per la celebrazione eucaristica, per partecipare alla Messa con grande disponibilità e rispondere all’invito del Signore che ci chiama a stare insieme, come in una sola famiglia.
I segni che offriamo sono quelli propri della speranza e della comunione gioiosa nell’amore: accoglienza, perdono, vicinanza, solidarietà, dono, fraternità, che richiamano il raduno finale di tutti gli uomini salvati e liberati alla festa nel regno del Signore.
Nel preparare la messa domenicale ci curiamo in primo luogo dei lettori, perché la proclamazione della Parola sia chiara ed efficace; curiamo i canti perché siano segno di festa; abbiamo sempre i Ministri della Comunione per portare l’Eucaristia ai malati.
Ma, come accennavo prima, la Messa domenicale ha una premessa durante la settimana. Durante la settimana infatti si svolge un incontro con il sacerdote per riflette sulle letture della domenica, per essere preparati all’ascolto della parola e coglierne il significato più profondo, per poi riuscire a trasformare quella “parola ascoltata” in “parola vissuta” nella vita quotidiana e nell’esperienza viva della famiglia e della comunità, arricchendoci gli uni gli altri”.

Se a Sant’Andrea, con l’arrivo di tante nuove famiglie, la difficoltà maggiore è quella aggregativi e di conoscenza, come hai pensato di far fronte al problema?
“Io faccio affidamento soprattutto sulla visita annuale alle famiglie, che in questi anni è passata dalla tradizionale visita “mordi e fuggi” ad una attenzione più puntuale al vissuto familiare, preparando dei veri e propri momenti di incontro.
Questo è il motivo per cui, come già diverse parrocchie fanno, la visita alle famiglie con l’annuale benedizione, è effettuata famiglia per famiglia con una scansione biennale, dividendo la comunità parrocchiale in due o più zone. Tutto questo per avere più tempo da dedicare alle singole famiglie, alla loro conoscenza, all’attenzione alla loro vita reale.
Una o più zone all’anno hanno la visita del sacerdote a domicilio, per l’altra zona si organizzano momenti di incontro e preghiera per gruppi di famiglie o gruppi di vie, cercando in tal modo di visitare tutto il territorio parrocchiale”.

Famiglie nuove, famiglie giovani, bambini da educare nella fede…
“Ci siamo posti come impegno, nell’iniziazione dei ragazzi e dei fanciulli, un percorso della durata di cinque anni, per cercare di preparare i ragazzi alla vita cristiana ed alla buona condotta secondo i principi della religione Cattolica, rispettando comunque sempre la piena libertà dei partecipanti e soprattutto del volere dei genitori. Abbiamo orientato il nostro lavoro catechistico sulla lettura della sacra Bibbia, cercando di far partecipe ogni singolo ragazzo ai commenti ed alle spiegazioni che ne possono scaturire. Ci aiutiamo alcune volte anche con dei filmati molto coinvolgenti.
Stiamo inoltre programmando un lavoro che coinvolgerà genitori, parroco e catechisti per preparare ed accompagnare i ragazzi in un cammino di fede. Non è molto facile far partecipare un genitore ad un incontro o ad una catechesi, però noi ci vogliamo provare, cercando di trasmettere i valori fondamentali del Cristianesimo e del vivere comune”.

Una comunità cristiana ha bisogno di partire sempre dai principi basilari della fede, ma ha anche bisogno di gesti concreti di testimonianza.
“Siamo ai primi passi nella costituzione della Caritas parrocchiale, ma credo fermamente che questa sia una strada indispensabile per rendere credibile il vangelo che annunciamo.
Dal 2000 al 2008 è stata presente nel nostro territorio la sezione femminile della Croce Rossa, che seguiva famiglie di anziani e minori, segnalate dalla Usl, per la distribuzione di generi alimentari.
Nel dicembre del 2008, con la cessazione del servizio della CRI, la parrocchia si è fatta carico di tale servizio e nell’ottobre del 2009 ci siamo inseriti nel circuito della Caritas Diocesana per la distribuzione di beni alimentari alle famiglie bisognose.
Attualmente stiamo cercando di far nascere la Caritas Parrocchiale mettendo insieme disponibilità umane e unità di intenti; il passo successivo sarà il collegamento più stretto con la Caritas interparrocchiale di Morciano.
La maggior parte delle famiglie che si avvicinano alla Caritas sono famiglie di immigrati, quasi tutti già conosciuti, ma ultimamente sono diverse anche le famiglie italiane che chiedono aiuto.
La caritas non solo si fa carico della distruzione di beni alimentari ma anche di segnalare eventuali casi di povertà che sfuggono persino agli enti preposti.

Due parrocchie in fermento, come è necessario che sia: l’una, forse, più impegnata a salvaguardare i principi ormai consolidati della tradizione cristiana, l’altra certamente alla ricerca di un suo volto e di una sua identità di comunità cristiana.

Egidio Brigliadori