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L’equino che non ti aspetti

E’un allevamento, il suo, ma non consueto. Leonardo Moretti non accudisce cani e cavalli ma una ventina di asini nella sua tenuta di Verucchio.

Da dove nasce questa passione per l’asino?
“Ho sempre avuto la passione per i cavalli. La scoperta degli asini risale ad una ventina di anni fa: un amico mi ha chiesto se gli tenevo un’asina per quindici giorni ma lui non è più venuto a riprenderla. Quest’asina ha partorito ed è venuto alla luce un somarino. Ed è scoccata la passione. Poi assieme ad amici comuni appassionati di cavalli abbiamo cercato di reinserire l’asino romagnolo che era scomparso. Erano rimasti solo due, tre maschi, e non si sapeva nemmeno se fossero proprio romagnoli, erano comunque abbastanza atipici. Così siamo andati in giro per l’Italia a recuperarli con femmine scovate a destra e a manca, anche loro atipiche. Siamo pian piano riusciti a reinserire l’asino. Poi si è creata un’associazione di allevatori asino romagnoli ed è stato stilato un protocollo che fissa le caratteristiche della razza. Ora siamo arrivati ad avere 600, 700 animali”.

Di solito le fattorie ospitano i galli che cantano all’alba. Gli asini ragliano al mattino?
“Gli asini ragliano tantissimo. E i maschi, più delle femmine, lo fanno tantissimo quando è ora di mangiare. Sono abituati a ricevere la colazione alle 7, se ritardi dieci minuti iniziano a ragliare come ossessi. I maschi sono abitudinari: ne ho uno che a mezzanotte, mezzanotte e dieci al massimo, sveglia tutti i vicini. Per fortuna mi vogliono davvero bene, altrimenti a quest’ora avrebbero sparato sia a me sia all’animale. Quando lo sento so che è mezzanotte, estate e inverno, alla faccia dell’ora legale. Raglia all’una ma per lui è mezzanotte”.

La razza asina romagnola quali caratteristiche ha?
“Le femmine devono essere alte da 130 a 145 cm; i maschi da 135 a 150. I colori sono il sorcino, il baio e il morello: solo questi tre sono propri della razza romagnola. Non sono ammessi invece colori come il grigio. I maschi devono avere almeno 18 di stinco e 153 di torace; le femmine 17 di stinco e 145 di torace. Sono tutti buonissimi, uno più mansueto dell’altro. Devono essere dei bravi trottatori, non come i cavalli, ovviamente. L’asino romagnolo in provincia di Rimini esisteva solo di riflesso: nasceva nella provincia di Forlì e di Ravenna, dove veniva utilizzato per andare al mercato attaccandolo al calesse, era quindi necessario che trottasse. Da noi erano soprattutto utilizzati a soma: si metteva loro il basto e si caricava il materiale che veniva portato così sulla loro schiena invece che essere trainati col calesse”.

Quale rapporto si instaura con l’asino?
“Potremmo dire che, da questo punto di vista, è meglio non prendere la passione per l’asino perchè altrimenti lo si porta anche in cucina. È un animale molto empatico: sin da piccolo cerca il contatto con l’uomo, ti viene a cercare, vuole delle coccole, delle carezze. Non è facile da spiegare, bisognerebbe avere la possibilità di stare a contatto con gli animali, vederli al lavoro con disabili, con ragazzi con problemi, difficoltà. È una cosa pazzesca! I bambini già a 18 mesi cominciano a camminare tra le gambe di alcuni nostri equini e in un gioco di sguardi reciproci, non si sfiorano. Io ho gli asini e quando mi chiedono a cosa mi servono, io rispondo che prima di tutto mi servono a passare un po’ di tempo; quando mi chiedono cosa ci faccio, rispondo che li guardo prima di andare a lavorare. Semplicemente l’asino emoziona”.

Perché in questa società così moderna ha ancora senso valorizzare la figura dell’asino?
“L’asino ti fa capire il valore del tempo, non c’è mai fretta, non è mai tardi per lui. Non c’è bisogno di correre, si arriva sempre in tempo. È capace davvero di insegnare ciò, a meno che tu non sia convinto del topos «sei ignorante come un asino», che è il più sbagliato di sempre. È molto intelligente, anche più del cavallo. In una situazione di pericolo, se il cavallo viene mandato, lui va perché si fida del padrone. Al contrario l’asino non ci va, capisce che è una situazione da evitare! Non è questione di testardaggine, è solo intelligenza, infatti tante altre azioni che gli vengono ordinate le compie senza problemi. Perchè è stato riscoperto tanto anche il turismo a dorso di asino? Oppure come mai viene usato solo per portare il basto e per camminarci di fianco? Se segui il suo ritmo, per prima cosa dimentichi il computer, la tecnologia. Viene imposto un ritmo talmente diverso che la vita comincia ad assumere davvero un altro sapore”.

Marta Antonini