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L’amore fiorito tra le macerie

Imprevedibile, proprio come un terremoto. L’amore non avvisa, arriva e basta, quasi sempre nei modi più impensati. Non erano certo in cerca dell’anima gemella Francesca e Lorenzo, quando sono arrivati a L’Aquila il 29 agosto del 2009. Entrambi volontari della Protezione Civile, erano lì solo per dare una mano, e ora sono felicemente sposati. Lei, emiliana di Brescello, riccioli rossi e occhi che sorridono; lui, riminese dai tratti mediterranei. I due avevano già prestato servizio a pochi mesi dal terribile sisma del 6 aprile e altri mesi sono dovuti passare prima che si trovassero a lavorare insieme, nell’afosa cucina della tendopoli di Piazza d’Armi. Galeotti i fornelli e un migliaio di pasti al giorno da servire, Francesca Artoni e Lorenzo Bracci hanno presto capito di aver bisogno l’una dell’altro. Certo, la complicità non deve mancare quando il lavoro procede incessante dalle prime ore dell’alba fino a tarda notte. Francesca in una settimana ha perso 7 kg, e stava per mollare tutto quando il capo cucina l’ha rimproverata per essere stata troppo generosa nelle porzioni. Per fortuna Lorenzo era lì, a quel tempo da amico, a darle forza. “C’era una grande sintonia, ci capivamo senza parlare– racconta lei – e poi Lorenzo è cosi bello che non poteva passare inosservato”. “Ecco, invece la grande dote di Francesca è mettermi in imbarazzo facendo questi commenti in pubblico”. La loro, racconta Lorenzo, è una storia fatta di coincidenze. Il caso ha voluto che entrambi, tornati a casa, raccontassero alle rispettive mamme di aver conosciuto una persona “che tanto non rivedremo più”. Ma sempre il caso ha voluto che proprio una settimana dopo, Lorenzo, impiegato alla Scm, si trovasse a Modena per lavoro. Da lì è iniziato un continuo via vai tra le loro città, nell’intento di colmare i 200 km che li dividevano. E che li dividono tuttora, perché Francesca, operatore socio-sanitario all’ospedale di «Guastalla», è ancora in attesa di un trasferimento a Rimini.
Meno male che a unirli ci pensa il volontariato. Erano insieme quando a entrambi è arrivato il messaggio della Protezione Civile che li chiamava a soccorrere i terremotati dell’Emilia, e insieme hanno gestito l’emergenza neve del 2012, a Rimini. Al loro matrimonio, lo scorso 21 settembre, c’erano sia l’associazione «Valle del Marecchia» che quella di Brescello, e a fare da testimoni sono stati ancora una volta i colleghi volontari. Ma il regalo più grande della Protezione Civile resta quell’agosto del 2009, quando i due hanno soprattutto conosciuto la bellezza della resistenza. Non dimenticano le ore passate dopo il turno “al bar sull’isoletta spartitraffico”, un chiosco di fortuna ricreato in mezzo alla strada da alcuni ragazzi che avevano appena perso il loro locale. O i compleanni festeggiati insieme ai bambini, che nonostante il continuo alternarsi di volontari riuscivano ad affezionarsi a ciascuno di loro ogni volta, comprendendo che “quei personaggi vestiti di giallo e blu erano soprattutto persone su cui poter contare”. E mentre Francesca ripensa alle rose regalatele da Antonio, aquilano a cui non era rimasto altro che il proprio giardino, Lorenzo ricorda la storia di Gabriella, che a San Demetrio aveva rimpiazzato il suo bar, reso inagibile dal terremoto, con una struttura di legno appena fuori dal campo. Quando l’anno dopo Lorenzo, motociclista sfegatato, ha voluto ripercorrere in moto con Francesca le strade dell’Abruzzo, è stata proprio Gabriella a riconoscerlo e a salutarlo da lontano.“Non avevamo fatto niente di speciale per lei, ci eravamo limitati ad ascoltarla, a tenerle compagnia, ma lei non lo aveva dimenticato. Solo a raccontarlo ci viene la pelle d’oca”. A volte si cerca di dare e si finisce per ricevere. Questo hanno imparato Francesca e Lorenzo, insieme a tanto altro. Hanno capito quanto sia difficile gestire emergenze come il terremoto, e quanto sia facile, invece, venirne emotivamente coinvolti, “anche quando sai che la tua casa è al sicuro nella tua città”. O che il lavoro del volontario, che non è né un medico né uno psicologo, è soprattutto un esercizio di umanità. E a volte, per aiutare chi ha perso tutto, la cosa migliore è stargli accanto in silenzio. Non aiuta, invece, il racconto, spesso distorto, che i media fanno di queste tragedie. “Era evidente, al tempo del terremoto in Abruzzo, la differenza tra quanto detto dalla tv e quanto vissuto nella realtà – ricorda Lorenzo – il messaggio dei telegiornali era che le cose sarebbero presto migliorate, mentre all’Aquila si viaggiava a tutt’altra velocità”<+testo_band>. Quando nel 2010 la coppia è tornata nelle zone colpite dal sisma, ha ritrovato le stesse case sezionate, le stesse profonde voragini dell’anno prima. Perché la ricostruzione è un processo lento, ci sono città da riprogettare, e come sempre, a mancare sono soprattutto i soldi. Anche la Protezione Civile risente della crisi. <+cors>“Si investe meno nella formazione ed è un peccato, perché le associazioni di volontariato sono una grande risorsa”.
E Francesca e Lorenzo sono più che mai convinti a proseguire su questa strada.

Isabella Ciotti