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James Henry Longino, il paracadutato

Questa storia è ambientata nell’estate del ‘44, tra la Romagna e le Marche. I protagonisti sono un giovane aviatore americano, James Henry Longino, di 26 anni e i componenti di una famiglia di mezzadri di Maiolo, i Selva. James volava su un B24 in una missione di bombardamento su Bologna. Durante la fase di rientro alla propria base, un colpo ben assestato dell’antiaerea ha costretto lui ed il resto dell’equipaggio a lanciarsi con il paracadute. Erano le 13.40 del 5 giugno 1944

Una notizia
dopo l’altra

Lo scorso anno sono riuscito a completare una ricerca su dieci aviatori americani del 301st Bomb Group, che il 5 giugno del 1944 si erano dovuti lanciare con il paracadute nel Comune di Coriano.
Facevano parte di una formazione di aerei che erano andati a bombardare il viadotto ferroviario di Vado, nel comune di Marzabotto (Bologna). Sull’obiettivo il B17 su cui volavano era stato colpito dalle batterie dell’antiaerea. Lungo la rotta per fare rientro alla base in Puglia, viste le cattive condizioni in cui si trovava il velivolo, l’equipaggio si era dovuto paracadutare. Sei di loro erano stati catturati, gli altri quattro erano riusciti a far perdere le proprie tracce, aiutati dai civili del posto. La ricerca si è conclusa con la stampa di un libretto che riassumeva tutto quello che ero riuscito a raccogliere su questa interessante vicenda. Una di queste copie l’ho inviata all’amico Pier Luigi Nucci di Pietracuta (San Leo), al quale l’avevo promessa sin da quando avevo iniziato le ricerche. Pochi giorni dopo ho ricevuto una sua telefonata, aveva una interessantissima notizia da darmi.
Nel dare una prima sintetica occhiata al libro, inquadrato qual era l’argomento trattato, come un fulmine a ciel sereno nel suo personalissimo “data base” (cervello) si è avviata automaticamente la ricerca di dati similari a quelli che aveva appena letto. Quei dati li ha trovati immediatamente. Un suo compaesano, Gilberto Mascella, tempo addietro gli aveva narrato una storia simile a quella da me raccolta. I soggetti principali di quell’avventura erano stati alcuni suoi parenti, che come la sua famiglia durante la guerra abitavano a Maiolo. Mi informa inoltre che un avvocato di Novafeltria, Bianca Barbieri, dovrebbe essere in possesso di alcune lettere che l’aviatore americano aveva scritto dopo la guerra ai parenti di Gilberto.
Barbieri doveva essere la persona che traduceva le lettere che giungevano dall’America. Inutile dire che mi sono fatto subito prendere dall’entusiasmo e ho chiesto a Pier Luigi di mettermi in contatto con il signor Mascella, ringraziandolo per la graditissima informazione. Forse poteva nascere una nuova emozionante ricerca.

A caccia della
famiglia Selva

Dopo pochi giorni, Pier Luigi mi ha inviato l’indirizzo di posta elettronica di Mascella, al quale ho immediatamente inviato un messaggio per prendere contatto con lui. Trascorsi alcuni giorni senza ottenere risposta, ho dovuto ricontattare Nucci per farmi dare un recapito telefonico. Con quello finalmente il contatto ha avuto esito positivo. Mascella mi ha raccontato che la famiglia Selva, con la quale ha una stretta parentela, aveva tenuto nascosto un aviatore americano per alcuni mesi. Lo zio Dino Selva, che era sposato con una Mascella, aveva avuto un ruolo di primo piano nella vicenda. Lui purtroppo era deceduto, ma potevo parlare con i figli Elio e Carlo.
Dopo essermi presentato, gli ho spiegato il motivo della mia chiamata. Il sig. Carlo si è dimostrato subito molto gentile e disponibile e mi ha fatto una prima sintetica descrizione di quanto era successo durante la guerra. Lui non aveva molti ricordi diretti di quell’aviatore, perché essendo nato nell’anno 1942 era ancora molto piccolo. Di lui aveva chiaro il ricordo che lo teneva in braccio e lo faceva “volare” in aria per farlo divertire. Gli ho chiesto se ricordava come si chiamasse quel militare. “James”, è stata la sua risposta. Le altre cose che mi ha raccontato per telefono le sapeva per averle ascoltate in famiglia negli anni successivi alla guerra e perché si era tornato a parlare di lui, ancora molte volte e perché James era tornato in Italia a fare una visita ai vecchi amici.

Da Atlanta
a Maiolo

Tra le varie notizie che mi ha raccontato, una riguardava il modo in cui l’aviatore era giunto a Maiolo, secondo i suoi ricordi era giunto a bordo di un camion dalla zona di Forlì. Carlo mi ha detto che ne avrebbe parlato con suo fratello, dicendomi che mi avrebbe richiamato per mettermi al corrente sugli sviluppi. Anche lui, come me, era entusiasta di quanto stava accadendo, dopo oltre sessant’anni da quando si erano svolti quei fatti. Mi ha detto che avrebbe cercato tra la propria documentazione il materiale su James, ci dovevano essere alcune fotografie e forse delle lettere. Su questo specifico dettaglio, l’avvocato Bianca Barbieri, contattata da Nucci per avere conferma dell’esistenza delle lettere giunte dall’America, non ricordava di averle mai viste, comunque se le avessimo fatto sapere il nome dell’Americano, avrebbe cercato tra le carte di suo padre. E come un fulmine a ciel sereno, una nuova strabiliante notizia, Elio si ricordava che gli aviatori in zona erano due, uno atterrato a San Leo, l’altro in zona Secchiano. Forse era un compagno di Longino. Questo secondo aviatore a lui risultava essere tenuto nascosto a Massamanente (un piccolo gruppo di case ubicato sopra Secchiano) nella casa di un altro contadino dello loro stesso padrone, Bucci Olinto. Secondo Elio, l’aviatore doveva essere stato abbattuto il cinque o sei giugno. La storia si faceva sempre più emozionante.
Una persona che mi avrebbe potuto raccontare molte cose a riguardo era Valeria Selva, classe 1925, la zia di Elio e Carlo. Lei era quella che più di tutti in famiglia faceva la spola tra la casa e il rifugio dove era stato nascosto Longino per portargli il necessario per sfamarsi. Valeria abita a Rimini. Ho chiesto a Carlo se poteva chiedergli se era disponibile ad avere un incontro con me, volevo conoscere ogni possibile dettaglio di quel “pericoloso” periodo.
Terminata la telefonata sono “volato” a consultare il bel libro Aerei Perduti – Romagna 1942-1945, scritto da Enzo Lanconelli e dai fratelli Andrea e Fabrizio Raccagni, tre appassionati di ricerche storiche sugli aerei militari che sono caduti in Romagna durante la Seconda Guerra Mondiale. Volevo vedere se potevo trovare una traccia su Longino, anche se, secondo le informazioni di Carlo, l’aviatore era atterrato a San Leo, e quindi anche l’aereo doveva essere precipitato nelle Marche, e quindi difficilmente avrei potuto trovare un riscontro. Con un po’ di fortuna si sarebbe potuto trovare un riscontro … e c’era eccome. In quel libro, gli aerei censiti sono stati suddivisi per Comune, ove erano avvenuti gli incidenti, e per data. Mirando alla data indicata ed alla probabile zona che mi era stata citata, Forlì, ho trovato subito dei riscontri positivi.
Continua

Daniele Celli