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Inflazione, a Rimini qualche spiraglio?

IL CARRELLO DELLA SPESA

Gli ultimi dati ISTAT mostrano un rallentamento dell’inflazione in provincia di Rimini nei primi mesi del 2023. Rimangono alti, però, i prezzi dei beni di consumo

Bene, ma non benissimo. È la situazione dell’inflazione, che soprattutto nell’ultimo anno è stata, purtroppo, al centro della scena, legata a doppio filo con la crisi generata dal conflitto in Ucraina e dai rincari dell’energia e delle materie prime.

Con un risultato evidente: l’aumento della pressione sulle tasche di cittadini e famiglie, con conseguenze concrete sulla loro qualità della vita. C’è, però, spazio per un po’ di ottimismo. Almeno per quanto riguarda il territorio riminese.

Di recente, infatti, l’Istat ha pubblicato i dati dell’inflazione aggiornati al mese di marzo, in base ai quali l’Unione Nazionale Consumatori ha stilato la classifica completa di tutte le città più care d’Italia, in termini proprio di aumento del costo della vita. Una particolare classifica che vede Rimini con un buon piazzamento, risultando al 45esimo posto. Come detto, però: bene ma non benissimo. Perché il rincaro medio annuo per una famiglia riminese rimane su cifre allarmanti: 1.667 euro.

L’inflazione a Rimini

Guardando, invece, al primo trimestre del 2023, un po’ di ottimismo rimane possibile. I dati registrati nella provincia di Rimini nel corso dei primi tre mesi del 2023, infatti, mostrano un calo complessivo dell’inflazione. Dall’analisi Istat emerge che questo è dovuto principalmente alla decelerazione dei prezzi dei beni energetici, della componente regolamentata e non, sebbene essi rimangano caratterizzati da una variazione consistente, per quanto nettamente inferiore all’anno passato. I restanti capitoli di spesa sono invece tutti in aumento. Continua, così, il rientro dell’inflazione, scesa oggi a +7,6%. Compaiono inoltre i primi segni di esaurimento della fase di accelerazione che aveva finora caratterizzato i prezzi di diversi settori del paniere. L’inflazione di fondo si è stabilizzata a +6,3%, mentre i prezzi del “carrello della spesa” scendono a +12,6%. Il territorio di Rimini registra variazioni positive, ma inferiori rispetto alla media nazionale. La variazione media dell’indice dei prezzi al consumo Istat, nel confronto con il trimestre gennaio-marzo 2022, è +8,5% nella provincia riminese, inferiore sia a quella regionale (+8,7%) sia a quella nazionale (+8,9%). Il trend mensile è decrescente, constatando un progressivo calare dei prezzi: +9,7% a gennaio, +8,8% a febbraio e +6,9% a marzo.

“Bene anche il confronto con le altre province emiliano-romagnole: nella classifica decrescente, Rimini si colloca al sesto posto per ciò che riguarda la variazione media tendenziale gennaio-marzo (dopo Ravenna, Modena, Forlì-Cesena, Bologna e Ferrara). Settima posizione, invece, riguardo alla variazione annua nel mese di marzo (dopo Ravenna, Modena, Bologna, Forlì Cesena, Ferrara e Piacenza). “ L’inflazione in calo è sicuramente una buona notizia, che dà respiro ad aziende e famiglie”,  è il commento di Carlo Battistini (nella foto), presidente della Camera di Commercio della Romagna.

Tuttavia occorre considerare che questa è dovuta principalmente alla riduzione dei prezzi dei beni energetici, che si traducono, in buona sostanza, in quella delle tariffe di luce e gas. Rimangono relativamente alti, quindi, i prezzi dei beni di consumo, facenti parte del cosiddetto ‘carrello della spesa’, e soprattutto quelli di cui le persone hanno maggiormente bisogno, ovvero i prodotti alimentari. In questo scenario, inoltre, si assiste a una lieve accelerata dei prezzi dei servizi, dovuta principalmente alla crescita di quelli per l’abitazione e turistici”.

Le divisioni di spesa

Quali sono, dunque, nello specifico i beni e servizi più interessati dalle variazioni?

Sulla base delle divisioni di spesa, sottolinea la Camera di Commercio della Romagna il maggior incremento medio tendenziale dei prezzi (periodo gennaiomarzo 2023) riguarda il gruppo ‘abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili’ (+24,8%), all’interno del quale spicca in modo evidente la voce ‘elettricità, gas e altri combustibili’ (+40,7%); questa, che rappresenta la principale componente del forte incremento dei prezzi nell’anno precedente, con l’aumento ‘storico’ nel mese di ottobre (+145,9%), risulta essere in decisa diminuzione, arrivando a segnare un +16,0% nel mese di marzo.

A seguire, in termini di variazione media gennaio-marzo 2023-2022, troviamo le seguenti divisioni di spesa: ‘prodotti alimentari e bevande analcoliche’ (+12,8%), ‘mobili e articoli per la casa’ (+8,0%), ‘ricettività e ristorazione’ (+6,4%), ‘bevande alcoliche e tabacchi’ (+4,6%), ‘trasporti’ (+4,5%), ‘abbigliamento e calzature’ (+4,2%), ‘istruzione’ (+3,6%), ‘ricreazione, spettacoli e cultura’ (+3,4%), ‘servizi sanitari e spese per la salute’ (+1,6%) e ‘comunicazioni’ (+0,3%)”.

Viola Pellegrino/Simone Santini