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In piazza per la famiglia che educa

Quello dei genitori all’educazione dei figli è un diritto assoluto sancito dalla Costituzione italiana (articolo 30), eppure minato alla radice dalla colonizzazione dell’ideologia Gender. Quell’insieme di teorie fatte proprie dall’attivismo gay e dal femminismo radicale secondo cui il sesso sarebbe solo una costruzione sociale. L’identità sessuata, cioè il dato di realtà, viene sostituito dall’identità di genere, che si può variare a piacere, secondo l’arbitrio personale. Una propaganda che sta avanzando surrettiziamente e in maniera sempre più preoccupante nelle scuole, di pari passo all’idea – anche giuridica – che esistano più forme o modelli di famiglia. “Per promuovere il diritto del bambino a crescere con mamma e papà, vogliamo difendere la famiglia naturale dall’assalto a cui è costantemente sottoposta da questo Parlamento, vogliamo difendere i nostri figli”. La “dichiarazione d’intenti” porta la firma del comitato «Difendiamo i nostri figli», che ha deciso di scendere in piazza San Giovanni, a Roma, a difesa dell’istituto del matrimonio, della famiglia composta da un uomo e da una donna e del diritto di ogni bambino ad avere una figura materna e una paterna.
Una grande manifestazione, indetta il 20 giugno dalle ore 15.30, popolare, apartitica e aconfessionale, per dare un segnale forte alla politica e trasformare la maggioranza silenziosa della gente in cittadinanza attiva.
Persone di buona volontà, cattolici e laici, credenti e non credenti, non indifferenti all’avanzata di progetti di legge come il ddl Cirinnà e il ddl Fedeli che dell’ideologia gender sono il coronamento e prevedono fino a 200 milioni di euro di finanziamento.
Il Comitato nasce dalla spontanea organizzazione di persone che di fronte all’ideologia Gender si son dette: “cosa possiamo fare?”. Da qui l’idea di una manifestazione per informare e comunicare che il comune sentire delle persone è quello del ruolo insostituibile dei genitori.
A Roma, dunque, schierati a difesa della famiglia e dei soggetti più deboli, a partire dai bambini. Ma non è una manifestazione “contro” qualcuno, “soprattutto non contro le persone ad inclinazione omosessuale – spiega il neurochirurgo Massimo Gandolfini, portavoce del comitato e vicepresidente dell’Associazione “Scienza & Vita” – C’è invece un valore propositivo. Vogliamo dire: «guardate come sono belli i bambini nella loro innocenza e come è bella la famiglia vista come culla in cui papà e mamma non sono solo l’origine della vita ma gli accudienti, che permettono ai bambini di crescere in armonia con la propria identità sessuale»”.
Non “contro” qualcuno, ma “a favore di”. Di un figlio, una figlia, una famiglia, una società. A Roma sono attese 300.000 persone ma il 20 giugno non sarà «un nuovo family day». “Quella manifestazione – assicura Gandolfini – fu bella e importante, ma figlia di un altro periodo storico e di un altro ruolo della CEI”.

Al comitato promotore della manifestazione aderiscono personalità e associazioni diverse tra cui Simone Pillon (Forum associazioni familiari), la giornalista Costanza Miriano, il portavoce della “Manif Pour Tous” Italia Jacopo Coghe, l’on. Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento italiano per la vita. Anche Rimini si mobilita per partecipare alla manifestazione del 20 giugno, attrezzando anche pullman (per aderire contattare Roberto, lembas54@gmail.com, 340.5165274).
Due i punti da mettere a fuoco, secondo “Difendiamo i nostri figli”. Il primo.
“Ribadire il diritto assoluto dei genitori all’educazione dei figli, secondo l’Articolo 30 della Costituzione. E quindi non è ammissibile che nelle scuole entrino «percorsi» o «progetti di educazione all’affettività e alla sessualità» che non abbiano avuto il consenso dei genitori. Non vogliamo accettare che dietro la maschera dei corsi contro il bullismo e la discriminazione – su cui siamo d’accordo! Noi siamo con l’articolo 3 della Costituzione che sancisce il no a qualsiasi discriminazione – vengano veicolate nozioni di tipo filosofico-antropologico e quindi educativo secondo l’ideologia Gender”, che papa Francesco ha definito “un errore della mente umana”.
Secondo: la famiglia è definita dall’Articolo 29 della Costituzione: società naturale fondata sul matrimonio. Non esistono più forme o modelli di famiglia. “Per cui – prosegue Gandolfini – ci opponiamo ai matrimoni gay, all’idea che un bambino possa essere cresciuto da due papà o due mamme, all’adozione da parte di coppie gay. Questo anzitutto per la tutela e la difesa del supremo interesse del bambino: i bambini devono essere educati secondo i valori naturali storici e non devono essere manipolate né le loro coscienze né il loro sviluppo psicoaffettivo da ideologie che di scientifico non hanno proprio nulla”.
Già sono partite le accuse di “omofobia” o “integralismo”… “Sono etichette che usa chi non ha idee razionali e argomenti scientifici. – rilancia Gandolfini – Siamo pronti a qualsiasi tipo di contraddittorio. La gente resta raccapricciata quando legge le linee guida Lgbt del Miur, il tutto veicolato dalla lotta al bullismo e alla discriminazione. Ma è un pretesto per introdurre in maniera surrettizia l’ideologia del gender”.
La discussione del disegno di legge Cirinnà è in corso, fa notare la parlamentare Udc, Paola Binetti:“È urgentissimo dare un segnale, il 20 giugno la manifestazione deve andare al cuore del problema. Attraverso l’ideologia del gender – afferma – si vuole sottrarre ai genitori l’educazione dei figli. Abbiamo dormito per troppo tempo”.

Paolo Guiducci